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mercoledì 31 dicembre 2014

Siamo circondati?
di Giovanni Bianchi

Gli imperi invisibili

Gli "imperi invisibili" ci attorniano e ci circondano? L'allarme è di Luigino Bruni. Quali allora i segni dei tempi? Da dove la salvezza?
Scrive sempre Luigino Bruni: "Mosé parlò così agli israeliti, ma essi non lo ascoltarono, perché erano stremati dalla dura schiavitù". Continua il Bruni avvertendoci che quando gli imperi cominciano a vacillare, i dominatori chiamano i maghi, gli aruspici, gli indovini, le fattucchiere, gli imbonitori televisivi, i presentatori dei talk-show. I dominatori chiedono a tutti costoro conferme che quanto di nuovo sta accadendo nel loro regno non è nulla di veramente preoccupante, e quindi spiegabile utilizzando la stessa logica dell'impero...
"Abbiamo assistito per anni al susseguirsi di divinazioni e di oroscopi dei maghi della finanza e dell'economia che ci volevano (e vogliono) convincere che le "piaghe" che stavano (e stiamo) vivendo non erano (sono) un segno forte della necessità di conversione e di cambiamento della logica profonda del nostro impero, ma soltanto oscillazioni naturali del ciclo economico, o errori e disturbi interni al sistema e da questo riassorbibili nel lungo periodo".
E allora? Tornano i "demoni"?
È la domanda di Marco Revelli intorno ai poteri. Ma cos'è il potere oggi? E com’è? Quali la sua immagine la sua essenza: come si tengono e come differiscono? Che cos'è la maschera del potere attuale? Del potere in atto?
Una risposta discende dall'analisi del comando proposta da Elias Canetti in Massa e Potere. Perché, se il potere è sempre mascherato, fingiamo di stupirci quando i guitti –in Italia come in Brasile– cercano di apertamente impadronirsene? Siamo così impotenti a decifrare il potere da suonare, divagando, tutta la tastiera delle mitologie disponibili, dalla Gorgone alla Medusa, alle Sirene...

Le maschere
Horkheimer
Ma non sono anch'esse maschere sontuose? Perché stiamo al gioco? Dunque il mito –spiace per Horkheimer ed Adorno– non si è affatto esaurito.
Le Sirene? In che senso il potere è anche femminile? Soltanto per lo sguardo dalla Gorgone o per la voce delle sirene?
Dentro e fuori dal mitologismo anche nella politica senza fondamenti e nella politica ridotta alla pubblicità la caccia al potere, al suo senso, alle sue infinite dissimulazioni non può e non deve essere differita. Nessuno deve occultare il rapporto perennemente problematico – tipo amico/nemico – tra potere e democrazia.
La democrazia è addomesticamento dei poteri, e se un potere cresce troppo la democrazia finisce a rischio. Io non sono Odisseo né figlio di Laerte, né ricco di infinite astuzie, ma del potere diffiderò finché campo. Tanto più in quest'oggi che è tutto un servitevi-da-soli che ha irriso e definitivamente messo in soffitta il troppo democristiano "spirito di servizio".
Se scema e si dilegua la solidarietà, il vuoto non resta a lungo. Nessun remake: al solidarismo succede rapidamente l'invidia sociale.
Tutto tace. Le Sirene si sono fatte afone e distratte alle rotte dei naviganti: solo la volontà di potenza sussurra senza posa né intervallo.
E il potere canta a tutti i microfoni possibili, anche con le voci dei giovani disoccupati che provano per disperazione l'avventura di X Factor.

Pasolini
Pasolini
Il Pasolini di una delle ultime interviste, quella dedicata a Salò. Le centoventi giornate di Sodoma, cerca di dar conto "della devastazione antropologica in corso nella coscienza stessa dell'Occidente". Davvero Pasolini è l'ultimo poeta.
Bando alle ciance, è sempre il capitalismo la Sirena: canta, suona, ma anche balla e soprattutto seduce sine intermissione, con sempre nuovi artifizi. È lui l'inventore principe e adesso viaggia col turbo nelle ultime generazioni del finanzcapitalismo. Include ed esclude. Il suo massimo capolavoro è di escludere includendo.
E chi se ne importa di chi vorrebbe esorcizzare PPP definendolo una sorta di campagnolo friulano antimoderno e reazionario, solo perché alla metà degli anni Settanta ebbe il coraggio di scrivere: "I giovani sono brutti o disperati, cattivi o sconfitti".
Forse non aveva ragione, ma ha avuto il coraggio di scriverlo, andando per l'ennesima volta controcorrente e contro la propria reputazione.