L’ILLUSIONE PRIVATISTICA
di Emilio
Molinari
L’ideologia
di Battista e D’Angelis fa acqua da tutte le parti. La polemica. Le
critiche degli «anti-bene comuni» ignorano la tendenza mondiale alla
ripubblicizzazione dell’acqua (Usa, Onu e Vaticano inclusi). Hanno paura della democrazia e risentono di un fanatismo superato dalla
storia.
L’offensiva
Emilio Molinari |
Una
calda estate, caratterizzata dalla questione Greca e da quanto sia rivelatrice
di cosa bolle nell’orrenda pentola europea e dal dibattito che non poteva non
aprirsi sulla necessità di un soggetto politico unico in grado di contrastarne
la politica. Ma mi scuso se metto assieme due fatti di peso decisamente diverso,
ma anche i due editoriali dell’Unità e del Corriere, l’uno a firma del nuovo
direttore D’Angelis e l’altro di Pierluigi Battista molto rivelatori Lo sono
del pensiero politico e di quella cultura che oggi, come un cancro, sta tenta
di mutare antropologicamente un senso comune del diritto, ripropone l’Europa
come un incubo, umilia la
Grecia , svuota la democrazia, cancella l’idea stessa di
pubblico, va all’assalto dei beni comuni naturali e culturali, colonizza popoli
e le comunità. Con la brutalità degli argomenti si rilancia un’offensiva che
prende di mira la municipalità de
servizi pubblici, combinando questa offensiva con la demonizzazione della
storia, dei termini, socialismo per prevenire la ripresa di un interesse su
questi argomenti alla fine prendono di mira il referendum sull’acqua
manifestano la grande preoccupazione oggi che turba i sonni dei potenti: la partecipazione.
Pierluigi
Battista sul Corriere della Sera di Giovedì 23 Luglio, chiedendosi retoricamente:
“se è così sprezzante e superficiale ribattezzare bene-comunismo la teoria, i
riti e, l’ideologia dei beni comuni”, mostra di aver il dubbio di sparare
qualche cazzata, anche se poi si risponde subito: è giusto.
Basta leggere “il manifesto degli anti bene-comunisti”,
pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni e curato da Eugenio Somaini per rendersi
conto che l’ideologia dei beni comuni altro non è che il riprodursi del
deprecabile: Socialismo Municipale.
Il libro dice Battista è: “Una requisitoria contro il tentativo di dare
una veste seducente…a idee vecchie e a modelli…poco originali di intervento
pubblico.. in definitiva, alla solita
minestra statalista e dirigista che ha
nutrito per più di un secolo… sia la sinistra socialdemocratica che quella
comunista…”
Per
dimostrare questa tesi si spazia nella storia di 200 anni: da Marx a Proudhom e
alla sua definizione “la proprietà è un furto” da cui l’origine di tutti i
mali, del pregiudizio sui privati e tutto ciò che non è comune.
Il bene-comunismo si
sostiene, è forse più anarchico e “generosamente roussoiano” ed è impostato su
“l’ingenuità della democrazia diretta”, assemblearista, generatrice di
autoritarismo e statalismo… Poche parole e secoli di cammino della civilizzazione
umana sono liquidati: il diritto, il welfare, la democrazia, la partecipazione,
ecc…Viene ignorato il contributo delle culture diverse, dei popoli indigeni,
delle comunità della Pacha Mama e il fatto che i beni comuni come: l’acqua, la
terra, il cibo, l’aria, l’energia sono fondamentali alla vita di tutti e che
c’è in atto un disegno globale di conquistarle da parte di pugno di
multinazionali. È un modo di pensare questo, che merita di essere ripreso,
perché vi si possono leggere, brutalizzate, le fondamenta di quel pensiero
politico e di quella cultura amministrativa che oggi, come un cancro, sta
uccidendo la Comunità
Europea , la
Grecia , la democrazia,
monetizza i beni, colonizza popoli e comunità.
Lo sforzo dell’Istituto Bruno
Leoni e di Battista sono un “erudito” sfoggio di questo pensiero;
patologicamente antisinistra e fanaticamente liberista.
Manipolatore della storia, in
particolare di quella delle municipalizzate: che sono nate negli USA, che nel
1888 il sindaco di Milano Gaetano Negri della Destra Storica istituendo la prima
municipalizzata dell’acqua delibera affermando: “l’acqua è un bene
indispensabile per la vita e la salute dei cittadini e non può essere gestito
da interessi privati” e che in Italia le municipalizzate furono istituite per legge
dal liberale Giolitti nel 1903.
Ciò che importa è battere il
chiodo delle privatizzazioni e della demonizzazione di tutto ciò che può
sembrare pubblico e quindi di sinistra.
Perché alla fine il Manifesto
degli anti bene-comunisti, chiude con i triti argomenti “dello spreco di risorse pubbliche per un servizio scandalosamente inefficiente…fonte
di clientelismi secondo gli imperativi del socialismo municipale … della
privatizzazione dei servizi idrici e sul referendum del 2011sull’acqua
pubblica, vinto, si dice, con il demagogico e accattivante slogan “l’acqua è di tutti”. Su tutto poi,
aleggia l’incubo della partecipazione popolare.
Ma Pierluigi Battista non
pensi di vincere con questo articolo il “premio fedeltà”.
Il nuovo direttore
dell’Unità, Erasmo D’Angelis lo ha preceduto e superato con il suo primo
editoriale nel quale ci dice che l'Italia è “l’ultimo
paese sovietico d’Europa” e che chi sostiene i servizi pubblici è fermo a
Giolitti (liberale) cioè ad un paese arretrato e miserabile, dove, pensate
un po’:“la civiltà e il progresso si
misuravano nella gratuità e nell’universalità dei servizi”.
Sorprendente no? Ancora di
più se detto da un ex redattore del quotidiano comunista ‘il Manifesto’, ex
presidente di Publiacqua Spa, ex sottosegretario alle infrastrutture.
L’offensiva privatrizzatrice
non ci risparmia nulla.
Dal sindaco di Bologna
denunciato perché da l’acqua ad abitazioni occupate, alla Calabria dove un
sindaco si prende la denuncia dall’autority perchè pensa di gestire
direttamente l’acqua…al direttore dell’Unità, uomo della casta che ha ricoperto
tante cariche pubbliche e gestito direttamente aziende pubbliche, che diventa
il fustigatore della mala gestione e si permettersi di definire 27 milioni di
cittadini che hanno votato per la ripubblicizzazione dell’acqua, plagiati da
retrogradi neosovietici.
Con questa esplicitata
“cultura” il diritto diventa un qualcosa che si acquista e la partecipazione
dei cittadini alla cosa pubblica…“si
esprime comprando azioni delle imprese”. Viene spontaneo chiedersi: ma dove hanno vissuto e dove vivono
gli Erasmo e i Battista? Dove si sono costruiti una simile lettura del
passato, del presente, dell’Italia dell’Europa? Perché non vogliono vedere
quali disastri hanno fatto nel nostro Paese i privati: Parmalat, Cirio, Fiat,
Ilva e poi Telecom, Alitalia ecc. e restando all’acqua: Suez, Veolia, Acea,
Iren ecc..?
In Europa e nel mondo le cose
vanno in modo diverso da quanto si raccontano.
Le gestione in house del
milanese, sono state definite dall’Europa, le aziende del settore tra le più
virtuose, per basse tariffe, poche perdite, buona qualità dell’acqua e maggiori
investimenti. Parigi, Bordeaux, Nizza, Stoccarda, Berlino, Napoli, hanno
ripubblicizzato i servizi idrici; in Olanda ed in Belgio non hanno mai privatizzato;
l’Irlanda è stata percorsa da manifestazioni per l’acqua pubblica; la Commissione del
Parlamento europeo ha di recente votato per l’acqua diritto umano e aperto la
discussione sul bene comune non
mercificabile.
L’ONU ha dichiarato l’acqua un diritto umano.
Dal marzo 2000 al marzo 2015
si sono verificati nel mondo 235 casi di rimunicipalizzazione dell'acqua in 37
Paesi diversi, per un totale di più di 100 milioni di persone; la maggioranza
delle città sono in Francia (94) e negli USA (58, tra cui Atlanta e Houston); e
ancora Bogotà, Santa Fè, Rosario, Mendoza, la provincia di Buenos Aires,
Conakry, Kampala, Bamako, Johannesburg, Kuala Lumpur, ecc.
E i ricercatori
dell’Università di Greenwich indicano le ragioni di insoddisfazione per la
gestione privata: scarsi investimenti; degrado nella qualità dell'acqua;
mancanza di trasparenza sui costi e le tariffe; crescita esponenziale dei
costi; rischi ambientali; non trasparenza finanziaria; riduzione dei posti di
lavoro e prestazione di servizi scadenti.
E infine c’è il Papa? Che
dire del Papa? Cari signori avete letto l'Enciclica? Dichiara, senza se e senza
ma, che l’acqua potabile è un diritto umano e un bene comune non
privatizzabile.
Che facciamo? Mettiamo nella
“lista nera dei bene-comunisti” anche il Papa?