VACANZA INTRACORPOREA
di Nicolino Longo
Per una vicina,
distensiva, più sicura e gratuita vacanza,
magari a terapia d’un’emicrania
alla “testa del femore o
dell’ulna”,
o cefalea alla “testa dell’omero o del radio”,
senza consultare né medico
né “atlante”
(con sola “borsa dello
scroto” a tracolla
-o meglio “a tracosce”-
e “altre due sotto gli
occhi”),
m’imbarcherò sul primo
“scafoide” che trovo
e via in navigazione,
non già per le “Maldive”
ma per le “Isole di
Langerhans”, in “pancreas”
(e altri “organi”
turistici).
E bagni farò d’ “insulina”
ai caldi raggi del “plesso
solare”,
con scorpacciate di dolci,
alla faccia del “mellito”.
Di notte,
sotto la volta del
“ganglio stellato”,
mi scalderò, accendendo
falò
con “tronchi e rami di
vena e arteria polmonari”.
Per acqua da bere
mi recherò, con “calici
renali”,
alla “cisterna del
Pecquet”,
o all’ “acquedotto del
Silvio”.
Per carne, al “mattatoio dei globuli rossi”.
Mentre, per latte, bambino tornerò
ai “seni mascellari e frontali”.
Raccoglierò frutta
dagli “alberi respiratorio
e circolatorio”.
Assieme a “loro eminenze
il tenar e l’ipotenar”,
mi recherò ogni domenica a
pregare
davanti all’ “osso sacro”.
Per ricordarti di me,
ti scriverò la lettera mia
più bella d’amore
sul “foglietto parietale
della capsula di Bowmann”,
o su “quello viscerale del
pericardio”.
Per distendermi,
mi porrò in ascolto
di “radio” e “dischi
intervertebrali” ogni giorno.
Oppure, delle belle e
orecchiabili note
delle “trombe
d’Eustachio”.
E tutto:
alla faccia di terremoti,
maremoti e tour operators.