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venerdì 28 agosto 2015

APPUNTAMENTO FILOSOFICO
di Fulvio Papi
Stresa, agosto 2015. Fulvio Papi al centro della foto
fra Gaccione (a sinistra) ed Esposito (a destra)
 Carenza della filosofia e qualità del dibattito

Su un quotidiano, di quelli che vengono definiti di valore nazionale, ho letto un breve articolo in cui in modo tranquillo e perentorio si affermava che era definitivamente tramontato il tempo delle complicazioni intellettuali poiché oggi la “gente” vuole comunicare semplicemente, capire, nel caso, emozionarsi e, se è sempre il caso, prendere posizione. Ho pensato che l’autore avesse proprio ragione poiché il pensare con ordine da tempo non è più preso in considerazione , talora, non sempre, dagli stessi filosofi che dovrebbero essere i custodi di questa qualità dell’esistenza che, come privilegio degli uomini liberi, nell’Occidente, è sempre stata stimata come eredità della Grecia antica (un tempo si preferiva “classica”, e mi pare non a torto). Il giorno successivo nello stesso giornale ho letto un altro articolo in cui con enfasi si affermava che da tempo non ci sono più filosofi che siano in grado di offrire un orientamento nella complessità economica, sociale, politica e religiosa dei nostri anni. In questo caso una richiesta del tutto esagerata poiché nessuna filosofia che non sia una, spesso felice, semplificazione retorica è in grado di tessere una coerente ragnatela concettuale che possa dare forma di pensiero al succedersi velocissimo degli eventi che, in realtà, non erano prevedibili, cioè non appartenevano all’ordine di possibilità che il pensiero teorico era in grado di offrire. E credo fosse proprio questo che il giornalista immaginava potesse fare la filosofia. Si potrebbe mostrare abbastanza facilmente come la filosofia abbia avuto rapporti ruvidi, discontinui, falliti, assenti con la vita storica così come essa realmente accade almeno nel lungo periodo quando, bene o male, il pensiero si è sempre misurato nel “continente” della storia. È per questa ragione che molto spesso i grandi scrittori, quale che fosse la loro poetica, hanno mostrato quadri di vita reale più persuasivi di quanto la filosofia, per la sua stessa natura, fosse in grado di costruire. Sono molti anni che dal mio modesto angolo sostengo che la filosofia deve smettere di occuparsi di se stessa, ma fare tesoro di quanto di positivo (e non è poco) vi è nel declino di ogni metafisica (il che comprende anche molte forme di anti-metafisica) per impegnarsi in una ricerca della realtà. Che non sarà mai uno specchio ma una figura intellettuale complessa che non appartiene a nessuno dei saperi positivi (storia, antropologia, psicologia, economia, arte, ecologia, ecc.), ma dei quali una filosofia se vuol essere una ricerca della realtà non può fare a meno.                          
“Si parva licet componere magnis” sono lieto che in questo proposito di realizzare una filosofia (come Badiou chiedeva ormai decenni d’anni orsono) sia sulla stessa linea il mio grandissimo coetaneo, il filosofo francese Michel Serres. A chi si lamenta che non c’è una filosofia capace di dare un orientamento sul mondo, risponderò con cortesia ma, inevitabilmente, in modo un poco duro, che le filosofie ci sono, ma mancano completamente i lettori che siano figure pubbliche. Il che appartiene alle forme prevalenti della comunicazione contemporanea e ai suoi effetti, poiché filosoficamente non si cercano consensi di comodo, ma appartenenze intellettuali. E anche alla supponenza, più o meno barbarica, delle figure pubbliche o, forse, al destino che è loro riservato nel gioco contemporaneo di forze nel mondo. E questo è un tentativo molto preliminare per comprendere il livello dei discorsi “politici” quotidiani. Provate a ricordare e confrontare il dibattito dell’economista liberista Francesco Ferrara con il politico hegeliano Spaventa, o un tema privilegiato degli studi dello scomparso professor Caffè, “riformista solitario”. Altri tempi, dirà il senso comune, ed è vero: ma questo senso comune non riesce a capire che il tempo, in questo caso, è proprio dato dai discorsi, dagli argomenti, dalla cultura di chi prende la parola. Sarebbe bene saperlo.