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mercoledì 25 novembre 2015

PARIGI
SIMMETRIE
di Francesco Piscitello

Bastardi islamici”, ha titolato un giornale italiano a proposito degli episodi di terrorismo ai quali stiamo assistendo. Ma scrivere bastardi islamici non è la stessa cosa che scrivere bastardi terroristi. È forse offendendone l’identità che si può chiedere alle comunità islamiche di associarsi alla nostra sacrosanta indignazione per la barbarie del cosiddetto Califfato?
Quelle comunità, tuttavia, lo hanno fatto ugualmente e spontaneamente manifestando, in questi giorni, contro i terroristi e diffidandoli -come dicevano i loro cartelli- dal servirsi del nome dell’Islam come cornice religiosa per le loro esecrabili gesta. Si sono mostrate, in questo modo, nobilmente superiori alla grossolana volgarità dell’indegno titolo di quel giornale. Avrebbero potuto dire: “Siamo bastardi? E allora protestate da soli”. Sarebbe stata una risposta meritata. Non da noi, naturalmente, che rispettiamo ed apprezziamo ogni essere umano solo per il suo personale, intrinseco valore e non per la sua provenienza o identità: ma meritata, meritatissima dagli autori di quel titolo e di quanti ne condividono lo spirito.
Un titolo che abbiamo chiamato grossolano e volgare: ma si tratta solo di questo? Il giornalismo è un’attività che si serve, come strumento professionale, della parola: è mai possibile un uso così inconcepibilmente maldestro di quello strumento da parte dei suoi abituali utilizzatori? Noi ci auguriamo di sì, naturalmente, e vogliamo credere che un alterato stato emozionale ne abbia ottenebrato le capacità critiche: perché in caso contrario dovremmo pensare a un deliberato disegno. Un disegno volto a generare, al tempo stesso, un odio dell’italiano per l’islamico e, in quest’ultimo, un sentimento di rancore per essersi sentito definire “bastardo”: una bella miscela esplosiva.
L’Italia è un paese produttore ed esportatore di armi. Le esporta, con la necessaria autorizzazione governativa, in paesi che risultano essere finanziatori dell’organizzazione terroristica che rivendica le stragi che conosciamo. Con quel denaro essa acquista le armi con le quali ci uccide. Forse alcune di quelle armi sono fabbricate in Italia. E non basta. Migliaia di civili, un terzo dei quali bambini, sono stati uccisi o mutilati da mine anti-uomo collocate in regioni abitate da popolazioni islamiche.
Ora per fortuna le mine anti-uomo sono messe al bando, ma molte sono ancora là, dove sono state messe: un gran numero di quelle mine ha provenienza italiana. Siamo dunque di fronte a un’inquietante simmetria: le nostre mine seminano terrore e morte in quel mondo così come le armi e gli esplosivi dei terroristi seminano terrore e morte nelle nostre terre. Può darsi che io sia male informato, ma non mi risulta che pubblicazioni delle comunità islamiche del nostro paese abbiano mai titolato “Bastardi italiani” qualche loro articolo. E se l’avessero fatto, ne avrebbero certamente risposto al magistrato. Con mia piena soddisfazione, naturalmente. Per i giornali italiani questo non vale?