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domenica 23 dicembre 2018

AMERICA
Con questo primo post “Odissea” inaugura una nuova rubrica domenicale attraverso un dialogo a più voci (nonno, zio e nipote) che si svolgerà su due continenti, quello americano (dove studia Ilaria) e quello europeo (dove vivono Vito e Adamo già collaboratori di Odissea).


Adamo Calabrese
"Ritratto" 2018

Post Zer0:
CHRISTMAS TREE
di Ilaria***

È un sabato mattina come tutti gli altri. La pioggia scorre sulla mia finestra e la luce filtra dalla veneziana. Provo a richiudere gli occhi, ma ormai la mia mente ha preso a funzionare e non c’è più alcuna possibilità di tornare a dormire. Mi alzo e mi preparo la mia colazione, aspetto che anche tutto il resto della mia famiglia si svegli per scoprire quale sarà il programma per questa giornata uggiosa. Un’ora e mezza dopo siamo in macchina con le canzoni di natale che fanno da sfondo per il nostro trip alla ricerca del perfetto albero di natale. Giacca pesante, maglione di lana, calzettoni accompagnati da stivali e guanti; tutti felici e canterini ci avviamo sui monti. In 45 minuti arriviamo in un bosco, il suolo è coperto dalla neve e il cielo dalle cime dei pini. Tutto sembra così fiabesco. Ci incamminiamo in fila indiana e con le nostre accette in mano; i nostri passi sono accompagnati dai ritornelli delle canzoni natalizie e dai racconti sui personaggi tipici natalizi. Sorridiamo, ridiamo e continuiamo a guardarci intorno per trovare il nostro albero. Sento un urlo che proviene da dietro di me. Mi giro di scatto e vedo Mom correre in modo impacciato verso un albero enorme. “10 feet tall, that’s huge, is actually love this one!”(alto 3 metri, è enorme, mi piace questo). Scopiamo tutti a ridere per questa uscita di scena; ci avviciniamo all’albero ed effettivamente è davvero spettacolare. Ha un colore stupendo, verde acceso, e profuma.
Non ho mai avuto un albero di Natale vero, a Milano non si usa, ma qui in Oregon è un’abitudine e sono emozionatissima per questa nuova esperienza.
Decidiamo che è il nostro albero e iniziamo a lavorare con le nostre accette per tagliare il tronco. Lavoriamo a turno, è faticoso e le braccia iniziano a fare male dopo poco. Alzo ripetutamente l’accetta e a lascio cadere nella fessura già creata. Mia sorella finisce di tagliare il tronco, e per la felicità lanciamo un grido al cielo. Avvolgiamo l’albero in un lenzuolo e lo carichiamo sopra il tetto della macchina.
Torniamo a casa e finiamo questa durissima ma bellissima avventura. Scarichiamo l’albero dalla macchina e con seghetto rendiamo lineare la fine del tronco.
Le goccioline di sudore e la pioggia bagnano la nostra fronte, ma nulla ci ferma dal finire il nostro lavoro. Laviamo per bene l’albero e togliamo tutti i rametti rovinati. È  arrivato il momento di portarlo in casa. Siamo tutti emozionati, specialmente io e Morgan, la mia sorella maggiore. Lo spostiamo nuovamente sul lenzuolo, contiamo tutti e cinque insieme. Con uno sforzo lo alziamo e lo portiamo fino alla porta.
Il problema più grande è far passare un albero così grande da una porta così insolitamente piccola. Iniziamo a spingerlo dalla punta e a tirare dal tronco. Piano piano lo facciamo scivolare. Dopo una decina di manovre abbiamo l’albero in casa e posizionato nel suo piedistallo. È davvero grandissimo, tocca a malapena il soffitto. In casa c’è profumo di pino. Alla fine della giornata ci sediamo sul divano con un tè e una cioccolata calda a goderci un bel film di Natale e ammirare il nostro bellissimo albero, mi sembra ancora un sogno...non posso credere a tutta questa bellissima magia. Buon Natale a tutti i lettori! Ilaria.