Italia in Ciad per grande esercitazione militare US Africom
di Antonio Mazzeo
Forze armate
italiane in Ciad per un’articolata operazione militare multinazionale sotto il
Comando Usa. Dal 16 febbraio al 9 marzo 2015, un contingente italiano
parteciperà a “Flintlock 2015”, la principale esercitazione di pronto
intervento di US Africom, il Comando delle forze armate Usa per il continente
africano. Le operazioni saranno coordinate da un centro interforze nella
capitale N’Djamena e si svolgeranno principalmente in Ciad e, secondariamente,
anche in Camerun, Niger, Nigeria e Tunisia. A “Flintlock 2015” parteciperanno
oltre 1.200 militari provenienti da venti paesi (oltre all’Italia, Belgio,
Burkina Faso, Danimarca, Canada, Ciad, Estonia, Francia, Germania, Gran
Bretagna, Lituania, Mali, Mauritania, Norvegia, Olanda, Repubblica Ceca,
Senegal, Spagna, Stati Uniti e Svezia). “Sotto la guida dello US Special
Operations Command Forward – West Africa, Flintlock è un’esercitazione
congiunta finalizzata a perfezionare lo scambio d’informazioni a livelli
operativi e tattici nella regione del Sahara e a promuovere una più stretta
collaborazione e coordinazione”, spiega il Comando di US Africom.
“Quest’esercitazione punta all’interoperabilità e alla capacity-building tra le
forze militari anti-terrorismo del continente africano, dell’Occidente e degli
Stati Uniti d’America. Essa rafforza le istituzioni responsabili della
sicurezza e sviluppa la mutua cooperazione tra le nazioni aderenti alla
Trans-Sahara Counter-Terrorism Partnership (TSCTP). Flintlock consente inoltre a US Africom di
sviluppare le iniziative di addestramento militare e di cooperazione regionale
multinazionale”.
La scelta del Comando Usa di svolgere in Ciad la maggiore
esercitazione annuale del continente africano, è stata accolta con particolare
favore dal governo e dalle autorità militari locali. “Si tratta di un evento
importantissimo per la storia militare del nostro paese”, ha dichiarato il
generale Zakaria Ngobongue, comandante dell’esercito del Ciad. “Le forze armate
nazionali svilupperanno le attività addestrative di Flintlock ‘15 con la
consapevolezza di contribuire al rafforzamento delle relazioni tra i militari
dei paesi partecipanti e della loro capacità ad assicurare una condizione di
stabilità per la crescita e lo sviluppo della regione. Quest’esercitazione
premia l’impegno e il progresso dei nostri militari, in tutti questi anni, nel
dare sicurezza e stabilità al nostro popolo”.
La disponibilità del Ciad ad ospitare “Flintlock 2015” è
stata particolarmente apprezzata da Washington. “L’esercitazione multinazionale
è un esempio perfetto della cooperazione regionale e internazionale tra partner
africani, europei e nord americani”, ha dichiarato l’ambasciatore Usa in Ciad,
James A. Knight. “Flintlock ‘15 si realizza grazie al successo e alle lezioni
apprese nel corso delle precedenti esercitazioni, condotte ininterrottamente
dal 2005 per ridurre il peso e ogni forma di sostegno delle organizzazioni
estremiste violente”.
I giochi di guerra previsti nei prossimi mesi in Ciad
sono stati al centro di un affollato convegno sulla “cooperazione alla
sicurezza nella regione del Sahel”, tenutosi N’Djamena a metà dicembre, a cui
hanno partecipato i leader delle comunità tradizionali del paese, i
responsabili delle forze armate nazionali, l’ambasciatore statunitense Knight e
il generale James B. Linder, Comandante in capo del Comando Usa per le
operazioni speciali in Africa. “Le minacce che provengono dalle organizzazioni
estremiste necessitano di un approccio più aggressivo da parte dei paesi della
regione maggiormente colpiti”, ha dichiarato Sua Maestà il Sultano Tamitah
Djidingar, presidente dell’Association of Tribal Leaders, co-organizzatrice
dell’evento. “I militari non devono più essere visti come l’altro e non devono
essere un’entità estranea”, ha aggiunto Sua Maestà il Sultano. “La coalizione
civili-militari deve essere la cortina che sbarra la strada a tutte le forme
d’estremismo, al terrorismo e ai trafficanti. Con l’ospitalità di Flintlock
2015, il Ciad ha un’opportunità unica per migliorare la partnership tra le
forze militari della regione e internazionali, così come quella tra la
popolazione civile del paese e le sue forze armate. Noi combatteremo insieme e
insieme sconfiggeremo il male comune”.
Il Ciad, uno dei paesi più poveri dell’Africa, ha visto
accrescere nell’ultimo decennio il proprio ruolo di protagonista
politico-militare regionale. “Le crisi in Mali e nella Repubblica
Centrafricana, in particolare, hanno fornito a N’Djamena l’opportunità di candidarsi
a svolgere un ruolo militare e diplomatico sempre più incisivo in questi
difficili teatri”, scrive Vincenzo Gallo in un suo recente studio pubblicato
dal Centro Studi Internazionale - Cesi. “Tale atteggiamento proattivo ha avuto
il triplice effetto di favorire il rafforzamento delle relazioni con quei Paesi
occidentali impegnati nella lotta al terrorismo in Africa, in primis Francia e
Stati Uniti, di dimostrare all’opinione pubblica internazionale la volontà del
N’Djamena di impiegare le ingenti risorse destinate alla difesa non solo per
scopi di sicurezza interna ma anche per il mantenimento della stabilità
regionale, e infine di consolidare il proprio ruolo di attore emergente in
Africa”.
Le scelte politico-militari del Ciad hanno però
comportato enormi sacrifici in termini di risorse economiche e vite umane.
“Nell’ultimo decennio gli ingenti introiti derivanti dall’estrazione di
petrolio hanno permesso al Presidente ciadiano, Idriss Deby Itno, al potere
ininterrottamente dal 1990, di investire cifre considerevoli nel settore
difesa”, aggiunge Vincenzo Gallo. Stando ai dati ufficiali, nel 2011 il Ciad ha
destinato il 2,6% del proprio PIL alle spese militari. La sola partecipazione
alle operazioni in Mali con AFISMA (African-led International Support Mission
to Mali) ha comportato una spesa di 114 milioni di dollari circa, mentre più di
30 militari ciadiani hanno perso la vita in combattimento. Discutibile nelle
forme e negli esiti il contributo del Ciad alle operazioni di peacekeeping
dell’Unione africana nella Repubblica Centrafricana; nell’aprile 2014, il
governo ha formalizzato il ritiro del contingente di 850 soldati, dopo che era
stato documentato che alcuni militari ciadiani avevano aperto il fuoco in modo
indiscriminato contro i civili.
Attualmente, tra i maggiori fornitori di armi al paese
africano compaiono l’Ucraina, il Belgio, la Russia, Israele, la Cina e,
immancabilmente l’Italia. Nel 2014 l’azienda Alenia Aermacchi (gruppo
Finmeccanica) ha consegnato all’Aeronautica militare ciadiana un aereo per il
trasporto tattico C-27J “Spartan”. Un altro C-27J era stato consegnato nel
dicembre 2013. Per i due velivoli, il regime di N’Djamena ha sborsato più di
106 milioni di dollari; l’accordo con Alenia Aermacchi ha previsto pure la
fornitura di supporto logistico, parti di ricambio, kit di protezione
balistica, ricerca e soccorso.