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venerdì 26 dicembre 2025

ZELENSKY INSISTE: VUOLE ENTRARE NELLA NATO
di Luigi Mazzella



Pax Romana, Britannica, Americana sono state fasi storiche caratterizzate dal dominio militare o economico di una potenza egemone, mai vicine alla vera pace positiva. Il primo periodo di cosiddetta “pace” derivò dalla schiacciante superiorità da parte dell’esercito romano, che permise all’Impero di imporre la pace (alle proprie condizioni) alle popolazioni sottomesse. Storiograficamente viene fatta iniziare nel 27 avanti Cristo e finire nel 180 dopo Cristo. La Pax Britannica durò sino allo scoppio del primo conflitto mondiale nel 1914.QuellaAmericana iniziò quando gli Stati Uniti, alla fine della seconda guerra mondiale riuscirono a imporsi come potenza di riferimento nei riguardi di Paesi che nell’arco della loro storia avevano sempre convissuto in una logica competitiva. Di recente, Donald Trump, Vladimir Putin, Xi Jinping hanno rinunciato a tali tipi di “falsa pace” e hanno cominciato a parlare di un nuovo assetto geopolitico del globo, capace di assicurare la pacifica coesistenza di grandi entità statuali. Il 2026, sotto tale profilo, dovrebbe segnare l’inizio di una nuova e più felice era. Ovviamente, persiste la presenza della zavorra Europea, arroccatasi intorno a Zelensky che ha dichiarato, recentemente, di non volere rinunciare all’ingresso dell’Ucraina nello strumento arrugginito della NATO, dando alla Russia una ragione di più per aumentare gli sforzi e proseguire vittoriosamente nella guerra. E, purtroppo, occorre farsene una ragione!



Gli Stati Uniti d’America, dal canto loro, non possono, allo stato delle cose, indebolire l’Alleanza, uscendone e ritirando i propri asset fisici: una norma inserita nella legge di autorizzazione della difesa per il 2024 vieta al Presidente Nordamericano in carica, Donald Trump, di ritirare gli USA dal Trattato del Nord-Atlantico senza l’approvazione di due terzi del Senato o un atto del Congresso.
Domanda: Quid iuris, rebus sic stantibus?  
Il divieto dell’uscita formale impedisce anche un disimpegno operativo (id est: sul piano pratico e concreto) degli States? A giudizio degli esperti: NO, perché la pianificazione della difesa atlantica è un processo ideativo continuo, un work in progress, con scenari, catene di comando, tempi di reazione in costante e diuturno mutamento. 
Conclusione: Senza partecipazione al planning, addio deterrenza: e quindi addio spauracchio dell’Organizzazione Nord-Atlantica! Il messaggio degli Stati Uniti sarebbe oltre modo chiaro: Fate pure da soli perché per i vostri piani, non potrete contare più su di noi!



Se gli Stati Uniti di Trump si sfilano dalla pianificazione collettiva, anche mantenendo gli asset fisici esistenti in Italia (circa 120 strutture: Sigonella, Napoli, Aviano, Ghedi e altre), queste posture andrebbero “ripensate”: perderle (o cederle all’Italia) non avrebbe alcun reale significato. La loro non programmabilità a livello NATO da parte degli Stati Uniti d’America le renderebbe inutili: e ciò, in qualunque mano fossero! A tale punto, la neutralità del “Bel Paese”, anche per effetto del suo patrimonio culturale (artistico, storico, architettonico, e ora persino gastronomico), costituirebbe un must, per ogni individuo dotato di razionalità, con buona pace dei nostrani “volenterosi di guerra”, invaghitisi di Macron e coniuge, di Starmer, di Merz e di Ursula Albrecht Von Der Leyen. 
C’è da chiedersi, però, dopo l’azione acefala delle Meloni, dei Crosetto, dei Tajani, delle Schlein, dei Calenda e via dicendo c’è rimasto un po’ di sale in zucca degli Italioti?