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martedì 16 dicembre 2025

IL TRENO DEI BAMBINI
di Francesca Mezzadri


Simona Cappiello

Storia, finzione e responsabilità autoriale.
 
Innanzitutto una precisazione necessaria per i lettori. L’obiettivo di questo testo non è “accusare”, ma analizzare criticamente le relazioni testuali, metodologiche ed etiche tra opere storiche, documentarie e un’opera di finzione di grande successo editoriale, alla luce delle buone pratiche della ricerca e della scrittura. Sull’uso delle fonti storiche nel romanzo Il treno dei bambini di Viola Ardone. Il presente contributo analizza il rapporto tra fonti storiche, opere di ricerca precedenti e il romanzo Il treno dei bambini (Einaudi, 2019) di Viola Ardone. Attraverso una comparazione testuale puntuale, si esaminano analogie narrative, strutturali e tematiche tra il romanzo e alcuni lavori storici e documentari pubblicati negli anni precedenti, in particolare I treni della felicità di Giovanni Rinaldi (2009), il documentario Pasta nera di Alessandro Piva (2011) e Gli occhi più azzurri. Una storia di popolo a cura di Simona Cappiello (2011; ed. ampliata 2018). L’articolo non intende formulare giudizi giuridici, ma interrogare criticamente le modalità di trasformazione della ricerca storica in narrazione letteraria, il tema della riconoscibilità delle fonti e la responsabilità etica dell’autore in rapporto al lavoro di studio, testimonianza e memoria collettiva.



Letteratura, storia e memoria
Negli ultimi anni la narrativa europea ha mostrato un crescente interesse per opere di finzione radicate in eventi storici reali, spesso legati a traumi collettivi del Novecento. Questo fenomeno solleva interrogativi non solo estetici, ma anche metodologici ed etici: quale rapporto si instaura tra ricerca storica e finzione narrativa? Quali sono le responsabilità dell’autore nel rendere riconoscibile il lavoro di chi ha precedentemente raccolto fonti, testimonianze e documenti? Il caso de Il treno dei bambini si colloca pienamente all’interno di questo dibattito.


Il contesto storico: i “treni dei bambini”
L’invio di migliaia di bambini del Mezzogiorno presso famiglie del Centro-Nord nel secondo dopoguerra è un evento storicamente documentato, promosso in larga parte dal Partito Comunista Italiano, dall’UDI e da reti sindacali e popolari. Tale vicenda è stata oggetto di ricerche sistematiche e pluriennali da parte di storici, documentaristi e ricercatori indipendenti, tra cui i sopracitati Giovanni Rinaldi, Alessandro Piva, Simona Cappiello. Questi lavori condividono un approccio fondato su: interviste dirette ai protagonisti ancora viventi, ricostruzioni archivistiche, attenzione alla dimensione sociale e politica dell’evento.



Il romanzo Il treno dei bambini: dichiarazioni d’intento
Il romanzo di Viola Ardone viene presentato come opera di finzione “ispirata a fatti storici”. Tuttavia, nella prima edizione (2019) manca una nota finale sulle fonti utilizzate, pratica consueta in opere narrative fortemente ancorate a eventi reali. Solo nella nona edizione (gennaio 2020), a seguito di sollecitazioni pubbliche e legali, compare una breve e generica “Principale bibliografia di riferimento”, non presente nelle edizioni estere né in alcune edizioni speciali, né nelle edizioni a seguire.


Metodologia di analisi comparativa
L’analisi qui proposta si presenta al confronto diretto tra passi testuali.


Individuazione di nuclei narrativi coincidenti.
Comparazione di personaggi, situazioni, immagini simboliche e sequenze narrative. L’obiettivo non è dimostrare ma valutare la riconoscibilità del “nucleo individualizzante” (per usare una categoria della critica testuale) delle opere precedenti all’interno del romanzo.



Corrispondenze narrative e strutturali
Dall’analisi emergono numerose e puntuali corrispondenze tra il romanzo e i lavori precedenti, tra cui: la costruzione del protagonista Amerigo/Americo e la sua storia personale. Il rapporto con una figura femminile ispirata a Derna Scandali. Episodi specifici (scarpe strette, cappotti lanciati dal treno, il mare visto per la prima volta, la mortadella, il lavoro degli stracci). Immagini e sequenze quasi sovrapponibili nella descrizione. Tali elementi, già presenti in forma testimoniale e narrativa nelle opere di Rinaldi, Cappiello e Piva, vengono rielaborati nel romanzo senza un’esplicita attribuzione delle fonti originarie.


Questioni etiche e scientifiche
In ambito accademico e di ricerca, l’uso di materiali preesistenti comporta: citazione delle fonti, riconoscimento del lavoro altrui, trasparenza metodologica. Quando una narrazione di finzione utilizza in modo sistematico dati, testimonianze e strutture narrative derivanti da ricerche precedenti, la mancata attribuzione solleva un problema non solo di correttezza scientifica, ma anche di giustizia simbolica, in particolare nei confronti di ricercatrici e ricercatori che hanno lavorato per anni senza sostegno editoriale o mediatico.



Memoria, mercato e asimmetrie di potere
Il caso in esame evidenzia una dinamica frequente nel sistema culturale contemporaneo: lavori di ricerca “poveri”, indipendenti e militanti.


Opere di finzione sostenute da grandi editori e da un forte apparato promozionale
La memoria collettiva rischia così di essere veicolata attraverso prodotti di successo che oscurano le fonti originarie, trasformando il lavoro di ricerca in un semplice “serbatoio narrativo”. Il presente studio non intende delegittimare il valore letterario del romanzo Il treno dei bambini, ma propone una riflessione critica sul rapporto tra narrativa, storia e responsabilità autoriale. Riconoscere le fonti non limita la libertà creativa: al contrario, rafforza la credibilità dell’opera e contribuisce a costruire una memoria condivisa fondata sulla sapienza, non sulla rimozione.

 
Bibliografia essenziale 
Rinaldi, G. I treni della felicità, Ediesse, 2009
Cappiello, S. (a cura di), Gli occhi più azzurri. Una storia di popolo
Città del Sole, 2011/2018
Piva, A. Pasta nera, documentario, 2011
Ardone, V. Il treno dei bambini, Einaudi, 2019