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martedì 23 settembre 2014

L’Addio all’intellettuale inquieto: Tiziano Salari


Tiziano Salari


Si è spento a Verbania il poeta, critico e saggista Tiziano Salari.
Amico personale e collaboratore di “Odissea”, molti nostri lettori
ricorderanno i suoi incontri a Milano organizzati da noi di “Odissea”
allo Spazio Lattuada in Porta Romana e in altri luoghi della città.
L’amico Franco Esposito, poeta e direttore della Rivista “Microprovincia”,
che di Salari è stato amico Fraterno, ha scritto per noi e per lui, questo ricordo.

Si dovrebbe non credere alla morte
come l’estrema forma di esistere…”

Stresa.  In un momento di profonda tristezza, è impossibile scrivere di una lunga amicizia, ma soprattutto scrivere del grande saggista, del poeta, del grande intellettuale verbanese, della vita da romanzo di Tiziano Salari. Verbania, ma soprattutto tutto il nostro Lago Maggiore, ne sono sicuro, da domani verrà ancor più emarginato a livello nazionale non solo culturalmente, ma spinto verso un “provincialismo” non solo pubblico ma anche privato che da anni ci sta soffocando a poco a poco. Spero mi auguro che niente di Tiziano vada perso, vada trascurato, dimenticato. Tutte le sue inquietudini, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, i suoi gesti, le sue parole sempre poco inclini alla disciplina ingombrante di questi ultimi tempi di cenere, vengano tramandati a “futura memoria” perché facciano parte di un deposito a cui attingere tutti noi domani  a piene mani.
Penso che è impossibile conoscere a fondo un uomo, un autore se non si è avuta la possibilità e la pazienza di studiarlo, di potergli parlare spesso e a lungo, di litigare ferocemente anche e soprattutto sulla scelta di autori degni da potergli  dedicare un fascicolo monografico della nostra amata ed alcune volte odiata rivista di cultura: “Microprovincia”, e dopo il bonario sorriso  di assenso leggere nel suo sguardo le malinconie, i segreti dell’amico Tiziano e capire  quello che andava scrivendo in prosa o in poesia. Era questo lo spirito che guidava la sua mente e la sua mano.
Come poeta è stato molto bravo, basta ricordare Alle sorgenti della Manque; forse nella scrittura era estremamente ambizioso e problematico ma in privato era perfettamente conscio della grande differenza, aggiungerei lampante, che correva tra la sua poesia e la magia della sua saggistica.
E Tiziano nel fondo del suo cuore sapeva di essere un grande saggista nato saggista con intuizioni originali su autori universali come Leopardi o Rebora o Giovanni Ramella e altri grandi a cui aveva dedicato uno dei libri più importanti: Sotto il vulcano. Studi su Leopardi e altro.
Tiziano Salari poteva permettersi di essere ambizioso in più campi perché era uno dei pochi in Italia a competere in ogni campo della letteratura, ma non voglio e non posso dimenticare la sua altra grande passione e preparazione per la filosofia, per il suo Spinoza, perché sapeva di essere bravo, di saper usare le parole con grande efficacia anche se più volte lo rimproveravo di essere più semplice nell’esporre i suoi concetti, come se dovesse farsi capire da un lettore comune, da una persona comune. Negli ultimi anni ci ero quasi riuscito. Che fatica!
Mi ricordo che nei nostri lunghi e ultimi colloqui mi voleva quasi convincere che era riuscito a costruire una sua religione personale, quasi pasoliniana, un culto quasi pagano il cui fine era quello di raccogliere e regalare in ogni suo intervento un piccolo dettaglio della sua vita.
A questo punto dovrei raccontare anche della nostra bella e mitica frequentazione lavorativa alla Banca Popolare di Intra e anche qui mi ricordo che nelle infuocate riunioni degli anni Settanta in ogni suo intervento ha cercato sempre di rompere il muro di cartapesta che incontrava non solo con la direzione ma anche con gli stessi colleghi. Come al solito il suo linguaggio era talmente  forbito e profetico che la platea non riusciva a capire il suo sottilissimo fine e allora polemiche e malintesi. Quanti ricordi, caro Tiziano.
Potrei continuare quasi all’infinito, ma vorrei chiudere con un modesto appello, forse meglio con una preghiera alle istituzioni di Verbania, a tutti i verbanesi che amano la cultura che possano scoprire e innamorarsi della sua opera perché possano trovare nei suoi libri tutte le vite e tutte le storie del mondo ma che sono anche le nostre piccole storie di questo nostro angolo di lago.
I gentiluomini fanno parlare di sé soltanto quando muoiono, era solito affermare un mio amico, spero che nel caso di Tiziano Salari venga capovolta questa pessimistica frase.
Addio Tiziano un altro dolore un altro amico carissimo che ci lascia.         
Franco Esposito