Pagine

venerdì 5 dicembre 2025

MILANO TRA VECCHIO E NUOVO   
di Angelo Gaccione


 
N
ella storica zona di Porta Garibaldi, a ridosso dei grattacieli, resistono, almeno per ora, alla furia della demolizione del “vecchio”, singolari e fascinosi edifici primi Novecento. Li vedi far capolino qua e là, seminascosti fra anonime e banali costruzioni realizzate per lo più negli anni Cinquanta o giù di lì. Si tratta di una “architettura” modesta, “veloce” nei tempi di realizzazione e anche alquanto economica, resasi necessaria ed urgente per sopperire alla mancanza di alloggi a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, e dare un tetto a chi l’aveva perso. Il boom degli anni Sessanta del Novecento avrebbe fatto il resto, badando più alla funzionalità che alla bellezza, e non del tutto aliena da un intento speculativo. Tutto l’opposto dei solidi edifici degli anni precedenti la guerra, ancora oggi fieri della loro robustezza e con corti e giardini interni, anche quelli cosiddetti popolari. 



Dietro c’era un’idea di decoro e di rispetto della dignità degli abitanti, oltre ad un evidente orgoglio per la propria città. Ricostruire senza criterio è stata la regola per molto tempo nel nostro Paese in generale. La furia edificatoria della Milano di oggi sale in verticale, divora ogni spazio possibile là dove si è reso disponibile dalle dismissioni industriali. Produce edifici di forte impatto visivo, costosi e alla portata di pochi: fondi anonimi esteri e ricconi, indifferente ai ceti sociali più poveri e ad un ceto medio sempre più in difficoltà e costretto a trasmigrare altrove perché la città merce non è più alla sua portata. 



Tra il nuovo ardito che li schiaccia e li sovrasta, a volte affiorano, questi meravigliosi gioielli architettonici del passato. Si fanno notare come possono, perché il nuovo ha modificato la percezione visiva di molti angoli della città, e quando avviene se ne prova una piacevole sensazione. Come accade trovandosi davanti il gradevole palazzo liberty del numero civico 14 sul Viale Monte Grappa, ora in mano ai Russi, e dove Berezka ha aperto una Russian Bathhouse.