di
Valentina Tatti Tonni
“Normalmente
[…] l’attenzione si concentra sull’aspetto più cruento dell’associazione
mafiosa ossia sui reati fine (estorsioni, usura, omicidi, traffico di
stupefacenti ecc.) che vengono assunti ad indice del fenomeno associativo che
sta a monte. Non meno importante, tuttavia, ai fini del raggiungimento degli
scopi associativi, è tutta quell’attività che serve all’associazione per
infiltrarsi nella società civile dove si presenta con il volto di personaggi
insospettabili i quali, avvalendosi di specifiche competenze professionali,
avvantaggiano l’associazione fiancheggiandola e favorendola nel rafforzamento
del potere economico, nella protezione dei propri membri, nell’allargamento
delle proprie conoscenze e dei contatti con altri membri influenti della società
civile (c.d. borghesia mafiosa)” questa, citando dal testo, la motivazione che
la Corte di Cassazione dava ad un’importante sentenza (20 aprile 2012 n.18797
G.V.), la chiave di lettura che i magistrati Giuseppe Pignatone e Michele
Prestipino presentano per Laterza nel volume Modelli criminali: mafie di ieri e di oggi.
Sebbene
le pubblicazioni in tema di criminalità organizzata siano aumentate rispetto
agli anni precedenti, probabilmente grazie alle continue azioni repressive
dello Stato e alle più recenti inchieste giornalistiche, questo libro diviso in
tre parti non resta sullo sfondo e non si esaurisce nei tanti argomenti già
ampiamente trattati poiché ha il grande pregio di utilizzare nella scrittura un
nuovo punto di vista.
Se
da una parte gli autori pongono l’accento sul racconto delle mafie, in
particolare di Cosa nostra e della ‘ndrangheta, nell’origine e nello sviluppo a
partire dalla nostra memoria storica e collettiva, dall’altra si concentrano in
modo significativo sulla testimonianza specifica di una determinata area di interesse,
Roma e il Lazio, in cui quelle mafie autoctone in una certa regione ed ora
emigrate hanno intessuto rapporti clientelari e affaristici con criminali
comuni, politici e imprenditori. La centrale parte del testo, la seconda,
intitolata alle piccole mafie, assume, grazie alle relazioni della direzione
investigativa antimafia, alle operazioni delle forze dell’ordine e alle
sentenze della Suprema Corte, una particolare rilevanza ai fini della
conoscenza di un fenomeno che, seppure vincibile, è in continua espansione.
Di
grande utilità sono le nozioni di giurisprudenza perché di ausilio per chiunque
voglia approfondirne i contenuti e i termini, come quelli relativi all’associazione
di stampo mafioso, alla corruzione, al sequestro di beni e all’interdittiva
antimafia, ma anche alla differenza che soggiace tra le vittime e le colpe
nella dialettica mafiosa con riferimento pertinente a indagini e processi come
quello cosiddetto Crimine-Infinito, Aemilia o quello che ha colpito la
capitale nel Mondo di mezzo, rintracciabili
nel breve periodo.
La
stessa cura che le famiglie e i clan dislocati sul territorio nazionale e
oltreoceano impiegano nell’ottenere consenso e credibilità della propria forza
usurpatrice e parassitaria, dovrebbe in egual misura essere contrastata da un
sistema giudiziario efficace e da una politica meno miope.
Certo,
come sono i due magistrati a scrivere supportati dalle esperienze maturate,
Pignatone nelle procure di Roma, Palermo e Reggio Calabria e Prestipino nella
direzione distrettuale antimafia di Palermo e di Reggio Calabria e nella
procura di Roma, “la presenza mafiosa a Roma si intreccia e si misura con altri
fenomeni criminali di diversa matrice” che nella grande dimensione territoriale
che occupa ne subordina le attività anche a causa del fatto che è sede
geografica e istituzionale del potere politico, religioso e internazionale.
L’impegno
richiesto alla società civile e ad ogni singolo cittadino è pertanto di alto
livello perché mira a sradicare un fenomeno longevo che non sembra trovare
freni e che anzi riesce a nutrirsi ancora di importanti rapporti esterni di
collusione in una zona grigia accertata
ma non smantellata, dunque pericolosa e persino insidiosa nella convenienza
economica di base. Una convenienza fatta di reciprocità illecita a cui solo una
società consapevole può dare il giusto e definitivo rifiuto.
Giuseppe
Pignatone e Michele Prestipino
Modelli
criminali: mafie di ieri e di oggi
Editori Laterza 2019
Pagg. 219, 20 euro.