di Giorgio
Colombo
In relazione all’incendio della Cattedrale di
Notre-Dame di Parigi e a quanto se ne è scritto e commentato, vorrei riprendere
alcuni dati ben conosciuti ma confusi tra gli odierni danni: l’antica
costruzione del XII secolo, quasi completamente distrutta, statue comprese,
durante la Rivoluzione francese, viene ricostruita nel 1850-60 in un libero
neogotico e solennemente consacrata nel maggio del 1864: direttore il celebre
architetto Eugène Emmanuel Viollet-le Duc. Dello stesso tempo gli affreschi e
l’organo maggiore. La Cattedrale, insieme alla Tour Eiffel e all Arc de
Triomphe, diventa uno dei simboli della capitale francese, già introdotto nel ’31dal
romanzo Notre-Dame de Paris di Victor
Hugo. ‘Simbolo’ dunque, dal greco ‘σύμβολον’, dal verbo ‘συμβάλλω’ ‘mettere
insieme’, qualcosa (una strada, una porta, un oggetto, una immagine, una
persona…) la cui percezione colpisce e suscita un’idea che va al di là dal suo
immediato aspetto, nel contrasto di particolarmente piacevole o spiacevole, ciò
che porta bene o porta male. ‘Notre-Dame’ porta bene, è un simbolo della
indefinita perfezione e così non si può visitare Parigi senza ammirare questa
Cattedrale (circa 12 milioni di persone all’anno), fotografarla, scattare selfie, spedirne una cartolina agli
amici. Anche per i parigini. Non si tratta di un richiamo nascosto. La bella
posizione, la Senna che scorre, il verde intorno, la imponenza delle navate, il
grande crocefisso laggiù, in fondo, la Pietà alla base, vetrate policrome,
preziosità delle reliquie… Ma per la maggioranza dei visitatori il tempo e lo
stile della costruzione è ininfluente: si tratta di una chiesa antica (ma non
quella del XII secolo), ben visibile, ben riprodotta e riproducibile. Buon
soggetto per visitatori spesso frettolosi. I più ignorano il tempo della
costruzione, ignorano che le lastre di piombo fuse, il tetto caduto è forse tra
le parti più antiche che gli esperti chiamavano ‘la foresta’. Parecchi anni di
lavori saranno necessari per la sua rinascita. Degli amici parigini mi
scrivono: “unica buona notizia è che questo incendio ha riacceso un senso di
unanimità che ci è mancato molto in Francia”. Vi aggiungerei le api che vivono
pacificamente sul tetto della Cattedrale.