CAGLIARI MANIFESTAZIONE IL 13 DICEMBRE
Manifestazione sabato 13 dicembre, Cagliari ore 10
concentramento in piazza Darsena (fronte palazzo Enel, via Roma lato mare)
Prosegue la mobilitazione del 13 settembre a Capo Frasca
PER:
*liberare la
Sardegna dall’occupazione militare
*bandire le
esercitazioni militari
*chiudere le basi
della guerra
*bonificare le
aree contaminate, usate da oltre mezzo secolo come pattumiera bellica
Comitato Gettiamo
le Basi, informazioni
1) In allegato
riepilogo della questione Cagliari “porto militare a rischio nucleare” come da
classifica governativa vigente. Il doc risale al 2005, è stato riproposto quasi
invariato nel corso degli anni data la stazionarietà della situazione. Unica
novità: alcune interrogazioni al sindaco Zedda, non sappiamo se e quali
risposte abbia dato il primo cittadino.
2) 15
dicembre, presidio mensile N° 37 alla sede della Rappresentanza del Governo
-ore 10 Piazza Carmine (CA) - per esigere cge il Governo assuma le sue
responsabilità, l’obbligo di porre fine e riparo al disastro ambientale e
sanitario causato dalle devastanti attività militari, adotti con urgenza le
misure sintetizzate nello slogan portante dei sit in mensili, l’acronimo
SERRAI (CHIUDERE)
Sospensione
delle attività dei poligoni dove si sono registrate le patologie di guerra;
Evacuazione
dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di Teulada, Decimo-Capo
Frasca Quirra
Ripristino
ambientale, bonifica seria e credibile delle aree contaminate a terra e a mare
Risarcimento
alle famiglie degli uccisi, ai malati, agli esposti, Risarcimento al popolo
sardo del danno inferto all’isola.
Annichilimento,
ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente concentrate in Sardegna in
misura iniqua
Impiego delle
risorse a fini di pace.
Cagliari porto militare a rischio nucleare
La farsa infinita:
i pinocchi, i ghiri, le allodole
Febbraio 2000,
“il manifesto” dà notizia che 11 città italiane, all’insaputa del Parlamento e
della cittadinanza, sono classificate “porto a rischio nucleare”, condannate ad
accogliere unità militari straniere a propulsione e armamento atomico. Cagliari
è tra queste (la nuclearizzazione di La Maddalena è nota da decenni). Conferma
il Governo incalzato da parlamentari di tutti gli schieramenti politici e dalle
città/regioni coinvolte (i parlamentari sardi, come sempre, tacciono, tace la
Regione Sardegna e tace il Comune). Conferma il Prefetto di Cagliari incalzato
dalle richieste di associazioni di base di rendere noto il Piano di Emergenza
nucleare come impone la normativa europea recepita con il dl 230/1990.
Gettiamo le Basi
si avventura nell’impresa di scuotere dal letargo classe politica e
istituzioni. Ottiene un risultato.
Giugno, il
sindaco Delogu (oggi senatore del PDL), riferisce in aula la “rassicurante”
conferma del Prefetto: Cagliari è porto nucleare, però le unità nucleari non
sostano in molo ma in rada. Sapere che i mostri atomici transitano e sostano a
distanza di un centinaio di metri dal molo tranquillizza pienamente Sindaco e
Consiglio. Nessuno si pone il problema, rimarcato peraltro dalle autorità
militari, che la sosta in banchine dotate di fonti di elettricità comporta lo
spegnimento del reattore mentre invece la sosta in rada avviene a reattore
nucleare acceso, quindi in condizioni di peggiore insicurezza. Azzerate le già
scarse preoccupazioni e la curiosità superficiale del Comune, cala il silenzio
sull'inquietante presenza delle centrali atomiche galleggianti delle forze
armate straniere.
Dicembre, inchiesta dell’Unione Sarda (19,20/12): il
Prefetto conferma di nuovo, la Marina Militare smentisce il Prefetto.
Gennaio 2001.
In risposta alla nuova ondata di lettere promossa da Gettiamo le Basi per richiedere, ai sensi di legge, il Piano di
Emergenza e Protezione Civile contro il rischio nucleare, il Prefetto smente la
Marina e ammette le negligenze: "Il
piano di Emergenza in parola è in fase di totale riesame ed aggiornamento (...)
Successivamente al completamento dell'iter di approvazione si procederà ad enucleare
le notizie da comunicare alla popolazione civile potenzialmente interessata da
emergenza radiologica";
Ottobre,
cambio dei ruoli e inversione delle parti: il Prefetto smentisce se stesso,
nega che il porto militare di Cagliari sia a rischio nucleare. Il Comando della
Marina militare si auto-smentisce e smentiscee il Prefetto, informa che
Cagliari è interessata da un Piano Miliare di Emergenza per la sosta di unità
navali a propulsione nucleare (Videolina
"Rapporto S" ottobre/novembre).
Nel cronico letargo delle istituzioni e delle forze
politiche la lotta dal basso per denuclearizzare Cagliari va avanti,
s’intreccia alla lotta contro la base atomica Usa di La Maddalena e alla lotta
delle altre città classificate “porto militare a rischio nucleare”.
Febbraio 2005.
In tutta Italia parte una nuova ondata di richieste ai Prefetti delle 11 città
nuclearizzate dalle Forze Armate.
Aprile. I
Prefetti della penisola rispondono con la “fotocopia” della nota del gennaio
2001 rilasciata dai Prefetti di Cagliari e Sassari (competente per La
Maddalena). Il Prefetto di Cagliari invece si mantiene alla versione
dell’autunno 2001 e scrive: “Si ribadisce che l'esclusione dalla rada di
Cagliari di punti di approdo impiegabili per la sosta di unità a propulsione
nucleare, è attuale e, conseguentemente, non sussiste la necessità di alcuna
pianificazione di emergenza” (21-4-05).
Maggio.
Incalzato dalle lotte del popolo sardo il Prefetto di Sassari rende pubblico il
Piano di Emergenza nucleare per le popolazioni coinvolte dalla base atomica Usa
di La Maddalena. Il Piano, incredibilmente messo in vendita al “modico” prezzo
di € 36, è subito ribattezzato “il libro delle barzellette” e respinto con
indignazione al mittente da Comuni e Province di Sassari e Gallura.
Sapere che non esiste piano che tenga di fronte al
rischio atomico non scuote Cagliari e tantomeno i big politici sardi dal loro
letargo.
Giugno. In
risposta all’interrogazione del deputato Mauro Bulgarelli (non sardo e allora
non eletto in Sardegna) il Ministro smentisce il Prefetto di Cagliari, ribadisce le affermazioni rese
al Parlamento nel 2000: Cagliari è porto militare a rischio nucleare. Il
Prefetto accetta la smentita, si auto-smentisce e scarica sulla Marina la
responsabilità del “disguido informativo”.
Agosto,
Prefetto, Marina e Ministro compiono il miracolo di far coincidere le loro
contraddittorie “verità”.
La verità unificata ripropone la versione prefettizia
iniziale: è vero che Cagliari è porto nucleare, però, momentaneamente, dal 2005
al 2006, non può ospitare i gioielli militari atomici per “ragioni
logistico-operative”; il Piano di tutela della cittadinanza, come la tela di
Penelope, è in fase di completamento; la sosta è prevista in un punto segreto
lontano dal molo e dalle rotte commerciali. Poco importa se nel golfo non
esiste un punto “protetto” lontano dalle rotte civili, poco importa se la sosta
in rada con il reattore in funzione comporta rischi maggiori di contaminazione
e incidenti. Nessuno coglie le inquietanti implicazioni delle “spiegazioni”
delle Autorità competenti: se è vero che le unità militari a propulsione e
armamento atomico, limitatamente al periodo 2005-06, non entreranno né in porto né in rada perché
mancano le strutture logistico-operative, ne consegue che sono in atto o sono previsti
gli interventi per dotare Cagliari delle strutture adeguate ad “assolvere gli
obblighi che derivano da accordi internazionali”. Un mini pezzetto di classe
politica entrato in scena all’ultima con gran battage mediatico amplifica le
“rassicurazioni”, inneggia al clima di cordialità, “rispetto per la popolazione
e le istituzioni democratiche” denotato dai vertici militari e invita la
popolazione a stare buona. 2011… tutto tace sul fronte del porto
turistico-nucleare.
Comitato sardo
“Gettiamo le basi”