Il
termine a-plomb è nato in sartoria, ma si è espanso,
aperto, allargato. Oggi, quindi, se si dice che la Meloni ha perso il
suo a-plomb di Presidente del Consiglio di una Nazione
importante, il riferimento non è ai suoi abiti troppo ampi per cadere a piombo,
ma alla dirittura, alla disinvoltura, alla “classe” che normalmente si
richiedono ai vertici politici di uno Stato. La “pulzella della
Garbatella” dà l’impressione di voler nascondere l’ascia di guerra forse troppo
frettolosamente impugnata per “corrispondere” (in qualche modo) all’attenzione
riservatale da Joe Biden (Democratico americano, di cui avrebbe fatto bene a
diffidare), abbraccia uno Zelensky sempre più smarrito e pateticamente sconsolato,
si limita a dire frasi di circostanza e spesso contraddittorie quando incontra
i Governanti di Francia, di Germania e d’Inghilterra (e ciò, per non essere
inclusa dai media tra i “volenterosi della guerra”), intuisce la diffidenza
(più che giustificata) di Donald Trump (che pur le aveva dato, inizialmente, un
certo credito) e avverte addirittura il disprezzo di un leader, “ex
amico”, come Viktor Orban.Tutto ciò rende la Presidente
sempre più iraconda ed angosciata: inveisce, graduando i toni, anche contro le
altre pulzelle d’Europa (Schlein, Von der Leyen, Kallas, Metsola) che pure sono
munite, come lei, di ascia di guerra e sono nella sua stessa barca, ugualmente
orientata alla pugna; se la prende con i suoi “camerati” che combinano guai a
iosa e danno prova di politica sconsideratezza, vede nemici e complotti contro
di lei; non sopporta i giornalisti sia della carta stampata sia della
radiotelevisione; si innervosisce persino per gli attacchi sui social.La sua rabbia ne farebbe, per Sostakovic (la cui opera ha inaugurato la
stagione lirica de “La Scala” di Milano) una Lady Macbeth del distretto
periferico-urbanistico 11c (id est: Garbatella). In realtà, la Presidente appare sempre più sola. Le sono rimasti vicino
Crosetto e Tajani, il secondo assillato dalle visioni filo putiniane di
Berlusconi (come un’ombra di Banco, per passare al dramma shakespeariano) ogni
volta che, impettito e soddisfatto lancia i suoi gridi di guerra. Pur non
avendo ricambio, con la crescita progressiva delle astensioni, Meloni vede
declinare il suo astro. Eppure è
consapevole di non avere rivali neppure nella sua coalizione, avendo la
Lega di Matteo Salvini il triste destino di doversi dividere: a) tra il
mite e occhialuto Giorgetti e il pugnace Vannacci, “petto in fuori, pancia in
dentro”; b) tra la
cura meticolosa dei risparmi Italiani e il loro destino obbligato alla guerra a
sostegno di Zelensky; c) tra
il modernismo ripetutamente dichiarato e le battaglie personali dell’antiquato
generale contri gli anomali del sesso sacramentato e benedetto; d) tra i
riti pagani alle sorgenti del Po e le croci e i “santini” che il leader
politico, personalmente spesso esibisce nei comizi. Con gli
avversari e gli alleati che si ritrova, la solitudine della Presidente è senza
rimedio. Non è difficile immaginare che se a votarsi resterà da sola con pochi
intimi, la vedremo come in un film di molti decenni fa, ballare in riva al mare
mentre si avvoltola nei suoi abiti. E gli Italiani? Naufraghi, nuoteranno
disperatamente tra onde sempre più minacciose e scure.