di Antonella Nappi
Simulazione della riapertura dei Navigli a Milano (particolare) |
Riflessioni a margine
della riapertura dei Navigli
La bellezza dei Navigli
nelle foto d’epoca ci dice che si, faremmo la fila per un selfie nella storia
di Milano; certo io non conosco i costi del recupero né quali inestetismi
dovrebbero poi attrarre gente pagante per rendere la spesa conveniente. Ma
restituirli tutti alla città, seppure con il tempo, a me sembra un fatto
obbligatorio e riparatorio del vandalismo commesso; l’opera d’arte urbana era
stata donata a generazioni di cittadini e al mondo e il suo recupero potrebbe
influenzarci culturalmente ora che la bellezza cittadina la dobbiamo andare a
ritrovare nel passato, confusi come siamo da opere mastodontiche piazzate come
monumenti nel vuoto. Nell’utopia possibile vorrei tornassero balneabili come
nel passato, secondo l’esigenza di una vita urbana rispettosa delle risorse
ambientali e della ricreazione fisica a portata di tutta la popolazione. Lo
dico nell’ottica utopica appunto ma corrispondente alle esigenze ormai emerse
di ridurre il consumo di energia per rispondere alle crisi ambientale e
climatica, di ridurre lo spostamento di merci e persone per inquinare meno e
per riguadagnare la salute che stiamo demandando sempre più alle cure mediche e
chirurgiche. Starebbe alla politica preparare le città ad una vita più
equilibrata nel suo complesso, e più salubre, disinquinando le acque e i
territori che circondano le aree abitate, bonificando le campagne. Avere più
tempo, spazio e bellezza urbana può ricompensare della diminuzione dei consumi,
indispensabile per risparmiare le materie prime in esaurimento nel pianeta.
Media
e politici continuano a dare spazio invece alle richieste dei potentati
economici che pretenderebbero l’incessante crescita delle produzioni e della
popolazione per moltiplicare i loro introiti. Proprio la crescita demografica,
continuamente invocata, dovrebbe trovare una informazione veritiera, e così il
suo legame con le guerre, le carestie e la povertà!
Nel
1972 fu pubblicata in Italia la ricerca internazionale: “I limiti dello sviluppo”, vi si scriveva della crescita
esponenziale che connotava la popolazione mondiale, e dell’imminente raddoppio,
che è avvenuto; del suo legame strutturale con l’esaurirsi delle risorse nel
pianeta. Influenzò molti giovani e studiosi, anche la sinistra politica ma nel
giro di un decennio la questione fu del tutto tacitata.
Esplosione demografica. Nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a circa 10 miliardi. |
Anche
per gli ambientalisti italiani l’esplosione demografica ritornò presto ad
essere un tabù; prese piede la comoda aspettativa sociologica che con il
benessere in tutto il mondo la natalità sarebbe decresciuta. Se la politica del
figlio unico in Cina ha fatto sì che il paese più popoloso del mondo
triplicasse, negli stessi decenni il pianeta nel suo complesso è quadruplicato
e senza politica demografica ancora s’appresta a raddoppiare. Alcuni studiosi,
come Giovanni Sartori, hanno cercato di coinvolgere la politica mondiale in un
ripensamento economico e demografico che considerasse positivamente la
diminuzione della popolazione e le politiche di contenimento delle nascite
senza riuscirvi.
Nel
nostro paese i media e i politici hanno continuato a lamentare l’invecchiamento
della popolazione senza apprezzarne la causa: la sparizione delle mortalità
precoci, tanti bambini nascono, ugual numero di vecchi divengono. L’aumento
della popolazione è un aumento di tutte le età adulte, un cambiamento enorme
della struttura demografica che avviene in tutto il mondo; ci chiede di riprogettare
la società perché possano convivere molte generazioni: partecipare al lavoro e
alla socialità lungo tutto l’arco della vita. Era una misura opportuna
ritardare l’età del pensionamento o lasciare che ciascuno faccia quel che
vuole. Dovrebbero essere encomiati gli italiani che hanno messo le premesse per
una riduzione della popolazione al 2045 (previsione ISTAT), e anche per
l’opportunità che abbiamo di accogliere i migranti con i loro bambini e i
ragazzini che vengono fatti espatriare da soli da paesi dove la violenza sulle
donne le vede mettere al mondo in media sei figli ciascuna. Al contrario
continuano ancora oggi articoli sui principali giornali che disinformano la
popolazione.
La piramide dell’età potete vederla a questo
indirizzo (Istat Grafici dinamici, popolazione, premere piramide d’età abitanti), con la diminuzione delle morti precoci diviene, al 2061 un rettangolo.
L’Italia ha la più alta densità di popolazione in Europa: 200 abitati per Km
quadrato, nonostante le montagne; quella di Milano è 7439 abitanti al Kmq (al
2016, Statistiche del Comune), quella della provincia è 2042; quella della
Lombardia, la più alta con la Campania in Italia: 422 abitanti per Km2. Da
questa cifra iniziano le più alte densità nel mondo, difficili da gestire.
Anche bambini ne abbiamo tanti a Milano al 2017: 176.000 centosettantaseimila,
l’intera popolazione di Milano al 1861 era di 260.000, eppure non ci siamo estinti.
Milano. Idroscalo |
Tornando
a parlare delle acque, l’idroscalo era il mare dei milanesi, ci si poteva
nuotare in lungo e in largo; da vent’anni l’hanno reso inavvicinabile per non
avere incidenti, salvo una pozzetta per fare due bracciate rasente la riva;
tornare a lasciare balneabile l’area sarebbe una grande risorsa e così per
l’acqua delle cave, e del Lambro. La lega Lombarda ha permesso che il fiume
Lambro continuasse ad essere ricettacolo di veleni al punto che avvicinandosi
alle sue sponde immediatamente il respiro si fa sgradevole e si infiamma la
gola. Da quarant’anni: gruppi, associazioni e studiosi hanno fatto il possibile
perché si risanassero le acque di questo fiume ma evidentemente le forze
politiche hanno altri lidi, altre estati, altre case fuori dalla città, e i
bambini che vanno in quel Parco continuano ad inalare solventi. Chissà che per
le elezioni regionali acque pulite e popolazione stabile possano rinnovare la
politica.