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mercoledì 17 aprile 2019

DUE SECOLI DI MODELLI CRIMINALI  
di Valentina Tatti Tonni



Normalmente […] l’attenzione si concentra sull’aspetto più cruento dell’associazione mafiosa ossia sui reati fine (estorsioni, usura, omicidi, traffico di stupefacenti ecc.) che vengono assunti ad indice del fenomeno associativo che sta a monte. Non meno importante, tuttavia, ai fini del raggiungimento degli scopi associativi, è tutta quell’attività che serve all’associazione per infiltrarsi nella società civile dove si presenta con il volto di personaggi insospettabili i quali, avvalendosi di specifiche competenze professionali, avvantaggiano l’associazione fiancheggiandola e favorendola nel rafforzamento del potere economico, nella protezione dei propri membri, nell’allargamento delle proprie conoscenze e dei contatti con altri membri influenti della società civile (c.d. borghesia mafiosa)” questa, citando dal testo, la motivazione che la Corte di Cassazione dava ad un’importante sentenza (20 aprile 2012 n.18797 G.V.), la chiave di lettura che i magistrati Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino presentano per Laterza nel volume Modelli criminali: mafie di ieri e di oggi.  
Sebbene le pubblicazioni in tema di criminalità organizzata siano aumentate rispetto agli anni precedenti, probabilmente grazie alle continue azioni repressive dello Stato e alle più recenti inchieste giornalistiche, questo libro diviso in tre parti non resta sullo sfondo e non si esaurisce nei tanti argomenti già ampiamente trattati poiché ha il grande pregio di utilizzare nella scrittura un nuovo punto di vista.
Se da una parte gli autori pongono l’accento sul racconto delle mafie, in particolare di Cosa nostra e della ‘ndrangheta, nell’origine e nello sviluppo a partire dalla nostra memoria storica e collettiva, dall’altra si concentrano in modo significativo sulla testimonianza specifica di una determinata area di interesse, Roma e il Lazio, in cui quelle mafie autoctone in una certa regione ed ora emigrate hanno intessuto rapporti clientelari e affaristici con criminali comuni, politici e imprenditori. La centrale parte del testo, la seconda, intitolata alle piccole mafie, assume, grazie alle relazioni della direzione investigativa antimafia, alle operazioni delle forze dell’ordine e alle sentenze della Suprema Corte, una particolare rilevanza ai fini della conoscenza di un fenomeno che, seppure vincibile, è in continua espansione.
Di grande utilità sono le nozioni di giurisprudenza perché di ausilio per chiunque voglia approfondirne i contenuti e i termini, come quelli relativi all’associazione di stampo mafioso, alla corruzione, al sequestro di beni e all’interdittiva antimafia, ma anche alla differenza che soggiace tra le vittime e le colpe nella dialettica mafiosa con riferimento pertinente a indagini e processi come quello cosiddetto Crimine-Infinito, Aemilia o quello che ha colpito la capitale nel Mondo di mezzo, rintracciabili nel breve periodo.
La stessa cura che le famiglie e i clan dislocati sul territorio nazionale e oltreoceano impiegano nell’ottenere consenso e credibilità della propria forza usurpatrice e parassitaria, dovrebbe in egual misura essere contrastata da un sistema giudiziario efficace e da una politica meno miope.
Certo, come sono i due magistrati a scrivere supportati dalle esperienze maturate, Pignatone nelle procure di Roma, Palermo e Reggio Calabria e Prestipino nella direzione distrettuale antimafia di Palermo e di Reggio Calabria e nella procura di Roma, “la presenza mafiosa a Roma si intreccia e si misura con altri fenomeni criminali di diversa matrice” che nella grande dimensione territoriale che occupa ne subordina le attività anche a causa del fatto che è sede geografica e istituzionale del potere politico, religioso e internazionale.
L’impegno richiesto alla società civile e ad ogni singolo cittadino è pertanto di alto livello perché mira a sradicare un fenomeno longevo che non sembra trovare freni e che anzi riesce a nutrirsi ancora di importanti rapporti esterni di collusione in una zona grigia accertata ma non smantellata, dunque pericolosa e persino insidiosa nella convenienza economica di base. Una convenienza fatta di reciprocità illecita a cui solo una società consapevole può dare il giusto e definitivo rifiuto.

Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino
Modelli criminali: mafie di ieri e di oggi
Editori Laterza 2019
Pagg. 219, 20 euro.