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sabato 1 agosto 2015

L’ILLUSIONE PRIVATISTICA
di Emilio Molinari

L’ideologia di Battista e D’Angelis fa acqua da tutte le parti. La polemica. Le critiche degli «anti-bene comuni» ignorano la tendenza mondiale alla ripubblicizzazione dell’acqua (Usa, Onu e Vaticano inclusi). Hanno paura della democrazia e risentono di un fanatismo superato dalla storia.

L’offensiva
Emilio Molinari
Una calda estate, caratterizzata dalla questione Greca e da quanto sia rivelatrice di cosa bolle nell’orrenda pentola europea e dal dibattito che non poteva non aprirsi sulla necessità di un soggetto politico unico in grado di contrastarne la politica. Ma mi scuso se metto assieme due fatti di peso decisamente diverso, ma anche i due editoriali dell’Unità e del Corriere, l’uno a firma del nuovo direttore D’Angelis e l’altro di Pierluigi Battista molto rivelatori Lo sono del pensiero politico e di quella cultura che oggi, come un cancro, sta tenta di mutare antropologicamente un senso comune del diritto, ripropone l’Europa come un incubo, umilia la Grecia, svuota la democrazia, cancella l’idea stessa di pubblico, va all’assalto dei beni comuni naturali e culturali, colonizza popoli e le comunità. Con la brutalità degli argomenti si rilancia un’offensiva che prende di mira  la municipalità de servizi pubblici, combinando questa offensiva con la demonizzazione della storia, dei termini, socialismo per prevenire la ripresa di un interesse su questi argomenti alla fine prendono di mira il referendum sull’acqua manifestano la grande preoccupazione oggi che turba i sonni  dei potenti: la partecipazione.
Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di Giovedì 23 Luglio, chiedendosi retoricamente: “se è così sprezzante e superficiale ribattezzare bene-comunismo la teoria, i riti e, l’ideologia dei beni comuni”, mostra di aver il dubbio di sparare qualche cazzata, anche se poi si risponde subito: è giusto.
Basta leggere “il manifesto degli anti bene-comunisti”, pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni e curato da Eugenio Somaini per rendersi conto che l’ideologia dei beni comuni altro non è che il riprodursi del deprecabile: Socialismo Municipale.
Il libro dice Battista è: “Una requisitoria contro il tentativo di dare una veste seducente…a idee vecchie e a modelli…poco originali di intervento pubblico.. in definitiva, alla solita minestra statalista e dirigista  che ha nutrito per più di un secolo… sia la sinistra socialdemocratica che quella comunista…”
Per dimostrare questa tesi si spazia nella storia di 200 anni: da Marx a Proudhom e alla sua definizione “la proprietà è un furto” da cui l’origine di tutti i mali, del pregiudizio sui privati e tutto ciò che non è comune.
Il bene-comunismo si sostiene, è forse più anarchico e “generosamente roussoiano” ed è impostato su “l’ingenuità della democrazia diretta”, assemblearista, generatrice di autoritarismo e statalismo… Poche parole e secoli di cammino della civilizzazione umana sono liquidati: il diritto, il welfare, la democrazia, la partecipazione, ecc…Viene ignorato il contributo delle culture diverse, dei popoli indigeni, delle comunità della Pacha Mama e il fatto che i beni comuni come: l’acqua, la terra, il cibo, l’aria, l’energia sono fondamentali alla vita di tutti e che c’è in atto un disegno globale di conquistarle da parte di pugno di multinazionali. È un modo di pensare questo, che merita di essere ripreso, perché vi si possono leggere, brutalizzate, le fondamenta di quel pensiero politico e di quella cultura amministrativa che oggi, come un cancro, sta uccidendo la Comunità Europea, la Grecia, la democrazia,  monetizza i beni, colonizza popoli e comunità.
Lo sforzo dell’Istituto Bruno Leoni e di Battista sono un “erudito” sfoggio di questo pensiero; patologicamente antisinistra e fanaticamente liberista.
Manipolatore della storia, in particolare di quella delle municipalizzate: che sono nate negli USA, che nel 1888 il sindaco di Milano Gaetano Negri della Destra Storica istituendo la prima municipalizzata dell’acqua delibera affermando: “l’acqua è un bene indispensabile per la vita e la salute dei cittadini e non può essere gestito da interessi privati” e che in Italia le municipalizzate furono istituite per legge dal liberale Giolitti nel 1903.
Ciò che importa è battere il chiodo delle privatizzazioni e della demonizzazione di tutto ciò che può sembrare pubblico e quindi di sinistra.
Perché alla fine il Manifesto degli anti bene-comunisti, chiude con i triti argomenti “dello spreco di risorse pubbliche per un servizio scandalosamente inefficiente…fonte di clientelismi secondo gli imperativi del socialismo municipale … della privatizzazione dei servizi idrici e sul referendum del 2011sull’acqua pubblica, vinto, si dice, con il demagogico e accattivante slogan “l’acqua è di tutti”. Su tutto poi, aleggia l’incubo della partecipazione popolare.
Ma Pierluigi Battista non pensi di vincere con questo articolo il “premio fedeltà”.
Il nuovo direttore dell’Unità, Erasmo D’Angelis lo ha preceduto e superato con il suo primo editoriale nel quale ci dice che l'Italia è “l’ultimo paese sovietico d’Europa”  e che chi sostiene i servizi pubblici è fermo a Giolitti (liberale) cioè ad un paese arretrato e miserabile, dove, pensate un po’:“la civiltà e il progresso si misuravano nella gratuità e nell’universalità dei servizi”.
Sorprendente no? Ancora di più se detto da un ex redattore del quotidiano comunista ‘il Manifesto’, ex presidente di Publiacqua Spa, ex sottosegretario alle infrastrutture.
L’offensiva privatrizzatrice non ci risparmia nulla.
Dal sindaco di Bologna denunciato perché da l’acqua ad abitazioni occupate, alla Calabria dove un sindaco si prende la denuncia dall’autority perchè pensa di gestire direttamente l’acqua…al direttore dell’Unità, uomo della casta che ha ricoperto tante cariche pubbliche e gestito direttamente aziende pubbliche, che diventa il fustigatore della mala gestione e si permettersi di definire 27 milioni di cittadini che hanno votato per la ripubblicizzazione dell’acqua, plagiati da retrogradi neosovietici.
Con questa esplicitata “cultura” il diritto diventa un qualcosa che si acquista e la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica…“si esprime comprando azioni delle imprese”. Viene spontaneo chiedersi: ma dove hanno vissuto e dove vivono gli Erasmo e i Battista?  Dove si sono costruiti una simile lettura del passato, del presente, dell’Italia dell’Europa? Perché non vogliono vedere quali disastri hanno fatto nel nostro Paese i privati: Parmalat, Cirio, Fiat, Ilva e poi Telecom, Alitalia ecc. e restando all’acqua: Suez, Veolia, Acea, Iren ecc..?
In Europa e nel mondo le cose vanno in modo diverso da quanto si raccontano.
Le gestione in house del milanese, sono state definite dall’Europa, le aziende del settore tra le più virtuose, per basse tariffe, poche perdite, buona qualità dell’acqua e maggiori investimenti. Parigi, Bordeaux, Nizza, Stoccarda, Berlino, Napoli, hanno ripubblicizzato i servizi idrici; in Olanda ed in Belgio non hanno mai privatizzato; l’Irlanda è stata percorsa da manifestazioni per l’acqua pubblica; la Commissione del Parlamento europeo ha di recente votato per l’acqua diritto umano e aperto la discussione sul bene comune non mercificabile.


L’ONU ha dichiarato l’acqua un diritto umano.
Dal marzo 2000 al marzo 2015 si sono verificati nel mondo 235 casi di rimunicipalizzazione dell'acqua in 37 Paesi diversi, per un totale di più di 100 milioni di persone; la maggioranza delle città sono in Francia (94) e negli USA (58, tra cui Atlanta e Houston); e ancora Bogotà, Santa Fè, Rosario, Mendoza, la provincia di Buenos Aires, Conakry, Kampala, Bamako, Johannesburg, Kuala Lumpur, ecc. 
E i ricercatori dell’Università di Greenwich indicano le ragioni di insoddisfazione per la gestione privata: scarsi investimenti; degrado nella qualità dell'acqua; mancanza di trasparenza sui costi e le tariffe; crescita esponenziale dei costi; rischi ambientali; non trasparenza finanziaria; riduzione dei posti di lavoro e prestazione di servizi scadenti.
E infine c’è il Papa? Che dire del Papa? Cari signori avete letto l'Enciclica? Dichiara, senza se e senza ma, che l’acqua potabile è un diritto umano e un bene comune non privatizzabile.  
Che facciamo? Mettiamo nella “lista nera dei bene-comunisti” anche il Papa?