Con questo primo post “Odissea” inaugura
una nuova rubrica domenicale attraverso un dialogo a più voci (nonno, zio e
nipote) che si svolgerà su due continenti, quello americano (dove studia
Ilaria) e quello europeo (dove vivono Vito e Adamo già collaboratori di
Odissea).
Adamo Calabrese "Ritratto" 2018 |
Post Zer0:
CHRISTMAS TREE
di Ilaria***
È un sabato mattina come tutti gli altri. La pioggia scorre
sulla mia finestra e la luce filtra dalla veneziana. Provo a richiudere gli
occhi, ma ormai la mia mente ha preso a funzionare e non c’è più alcuna
possibilità di tornare a dormire. Mi alzo e mi preparo la mia colazione,
aspetto che anche tutto il resto della mia famiglia si svegli per scoprire
quale sarà il programma per questa giornata uggiosa. Un’ora e mezza dopo siamo
in macchina con le canzoni di natale che fanno da sfondo per il nostro trip alla
ricerca del perfetto albero di natale. Giacca pesante, maglione di lana,
calzettoni accompagnati da stivali e guanti; tutti felici e canterini ci
avviamo sui monti. In 45 minuti arriviamo in un bosco, il suolo è coperto dalla
neve e il cielo dalle cime dei pini. Tutto sembra così fiabesco. Ci
incamminiamo in fila indiana e con le nostre accette in mano; i nostri passi
sono accompagnati dai ritornelli delle canzoni natalizie e dai racconti sui
personaggi tipici natalizi. Sorridiamo, ridiamo e continuiamo a guardarci
intorno per trovare il nostro albero. Sento un urlo che proviene da dietro di
me. Mi giro di scatto e vedo Mom correre in modo impacciato verso un albero
enorme. “10 feet tall,
that’s huge, is actually love this one!”(alto 3 metri, è enorme, mi piace
questo). Scopiamo tutti a ridere per questa uscita di scena; ci
avviciniamo all’albero ed effettivamente è davvero spettacolare. Ha un colore
stupendo, verde acceso, e profuma.
Non ho mai avuto un albero di Natale vero, a
Milano non si usa, ma qui in Oregon è un’abitudine e sono emozionatissima per
questa nuova esperienza.
Decidiamo che è il nostro albero e iniziamo a lavorare
con le nostre accette per tagliare il tronco. Lavoriamo a turno, è faticoso e
le braccia iniziano a fare male dopo poco. Alzo ripetutamente l’accetta e a
lascio cadere nella fessura già creata. Mia sorella finisce di tagliare il
tronco, e per la felicità lanciamo un grido al cielo. Avvolgiamo l’albero in un
lenzuolo e lo carichiamo sopra il tetto della macchina.
Torniamo a casa e
finiamo questa durissima ma bellissima avventura. Scarichiamo l’albero dalla
macchina e con seghetto rendiamo lineare la fine del tronco.
Le goccioline di
sudore e la pioggia bagnano la nostra fronte, ma nulla ci ferma dal finire il
nostro lavoro. Laviamo per bene l’albero e togliamo tutti i rametti rovinati. È
arrivato il momento di portarlo in casa.
Siamo tutti emozionati, specialmente io e Morgan, la mia sorella maggiore. Lo
spostiamo nuovamente sul lenzuolo, contiamo tutti e cinque insieme. Con uno sforzo
lo alziamo e lo portiamo fino alla porta.
Il problema più grande è far passare
un albero così grande da una porta così insolitamente piccola. Iniziamo a
spingerlo dalla punta e a tirare dal tronco. Piano piano lo facciamo scivolare.
Dopo una decina di manovre abbiamo l’albero in casa e posizionato nel suo
piedistallo. È davvero grandissimo, tocca a malapena il soffitto. In casa c’è
profumo di pino. Alla fine della giornata ci sediamo sul divano con un tè e
una cioccolata calda a goderci un bel film di Natale e ammirare il nostro
bellissimo albero, mi sembra ancora un sogno...non posso credere a tutta questa
bellissima magia. Buon Natale a tutti i lettori! Ilaria.