Alla Speranza Oh amata mite Speranza! Tu che nobilmente sei al servizio dei sofferenti e la cui dimora non abbandoni, tu che regni fra i mortali ed il cielo, dove sei? Poco ho vissuto: persino la mia sera fredda sospira. E ormai io son qui, nel silenzio, come l’ombra, ed il mio cuor tremante, nel petto, senza voce, già sonnecchia. Lì, nella verde valle, dove dai monti sempre scroscia fresca sorgente, dove l’intramontabile Bella nel dì d’autunno a me sboccia, lì, nella quiete, oh Amata, voglio cercarti, o quando l’incerta vita a mezzanotte per i boschi va fluttuando e sempre lieti fiori le fiorenti stelle sul mio capo fanno risplendere, Oh tu, figlia dell’Etere, scendi allora dai giardini del Padre e, se non ti è dato di giungere come spirito della terra, sotto sembianze altre, oh mio Sgomento, scuoti il mio cuor soltanto. [An die Hoffnung,da:Nachtgesänge
diF. Hölderlin]