di Giuseppe Bruzzone
Se
siamo in tempi atomici, e lo siamo, anche se vogliamo fare fatica a
comprenderlo, perché si avverte un vuoto dentro, ci angoscia questa realtà,
dobbiamo far compiere un salto enorme alla nostra vita. Non c'è nulla di uguale
a prima, ad oggi, anche se c' è un' apparente continuità con il passato poiché
tu cittadino fai la tua vita, appunto di
cittadino, completamente slegato dalla totale realtà che ti circonda. Hai
democraticamente votato, hai determinate simpatie per qualche partito politico,
scambi le tue idee, ti arrabbi per le scelte che vengono o non vengono compiute
dal governo in carica, hai dei tuoi interessi personali che cerchi di
coltivare, hai i tuoi amori che, in questi anni, possono seguire le tue
inclinazioni sessuali senza grandi problemi. Ma altri, non tu cittadino, hanno
la possibilità di fare scelte che in questi momenti, 2014, possono significare
la tua sparizione dalla vita nel territorio dove abiti insieme alle persone con
cui hai deciso di vivere o che hai messo al mondo perché la vita continua e
vorresti che continuasse.
Solo
che oggi ci sono l'equivalente di circa 600.000 (seicentomila) bombe di
Hiroshima sparse nel mondo, che sono in silos sotterranei, in gallerie protette
per essere posizionate su aerei, in sottomarini che perennemente girano per
mari e ghiacci, pronti a colpire per primi, per secondi o anche per errore, gli
obiettivi loro consegnati con determinate procedure e avvertenze( per fortuna
gli "errori" che ci sono stati non sono diventati irreparabili). Bombe
che, nei fatti, abbiamo contribuito a far costruire perché noi eravamo solo
cittadini che dovevano scegliere delle persone che ci avrebbero governato e
chiunque avessimo scelto, le scelte vere,
definitive non erano mai nostre, sempre di altri. Ma oggi ci sono le bombe di
cui sopra e domande grosse, importanti si pongono nell'interesse di tutti.
Si
può sempre ritenere valido il principio per cui in uno Stato c' è un governo di
poche persone, che con determinate prese di posizione, può cancellare la
presenza nel mondo dei suoi componenti e anche dei suoi vicini perché questo
tipo di guerra lo permette?
Francamente
è mai successo nella nostra storia umana? Si è mai presentata questa possibilità
di auto-distruzione?
Ecco
perché ha valore quel salto enorme che dovremmo far compiere alle nostre vite
di cui parlavo all'inizio. Sarebbe una trasformazione epocale, storica,
risposta ad una situazione altrettanto epocale. E non ci sono vie di mezzo.
È
come fossimo arrivati ad un capolinea, uno di quei passaggi che segnano le
epoche della Storia del Mondo perché la consapevolezza di poterci distruggere e
la responsabilità di salvarci vuol dire, come qualcuno ha già detto, Martin
Buber, in Fornari "Psicanalisi della
Guerra Atomica, (Ed. di Comunità
pag. 161), che siamo diventati simili ad un dio. E questo è mai accaduto. Ci
conviene avere questo coraggio di guardarci dentro e di fare certe scelte. Del
resto, queste, sarebbero un atto d'amore verso le persone cui vogliamo bene, le
nostre idee, la nostra vita che deve avere una fine naturale e non bruciata
sull'altare della gara tra gruppi-Stato assimilabile, senza provocazione alcuna,
alle gare tra ragazzi che si confrontano a chi fa la pipi più lontano degli altri.
I gruppi-Stato, come gruppi, sono come quei ragazzi. Il gruppo, lo Stato non cresce, non matura, perché è immateriale,
senza corpo. Ha determinati input sostanzialmente uguali nel tempo, sempre di
salvaguardia di sé, di “difesa”, e quindi di tendenziale sopraffazione sugli
altri, per cui si stabilisce quella gara a chi si "difende" meglio
che può portare alla distruzione di tutti i gruppi, altro che
"vittoria" di uno sull' altro!
Come
una qualsiasi squadra in un campionato di calcio!
Vorrei
ricordare, come ho già fatto in precedenti occasioni, il comportamento degli
Stati al termine della seconda guerra
mondiale. Non erano neanche asciugate le lacrime per tutto quello che di immane
era accaduto in quegli anni, almeno alle persone coinvolte nella tragedia, che
questi si preparavano ancora al confronto, al predominio dell' uno sugli altri
o sull'altro, rubandosi i migliori tecnici nazisti forse perché avevano un
camice e non la divisa da SS, sfoggiando
capacità militari, vedi lo sgancio delle prime bombe nucleari . Sto constatando
un comportamento, non esprimendo giudizi. Lo Stato ha una sovranità da esibire da
far pesare agli altri, da far durare nel tempo (ecco il senso di una
immortalità che il gruppo concede a chi si lascia guidare nel gruppo). E il
dolore, lo strazio di tanti, le ferite, non potevano essere rappresentate,
anche dei militari stessi, perché non erano, compiutamente, lo Stato. Non
avevano deciso loro insieme ai loro governanti di difendersi dal nazismo. Fatto
certamente giusto, ma che non ha risolto il problema della Pace dopo, e che ha
lasciato anche ambiguità nel Processo di Norimberga per cui con troppa facilità
si sono dichiarati colpevoli i nazisti che ubbidivano ciecamente allo stato
(non erano nazisti?) e si è messo in manicomio il pilota dell' aereo che ha sganciato la
bomba A su Hiroshima perché, dopo, si è pentito di averlo fatto. Aveva sensi di
colpa evidentemente troppo umani e forse non degni di un vincitore.
E
oggi ci troviamo in una posizione abbastanza similare perché siamo ancora a
parlare di guerra, nucleare stavolta. Una guerra che ha a che fare con gli
scoppi atomici che avvengono nel nostro sole o nelle stelle, le cui conseguenze
potrebbero non essere raccontate da nessuno, storici compresi, perché non ci si
può porre all'esterno degli avvenimenti e non esserne coinvolti. Tutti, chi
scrive, militari, civili, credenti, non credenti,
lobbisti
di armi, Papi, Capi di Stato e di Governo. Abbiamo la possibilità di porre in
evidenza lo strazio e il dolore di chi
ci ha preceduto in una guerra di circa 7 decenni fa, mettendo in pratica
l' insegnamento che ne possiamo ricavare da quanto accaduto.
Se
uno Stato sente dolore e strazio vuol dire che è diventato Uomo, con tutto
quello che può significare. Sottomissione alla Legge del Non Uccidere anche nei
rapporti con gli altri Stati. Atto che salverebbe lo stato e te che oggi sei lo
Stato perché sei responsabile di te stesso e ti guidi insieme agli altri, non
aspetti di essere guidato. Le tue scelte saranno meditate, condivise con altri
per ottenere benefici comuni concreti, anche reciproci con altri gruppi, nell'
interesse generale e non particolare, di prevaricazione. Non c' è più
concorrenza se questa porta alla distruzione. Del resto, senza che questa sia
una giustificazione, questa coralità nelle scelte, questo vivere autenticamente
insieme, senza compartimenti stagni, non è adombrato nell' articolo 1 della
Dichiarazione
Universale
dei Diritti Umani per cui "Tutti gli Esseri Umani nascono liberi ed uguali
in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono agire
gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza."?
Il
fatto che quindi le decisioni devono essere di tutti, vuol dire che si crea una
nuova organizzazione sociale, un nuovo modo di rapportarsi tra i cittadini, le
persone? È esatto. E che male ci sarebbe, se questo significa la nostra
salvezza? Tutta la nostra storia pregressa è stata un cambiamento continuo che
solo indirettamente ha coinvolto le persone. Oggi, tempi di potenziale
catastrofe, queste possono accorgersi che la loro violenza risparmiata e messa
nello stato gli si ritorce contro. E allora non possono fare altro che
riprendersela e sentirsi responsabili in prima persona di questa guidando
insieme agli altri, perché no, lo Stato di cui fanno parte. È un atto di
coraggio e anche senza possibilità di deroghe o di rinvii. Non si compie violenza su alcuno, Si guida la
propria vita, per la salvezza di tutti.
E'
da questa situazione, che per funzionare impiegherà il tempo necessario, che si
potrà partire, apprezzando il senso dell' operare insieme, per affrontare i
temi che ci preoccupano: il lavoro per i giovani e no, le risorse da reperire,
il territorio da curare in profondità per evitare tragedie umane ed economiche,
i problemi finanziari derivati (è la parola giusta?) da situazioni
extraterrestri per cui le perdite bancarie devono essere pagate necessariamente
da chi magari ha conti correnti al
limite della sopravvivenza e non dagli stessi responsabili delle banche, per la
loro conduzione "allegra" o per investimenti finanziari sbagliati.
Questa
democrazia di tutti, diretta anche perché le decisioni possono essere immediatamente
operative non si avvicinano un poco a certe espressioni che si sentono in giro,
che si leggono sui giornali anche on-line? E quelle altre... lo stato siamo noi,dobbiamo
contare di più ecc. ecc.? Certo che si avvicinano e lambiscono la realtà. Sono
il sintomo di un ragionamento che vuole essere diverso dai soliti. E infatti,
ad esempio, il Movimento 5 Stelle, parla di legami diretti tra il politico e i
propri rappresentati. Non c' è la "specializzazione" della politica,
ma il tentativo di esprimere scelte politiche approvate preventivamente dalla
discussione della base attraverso il c.d. web.
E
cosi pure quando affermano che lo stato siamo noi dicono una verità, purtroppo
ancora non sostanziale. Sono concetti che si possono far rientrare in quelle
sensazioni provate dal filosofo Giorello e manifestate in una intervista al
giornale on-line Affari Italiani il 28/02/13, "falliscono i vecchi
partiti, abdica al suo ruolo anche un Pontefice... forse è davvero arrivato il
momento in cui gli individui possono pensare con la propria testa senza un
pastore politico o spirituale che sia...
Sono
punti di partenza, non di arrivo, andrebbero approfonditi e poi fatti propri in
pienezza. Dire lo stato siamo noi e non assumersi la responsabilità di esserlo concretamente
fino in fondo avendo la consapevolezza di quello che è effettivamente , significa
solo enunciare slogan e basta. Manca una visione complessiva dei problemi,
anche se su qualcuno di essi puoi aver preso giuste posizioni (es. F35). Cosa
si pensa, che siccome arrivi te, gli altri si scansano, e ti dicono di
accomodarti? E se oggi compare un libretto con tante importanti indicazioni, frutto di conoscenza
diretta del problema, di Hessel e Jacquard il cui titolo è "Esigete! un disarmo nucleare totale
", qualcosa vorrà significare. No? Se si rivolge alle persone, a noi
cittadini, di interessarci, di spingere affinché questo tema del disarmo
nucleare venga affrontato, come, nei fatti, è stato preso in considerazione, da
oltre un centinaio di stati denuncianti il pericolo di una guerra atomica, vuol
dire che si conta, che si ha un peso. E allora, mi domando, perché non andare
oltre e sottoporre lo stato alla legge propria dell' eticità personale anche
nei rapporti con gli altri stati e impedire il possibile annientamento di tutte
le parti in gioco?
Ci
si rende conto che è la sovranità dello stato che produce, il pericolo
paventato delle guerre? Perché se c' è la sovranità ci sarà sempre concorrenza
e le regole verranno rispettate finché ci sarà la convenienza, caduta questa,
ogni scusa sarà buona per farsi i cosiddetti, propri interessi statuali anche
se questi non coincidono con quelli veri della pace. Potrebbe esserci sempre
qualche responsabile (?) di governo che per trarre vantaggi al proprio gruppo è
disposto a far correre rischi a tutti gli altri (e anche al proprio).
No,
personalmente ritengo ci voglia un radicale cambiamento di atteggiamento. Lo
stato deve umanizzarsi, deve avere i nostri volti della maggior parte di noi,
poi insieme si potrà decidere quali e quanti e di deleghe in bianco non se ne
parla neppure. Devono esserci precise assunzioni di responsabilità, tutto deve
essere esplicito e definitivo, per quelle determinate condizioni. Perché deve
esserci precisa trasparenza nei riguardi della generalità dei cittadini, dentro
e fuori lo stato che inizierà il cambiamento.
È
su questa linea che penso ci si debba battere. non possono esserci mezze
misure, nell' interesse di tutti. Se si inizia un'opera, e che opera, ad una
distruzione potenziale della vita, va opposta una decisa opera di salvezza,
cambiando abitudini, rapporti, all'interno dei gruppi, ma con movimenti, scelte
che devono essere sottoposte alla legge del non uccidere, per non essere
uccisi. Non è più accettabile quella assenza di leggi che riguardino i rapporti
fra stati, per cui questi ritengono di fare determinati atti senza preoccuparsi
se questi danneggiano altri o, perfino, anche se stessi.
La
guerra, chi tenta di farla, deve essere perseguita penalmente come una
qualsiasi associazione a delinquere. Si pensa forse che, in qualche modo, la
vita come l'abbiamo intesa fino ad ora possa diventare una non vita? È bello
ballare sul Titanic?
La
riscoperta di sé, l'essere responsabile, padrone della tua vita, scoprire come
le eventuali differenze con gli altri vicini a te possano essere risorse e non
motivo di incomprensione (qualora ci fossero, bisogna dichiarare
"guerra"?) possono spalancare porte su grandi praterie che se oggi
magari stanno desertificando, per motivi
"umani", potranno avere, dopo, quel verde vita che ci riempie il
cuore. E fare un' astronave con la collaborazione di tutti i tecnici, gli
ingegneri, la disponibilità di mezzi, la tecnologia non più segreta, di tutti
gli stati che hanno già sviluppato determinate capacità non può rinnovare la
voglia di vivere, la voglia di sapere? Astronave terrestre nel vero senso della
parola. Altro che russa,
americana, cinese, indiana ecc. ecc. Non ci sarà più questa competizione legata
alla sovranità degli Stati. Certo l'intelligenza e la sensibilità umana
finalmente dispiegata, ci suggeriranno di intervenire prima in quelle tante
situazioni di sofferenza che ci sono, ma è credibile che con le risorse
economiche a disposizione si possano fare entrambe le cose, stavolta.
I
tempi atomici ci dicono che occorre sempre riflettere, prima di muoversi. Ma
questi tempi ci dicono anche altre cose. Perché mai tu cittadino di uno stato
non vieni messo al corrente dei tuoi mezzi di difesa, aldilà delle periodiche
parate, degli studi che vengono fatti per aumentarne la potenzialità, la
qualità, la dislocazione?
Eppure
dovresti essere coinvolto in questo, è una "difesa" che ti
riguarda, fatta per te, appunto
cittadino dello stato. E perché non posso sapere chi sono le mie
"spie" che spiano alleati e potenziali "nemici", cosa
fanno, quante sono, dove sono e se ci sono altri mezzi di conoscenza,
prettamente tecnici, sempre per sapere come si comportano gli "amici"
e i "nemici"? Una "difesa" condivisa, allargata, discussa
tra i componenti di un gruppo-stato, non sarebbe migliore, non darebbe più
risultati, non sarebbe proprio più attinente allo stesso concetto di difesa
considerato che siamo noi che desideriamo "difenderci"?
Oppure,
come purtroppo sembra, è la stessa faccia di quella medaglia per cui al
gruppo-stato nei rapporti con altri gruppi- stato non interessa la coesione, la
ricerca di un vivere bene, di un stare bene, tra gli uni e gli altri componenti
del proprio gruppo?
Come
non si preoccupa più di tanto, se in
momenti di ristrettezze economiche per tante persone, dall' alto della sua sovranità,
privilegia spese per la "difesa" sostenendo che comunque sono un bene
perché danno lavoro!
Tu
dovresti essere coeso, unito agli altri, solo nel confronto, nella competizione
con gli altri stati, perché l'essere gruppo ti impone la tua salvezza, la
vittoria sugli altri. Ma l'evolversi della Storia che ci ha portato a questi
giorni nostri, ci imporrebbe di cambiare rotta, registro, aprire una nuova fase
della nostra convivenza.
Posso
dire che quanto scritto sopra, segretezze comprese, fa da supporto alle scelte
che verrebbero prese da pochi governanti e che questo è il segno della
"malattia"dei gruppi stato; che le strutture armate che essi hanno a
disposizione sono solo uno strumento di vendetta e che la cosiddetta
"difesa" avrebbe senso solo all'interno di leggi, regole, che non ci
sono perché fino ad oggi nei rapporti tra stati ha sempre prevalso
il criterio del più forte? Dovremmo ammettere di dover imparare ancora a stare
al mondo, stante la situazione. In termini individuali potremmo farlo, come
gruppo no, non sarebbe definitivo.
Credo
che, senza voler fare del terrorismo, ci farebbe bene vedere o rivedere,
qualche filmato su Hiroshima o Nagasaki, qualche film sulla situazione atomica
come "Il giorno dopo", solo per verificare le
distanze abissali di comportamento che
ci sono tra cittadini che attendono la propria quotidianità e governi che
prendono decisioni che riguardano anche la loro vita, nei confronti di altri
stati. Oppure quei documentari scientifici dei medici anti-nuclearisti di Ican,
o anche il filmato dei buddisti di Soka Gakkai presentato a Milano e in altre
sedi quando, apparentemente, nessuno parlava di pericolo atomico.
Il
"ci" di cui sopra vuol dire ovviamente noi, abitanti della Terra (inoppugnabile!)
di varie professioni, ruolo e gradi.
C'
è da dare anche qualche spiegazione sulla "malattia" dei gruppi che è
anche dell'uomo, in modo diverso. Personalmente voglio usare questo termine
generico perché non sono psichiatra, psicanalista o comunque un medico che ha a
che fare con problemi di comportamento. Intendo come "malato" un
comportamento irrazionale, dettato da paure, ansie, corto-circuiti mentali. Non
è malattia farsi amico-nemico,o tutte le combinazioni che volete, una guerra
atomica in cui ci si può vaporizzare a vicenda insieme a tutti i nobilissimi
motivi che potremmo addurre? Non è malattia infischiarcene di tutti gli altri
Paesi che non hanno motivo di
"guerra"e che forzatamente ne sarebbero coinvolti comunque? Non è un'altra forma di malattia fare finta di non accorgersi che, se nella guerra
odierna c' è la reciproca distruzione, la guerra non ha motivo di essere, non
potremo più abbellirla? Non è malattia reciproca, assegnare un ruolo di nemico
comunque a tutti, tra i milioni e milioni di persone delle parti avverse che,
magari non ti sentono come nemico, o molte di loro non sanno neanche che giorno
è, quel giorno?