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giovedì 14 novembre 2013

PUBBLICITÀ E COMUNICAZIONE

 La pubblicità nasce con il primo mass media cioè il libro nella seconda metà del ’500. Lo stampatore quando edita un nuovo libro prende l’abitudine di ricordare ai suoi lettori il proprio catalogo cioè gli altri libri da lui editati. Questa è la prima forma di pubblicità che in seguito, con l’avvento degli altri mass media, si sviluppa fino a giungere ad essere lei stessa la principale fonte di sostegno economico. Giornali, riviste, radio, tv, internet sono mantenuti dalla pubblicità. Tutto il sistema della cosiddetta comunicazione è sponsorizzato dalla pubblicità. Il consumatore è saltato, non decide la sopravvivenza della comunicazione dei mass media. La pubblicità, al contrario, si avvale del consenso del consumatore per mantenere tutto l’apparato della comunicazione. Là dove non c’è pubblicità, viene meno la comunicazione. Senza investimenti pubblicitari i mass media chiudono e non comunicano. Ciò mette in luce la potenza economica della pubblicità. Da oriente a occidente, tranne nei paesi dittatoriali, la vita della comunicazione e dei mass media è regolata, anzi regalata dalla pubblicità, e con essa la democrazia. Senza pubblicità ci sarebbe il silenzio, un silenzio che dalla comunicazione si espanderebbe nel mercato, nel suo sviluppo e nella produzione economica. Comunicare è vendere, rendere pubblico il prodotto, farlo conoscere e incentivarne l’acquisto. Al prosperare della pubblicità corrisponde quello dell’economia e la crisi pubblicitaria deprime il mercato. Per questo, nel dopoguerra, prende corpo l’ipotesi e in seguito la certezza che quando una azienda è in crisi bisogna aumentare gli investimenti del marketing e della pubblicità che significa fare buon viso a cattiva sorte affinché il consumatore non si deprima e continui a consumare. Il consumatore depresso non consuma, un mercato depresso non vende, non scambia. Positività e benessere sono i primi obiettivi della pubblicità che rimane fedele al suo statuto: essere la buona notizia. Il consumismo è il portato della pubblicità ed è un dato strutturale della nostra cultura e dell’economia. È il frutto maturo della pubblicità, della sua accelerazione nella produzione e nel consumo del mercato. Velocità, consumo e produzione dipendono dal buon andamento della pubblicità. Il risparmio è silenzio, fa parte della perdita, della rinuncia della comunicazione, non fa parte della nostra cultura se non come il ricordo di quello che eravamo già stati.
Michelangelo Coviello