APPUNTAMENTO FILOSOFICO
di Fulvio Papi
Stresa, agosto 2015. Fulvio Papi al centro della foto fra Gaccione (a sinistra) ed Esposito (a destra) |
Carenza della filosofia e qualità del
dibattito
Su un quotidiano, di quelli che
vengono definiti di valore nazionale, ho letto un breve articolo in cui in modo
tranquillo e perentorio si affermava che era definitivamente tramontato il
tempo delle complicazioni intellettuali poiché oggi la “gente” vuole comunicare
semplicemente, capire, nel caso, emozionarsi e, se è sempre il caso, prendere
posizione. Ho pensato che l’autore avesse proprio ragione poiché il pensare con
ordine da tempo non è più preso in considerazione , talora, non sempre, dagli
stessi filosofi che dovrebbero essere i custodi di questa qualità
dell’esistenza che, come privilegio degli uomini liberi, nell’Occidente, è
sempre stata stimata come eredità della Grecia antica (un tempo si preferiva
“classica”, e mi pare non a torto). Il giorno successivo nello stesso giornale
ho letto un altro articolo in cui con enfasi si affermava che da tempo non ci
sono più filosofi che siano in grado di offrire un orientamento nella
complessità economica, sociale, politica e religiosa dei nostri anni. In questo
caso una richiesta del tutto esagerata poiché nessuna filosofia che non sia
una, spesso felice, semplificazione retorica è in grado di tessere una coerente
ragnatela concettuale che possa dare forma di pensiero al succedersi
velocissimo degli eventi che, in realtà, non erano prevedibili, cioè non
appartenevano all’ordine di possibilità che il pensiero teorico era in grado di
offrire. E credo fosse proprio questo che il giornalista immaginava potesse
fare la filosofia. Si potrebbe mostrare abbastanza facilmente come la filosofia
abbia avuto rapporti ruvidi, discontinui, falliti, assenti con la vita storica
così come essa realmente accade almeno nel lungo periodo quando, bene o male,
il pensiero si è sempre misurato nel “continente” della storia. È per questa
ragione che molto spesso i grandi scrittori, quale che fosse la loro poetica,
hanno mostrato quadri di vita reale più persuasivi di quanto la filosofia, per
la sua stessa natura, fosse in grado di costruire. Sono molti anni che dal mio
modesto angolo sostengo che la filosofia deve smettere di occuparsi di se
stessa, ma fare tesoro di quanto di positivo (e non è poco) vi è nel declino di
ogni metafisica (il che comprende anche molte forme di anti-metafisica) per
impegnarsi in una ricerca della realtà. Che non sarà mai uno specchio ma una
figura intellettuale complessa che non appartiene a nessuno dei saperi positivi
(storia, antropologia, psicologia, economia, arte, ecologia, ecc.), ma dei
quali una filosofia se vuol essere una ricerca della realtà non può fare a
meno.
“Si
parva licet componere magnis” sono lieto che in questo proposito di realizzare
una filosofia (come Badiou chiedeva ormai decenni d’anni orsono) sia sulla
stessa linea il mio grandissimo coetaneo, il filosofo francese Michel Serres. A
chi si lamenta che non c’è una filosofia capace di dare un orientamento sul
mondo, risponderò con cortesia ma, inevitabilmente, in modo un poco duro, che
le filosofie ci sono, ma mancano completamente i lettori che siano figure
pubbliche. Il che appartiene alle forme prevalenti della comunicazione
contemporanea e ai suoi effetti, poiché filosoficamente non si cercano consensi
di comodo, ma appartenenze intellettuali. E anche alla supponenza, più o meno
barbarica, delle figure pubbliche o, forse, al destino che è loro riservato nel
gioco contemporaneo di forze nel mondo. E questo è un tentativo molto
preliminare per comprendere il livello dei discorsi “politici” quotidiani. Provate
a ricordare e confrontare il dibattito dell’economista liberista Francesco
Ferrara con il politico hegeliano Spaventa, o un tema privilegiato degli studi
dello scomparso professor Caffè, “riformista solitario”. Altri tempi, dirà il
senso comune, ed è vero: ma questo senso comune non riesce a capire che il
tempo, in questo caso, è proprio dato dai discorsi, dagli argomenti, dalla
cultura di chi prende la parola. Sarebbe bene saperlo.