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mercoledì 29 maggio 2019

Poesia
VACANZA INTRACORPOREA
di Nicolino Longo


Per una vicina, distensiva, più sicura e gratuita vacanza,
magari a terapia d’un’emicrania
alla “testa del femore o dell’ulna”,
o cefalea alla “testa dell’omero o del radio”,
senza consultare né medico né “atlante”
(con sola “borsa dello scroto” a tracolla
-o meglio “a tracosce”-
e “altre due sotto gli occhi”),

m’imbarcherò sul primo “scafoide” che trovo
e via in navigazione,
non già per le “Maldive”
ma per le “Isole di Langerhans”, in “pancreas”
(e altri “organi” turistici).

E bagni farò d’ “insulina”
ai caldi raggi del “plesso solare”,
con scorpacciate di dolci, alla faccia del “mellito”.
Di notte,
sotto la volta del “ganglio stellato”,
mi scalderò, accendendo falò
con “tronchi e rami di vena e arteria polmonari”.

Per acqua da bere
mi recherò, con “calici renali”, 
alla “cisterna del Pecquet”,
o all’ “acquedotto del Silvio”.
Per carne, al “mattatoio dei globuli rossi”.
Mentre, per latte, bambino tornerò
ai “seni mascellari e frontali”.
Raccoglierò frutta
dagli “alberi respiratorio e circolatorio”.

Assieme a “loro eminenze il tenar e l’ipotenar”,
mi recherò ogni domenica a pregare
davanti all’ “osso sacro”.
Per ricordarti di me,
ti scriverò la lettera mia più bella d’amore
sul “foglietto parietale
della capsula di Bowmann”,
o su “quello viscerale del pericardio”.

Per distendermi,   
mi porrò in ascolto
di “radio” e “dischi intervertebrali” ogni giorno.
Oppure, delle belle e orecchiabili note
delle “trombe d’Eustachio”.
E tutto:
alla faccia di terremoti, maremoti e tour operators.