Storia, finzione e responsabilità autoriale. Innanzitutto una precisazione necessaria per i lettori.
L’obiettivo
di questo testo non è “accusare”, ma analizzare criticamente le relazioni
testuali, metodologiche ed etiche tra opere storiche, documentarie e un’opera
di finzione di grande successo editoriale, alla luce delle buone pratiche della
ricerca e della scrittura. Sull’uso delle fonti storiche nel romanzo Il
treno dei bambini di Viola Ardone.Il
presente contributo analizza il rapporto tra fonti storiche, opere di ricerca
precedenti e il romanzo Iltreno dei bambini (Einaudi, 2019) di
Viola Ardone. Attraverso una comparazione testuale puntuale, si esaminano
analogie narrative, strutturali e tematiche tra il romanzo e alcuni lavori
storici e documentari pubblicati negli anni precedenti, in particolare Itreni della felicità di Giovanni Rinaldi (2009), il documentario Pasta
nera di Alessandro Piva (2011) e Gliocchi più azzurri. Una
storia di popolo a cura di Simona Cappiello (2011; ed. ampliata 2018).L’articolo non intende formulare giudizi
giuridici, ma interrogare criticamente le modalità di trasformazione della
ricerca storica in narrazione letteraria, il tema della riconoscibilità delle
fonti e la responsabilità etica dell’autore in rapporto al lavoro di studio,
testimonianza e memoria collettiva.
Letteratura, storia e
memoria Negli ultimi anni la narrativa
europea ha mostrato un crescente interesse per opere di finzione radicate in
eventi storici reali, spesso legati a traumi collettivi del Novecento. Questo
fenomeno solleva interrogativi non solo estetici, ma anche metodologici ed
etici: quale rapporto si instaura tra ricerca storica e finzione narrativa? Quali
sono le responsabilità dell’autore nel rendere riconoscibile il lavoro di chi
ha precedentemente raccolto fonti, testimonianze e documenti? Il caso de
Il treno dei bambini si colloca pienamente all’interno di questo
dibattito.
Il contesto storico: i
“treni dei bambini” L’invio di migliaia di bambini
del Mezzogiorno presso famiglie del Centro-Nord nel secondo dopoguerra è un
evento storicamente documentato, promosso in larga parte dal Partito Comunista
Italiano, dall’UDI e da reti sindacali e popolari. Tale vicenda è stata
oggetto di ricerche sistematiche e pluriennali da parte di storici,
documentaristi e ricercatori indipendenti, tra cui i sopracitati Giovanni
Rinaldi, Alessandro Piva, Simona Cappiello. Questi lavori condividono un
approccio fondato su: interviste dirette ai protagonisti ancora viventi,
ricostruzioni archivistiche, attenzione alla dimensione sociale e politica
dell’evento.
Il romanzo Il treno
dei bambini: dichiarazioni d’intento Il romanzo di Viola Ardone viene
presentato come opera di finzione “ispirata a fatti storici”. Tuttavia, nella
prima edizione (2019) manca una nota finale sulle fonti utilizzate, pratica
consueta in opere narrative fortemente ancorate a eventi reali. Solo nella nona
edizione (gennaio 2020), a seguito di sollecitazioni pubbliche e legali,
compare una breve e generica “Principale bibliografia di riferimento”, non
presente nelle edizioni estere né in alcune edizioni speciali, né nelle
edizioni a seguire.
Metodologia di analisi
comparativa L’analisi qui proposta si presenta
al confronto diretto tra passi testuali.
Individuazione di
nuclei narrativi coincidenti. Comparazione di personaggi,
situazioni, immagini simboliche e sequenze narrative. L’obiettivo non è
dimostrare ma valutare la riconoscibilità del “nucleo individualizzante” (per
usare una categoria della critica testuale) delle opere precedenti all’interno
del romanzo.
Corrispondenze
narrative e strutturali Dall’analisi emergono numerose e
puntuali corrispondenze tra il romanzo e i lavori precedenti, tra cui: la
costruzione del protagonista Amerigo/Americo e la sua storia personale. Il
rapporto con una figura femminile ispirata a Derna Scandali. Episodi specifici
(scarpe strette, cappotti lanciati dal treno, il mare visto per la prima volta,
la mortadella, il lavoro degli stracci). Immagini e sequenze quasi
sovrapponibili nella descrizione. Tali elementi, già presenti in forma
testimoniale e narrativa nelle opere di Rinaldi, Cappiello e Piva, vengono
rielaborati nel romanzo senza un’esplicita attribuzione delle fonti originarie.
Questioni etiche e
scientifiche In ambito accademico e di
ricerca, l’uso di materiali preesistenti comporta: citazione delle fonti, riconoscimento
del lavoro altrui, trasparenza metodologica. Quando una narrazione di finzione
utilizza in modo sistematico dati, testimonianze e strutture narrative
derivanti da ricerche precedenti, la mancata attribuzione solleva un problema
non solo di correttezza scientifica, ma anche di giustizia simbolica, in
particolare nei confronti di ricercatrici e ricercatori che hanno lavorato per
anni senza sostegno editoriale o mediatico.
Memoria, mercato e
asimmetrie di potere Il caso in esame evidenzia una
dinamica frequente nel sistema culturale contemporaneo: lavori di ricerca
“poveri”, indipendenti e militanti.
Opere di finzione
sostenute da grandi editori e da un forte apparato promozionale La memoria collettiva rischia
così di essere veicolata attraverso prodotti di successo che oscurano le fonti
originarie, trasformando il lavoro di ricerca in un semplice “serbatoio
narrativo”. Il presente studio non intende
delegittimare il valore letterario del romanzo Il treno dei bambini, ma
propone una riflessione critica sul rapporto tra narrativa, storia e responsabilità
autoriale. Riconoscere le fonti non limita
la libertà creativa: al contrario, rafforza la credibilità dell’opera e
contribuisce a costruire una memoria condivisa fondata sulla sapienza, non
sulla rimozione.
Bibliografia
essenziale Rinaldi, G. I
treni della felicità, Ediesse, 2009 Cappiello, S.
(a cura di), Gliocchi più azzurri. Una storia di popolo Città del Sole,
2011/2018 Piva, A. Pasta
nera, documentario, 2011 Ardone, V. Iltreno dei bambini, Einaudi, 2019