IL LIBRO SALVATO
di Angelo Gaccione
Rendiamo qui pubblicamente onore a quanti hanno contribuito a
salvare dal macero l’antologia poetica Milano in versi. Una città e i suoi
poeti.
Salvare un libro dal macero è un’azione nobile. Un libro non è
solo un insieme di fogli sui quali sono state incise con l’inchiostro delle
parole. Parlo di libri che sono costati fatica e vi è stato profuso qualche
pensiero decente, non di quella inutile paccottiglia che ci invade come una
cloaca e, come dice perentoria la mia amica scrittrice Lodovica San Guedoro che vive in Germania, “non
dovrebbero nemmeno essere stampati”. Io sono più indulgente di lei, in fondo,
se non veicola idee aberranti, razziste, guerrafondaie, un libro di squalità
non fa gravi danni. Anche se so che la loro quantità e il loro peso,
finiscono per soffocare quelli meritevoli, utili; così come un’erba infestante
toglie spazio ed ossigeno a piante sane.
Uno di questi libri condannati al macero lo abbiamo salvato di recente; si trattava di 300 copie (o poco più) rimaste in magazzino dopo la morte del titolare della Casa Editrice. Bisognava liberare il deposito e la sua sorte era segnata. Ci siamo proposti di portarle via noi le copie di quel libro, per farlo circolare. Ho suggerito di proporlo al costo simbolico di 1 euro (si trattava di una antologia poetica di ben 190 pagine, e in cui comparivano testi poetici dei maggiori autori del Novecento, non solo italiani. Fra essi, accanto a Montale a Sereni a Fortini a Tessa a Zavattini, l’ungherese Endre Ady e l’americano Herman Melville.
Mi sarei
incaricato io stesso di fare la prova, prima di lanciare un appello più ampio a
una serie di contatti. Mi intrigava l’idea di verificare le reazioni delle
persone, vedere come avrebbero accolto la proposta. Scelsi gli sfarzosi ed
eleganti negozi della Galleria Vittorio Emanuele qui a Milano, per un primo
assaggio: in fondo i poeti del libro celebravano questa città e i suoi luoghi.
Non ci crederete, ma è stato un fiasco. Come, direte voi, per un solo euro
hanno detto di no? Hanno detto di no, e non mi sono affatto sorpreso. Lo sapevo
di già. La poesia è un prodotto inutile, ma non nocivo, lo ha detto Montale. E
un prodotto inutile, là dove non si fanno che utili, non vale nemmeno 1 euro.
Sì, sono d’accordo, è giusto che non vi abbia cittadinanza.


