(SP.E.C.T.R.E. acronimo per Special Executive for
Contro-Intelligence, Terrorismo, Ritorsione ed Estorsione). Fortunatamente, Vladimir Putin,
statista dai nervi saldi e dalle parole ben misurate (a differenza di
molti vertici dei Paesi Europei, datisi con imprevedibile voluttà, al
turpiloquio istituzionale) si è limitato a definire “irresponsabili” le
sostanziali farneticazioni di uno dei Comandanti NATO, tale Giuseppe Cavo
Dragone, di alto grado militare e di nazionalità italiana, che ha formulato
l’ipotesi di “attacchi preventivi” dell’Alleanza Atlantica alla Russia
in funzione difensiva. Il “gallonato” suddetto, che a giudicare dalla sua
età, dovrebbe avere abbandonato da tempo i campi di calcio (se pure li
abbia mai frequentati) ha ripetuto con piglio bellico e pugnace una frase
banale che era sulla bocca di noi ragazzi amanti del calcio: la migliore
difesa è l’attacco! Una tale
frase d’indubbia idiozia che messa in bocca a un coach di una
squadra di football potrebbecausare qualche
problema per una sua permanenza nel ruolo, non produce, per chi la pronuncia in
divisa guerresca, conseguenze nocive nell’ambito della NATO dei von
Stolten e dei Rutte. A noi che militari non siamo, il solo sospetto che
un’organizzazione sostanzialmente “criminale” anche se solo indirettamente
sorretta, in modo sotterraneo ed occulto, da Mafia, da servizi segreti deviati,
da appartenenti al Partito Democratico Statunitense e da Partiti europei (rectius“transnazionali ”) della Sinistra possa scatenare una guerra che
ci coinvolga come NATO più di quanto non abbia già fatto Giorgia Meloni,
violando l’articolo 5 del Patto, mette i brividi e ci induce, avendo a cuore
la sopravvivenza del “Bel Paese” a chiedere a chi ha responsabilità di
governo o di opposizione nella res publica nostrana di mettere
seriamente allo studio il modo di uscire subito dalla Alleanza atlantica, senza
attendere che la mossa sia anticipata da Trump dopo le elezioni americane
di mid-term (come si dice che possa avvenire e come ritiene
che debba essere chi in Italia, a destra, al centro ed a sinistra, accetta
supinamente la nostra subalternità agli Stati Uniti d’America, da chiunque
guidati). Il precedente che mi viene in mente è la legge costituzionale n.2 del
3 aprile 1989, che indiceva un tipo di referendum statale, detto
d’indirizzo (ipotesi non prevista dalla nostra Carta fondamentale). Esso
dovrebbe mirare a sondare la volontà popolare in merito alla permanenza
dell’Italia nella NATO come membro dell’alleanza atlantica.
Giuseppe Cavo Dragone
Le ragioni
per un voto favorevole all’uscita, per gli amanti della pace e della
razionalità non mancano; anzi sono numerose e possono
così elencarsi: 1) recupero
della sovranità nazionale e popolare dello Stato Italiano; 2) eliminazione
delle basi militare USA dal nostro territorio; 3) caduta
della contraddizione venutasi a creare dopo la fine del Patto di Varsavia
tra il dichiarato ruolo pacifico dell’alleanza e l’avvenuto intervento NATO del
tutto a sproposito in Iraq, Libia, Siria; 4) fermo
all’aumento della spesa militare; 5) sicurezza
militare del Paese garantita, come avviene per la Svizzera, dalla sua
dichiarata neutralità.