Coordinamento
dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP) sull’arresto del presidente
dell’Associazione dei Palestinesi in Italia Mohammed Hannoun. La solidarietà
non è reato: fiducia nella Magistratura, ma allarme per la criminalizzazione
del dissenso e della tutela dei diritti. Il
Coordinamento dei Giuristi e Avvocati per la Palestina esprime stupore e
sconcerto per la grancassa mediatica alimentata, in queste ore, da alcune
testate dell’area della destra politica e culturale in merito alla notizia di
cronaca dell’indagine che ha portato questa mattina all’arresto del presidente
dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, Mohammed Hannoun, accusato di aver
gestito una rete di finanziamenti diretti ad Hamas. I toni allusivi,
strumentalmente e farisaicamente scandalistici e spesso deformanti, utilizzati
dagli articolisti sembrano perseguire l’obiettivo di trasformare ogni forma di
denuncia del Genocidio e delle gravissime violazioni del diritto internazionale
perpetrate da Israele in Palestina, nonché ogni manifestazione di solidarietà
attiva verso il popolo palestinese, in un sospetto “fiancheggiamento” di
presunte attività terroristiche. Riaffermiamo con chiarezza la massima fiducia
nell’operato della Magistratura italiana e il pieno rispetto delle sue prerogative
costituzionali. Proprio per questo auspichiamo che ogni accertamento venga
condotto con rigore, serenità e garanzie piene, senza cedere a pressioni
esterne, né lasciarsi condizionare da campagne mediatiche che, al di là dei
singoli casi, mirano a disegnare un quadro “politico” utile a intimidire e
delegittimare il dissenso. Non è affatto chiaro, allo stato, il motivo per cui
i fondi di cui disponevano gli arrestati siano stati ritenuti destinati a
finalità diverse da quelle umanitarie. Il ricorso a fonti israeliane per
dichiarare l’appartenenza ad Hamas di determinate organizzazioni umanitarie non
può essere ritenuto decisivo per la scarsa attendibilità di tali fonti, in
quanto provenienti da Stato uso alla manipolazione politica della giustizia
oltre che sotto accusa per genocidio e altri gravi crimini internazionali.
Peraltro va considerata anche la natura complessa delle organizzazioni
politiche palestinesi, sorrette da un certo consenso sociale e legittimate dalle
norme di diritto internazionale alla resistenza contro l’occupante. È doveroso
ricordare che la solidarietà, la libertà di manifestazione del pensiero, la
libertà di associazione e l’impegno civile a tutela dei diritti fondamentali
sono pilastri dell’ordinamento costituzionale. Allo stesso modo, l’azione di
informazione, denuncia e tutela legale relativa a gravi violazioni del diritto
internazionale umanitario - incluse le condotte genocidarie che la Corte
Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale stanno valutando e
investigando - non può essere compressa o delegittimata con insinuazioni,
etichette infamanti o generalizzazioni che finiscono per colpire
indiscriminatamente attivisti, volontari, operatori umanitari, giuristi e
cittadini. In un
contesto segnato da una tragedia umanitaria di proporzioni immani, quella
dell’Olocausto del popolo palestinese, la pretesa di presentare la solidarietà
come “sospetta” e la difesa dei diritti come “pericolosa” costituisce un
rovesciamento grave dei principi democratici: si tenta di spostare l’attenzione
dalla protezione delle vittime e dall’accertamento delle responsabilità verso
un terreno di delegittimazione del movimento di solidarietà e delle sue forme
pubbliche e trasparenti di impegno. Come Giuristi
e Avvocati per la Palestina continueremo, con ancora maggiore determinazione,
nell’opera di tutela e assistenza legale volontaria a favore di chiunque
subisca provvedimenti repressivi ingiusti o sproporzionati, lesivi dei principi
del diritto costituzionale e del diritto internazionale. Continueremo a farlo
apertamente, in modo trasparente e nel pieno rispetto della legalità, nella
convinzione che i principi di solidarietà, eguaglianza e giustizia non siano
negoziabili e debbano prevalere su ogni tentativo di intimidazione o
criminalizzazione del dissenso, così come continueremo a denunciare e chiedere
l’avvio di indagini penali per l’accertamento delle responsabilità e la
punizione di autori e complici del genocidio tuttora in atto. Invitiamo,
pertanto, tutte le istituzioni, l’avvocatura, il mondo accademico, la società
civile e gli organi di informazione a respingere la logica delle insinuazioni e
a difendere lo spazio democratico di chi chiede verità, responsabilità e
protezione dei diritti umani per il popolo palestinese, senza ambiguità e senza
doppi standard. Coordinamento
dei Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP)