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giovedì 12 dicembre 2019

UNA QUERCIA ROSSA PER PINELLI

La quercia rossa

La targa in ricordo

Milano. Ieri mercoledì 11 dicembre, in Piazzale Segesta, il Comune di Milano ha voluto ricordare Giuseppe Pinelli piantando un albero e istallando quasi ai suoi piedi un blocco di granito con una targa. Il sindaco Sala ha tenuto una breve prolusione in cui a nome della città ha chiesto scusa ai familiari e ha ribadito che Milano resta una città antifascista. Era presente il prefetto ed erano presenti delegazioni partigiane (Anpi), consiglieri comunali, associazioni anarchiche, gruppi di militanti della sinistra, esponenti del mondo libertario, musicisti, cittadini fra i più diversi, parenti delle vittime, televisioni e giornalisti. Questo che pubblichiamo è l’intervento di una delle figlie, Silvia Pinelli.  

Il gonfalone dell'ANPI

Ringraziamo tutta l'amministrazione comunale per aver voluto rendere omaggio a Giuseppe Pinelli con un albero, una quercia rossa, simbolo universale della vita, simbolo di accoglienza e protezione. Una Milano che 50 anni fa fu ferita in modo indelebile da chi avrebbe voluto cambiare la storia di questo Paese, una Milano che rispose con fermezza e dignità ad un piano criminoso che vedeva gli anarchici responsabili di fatti terribili e che vide innocenti in carcere e nostro padre volare giù da una finestra. All’epoca i primi che si mossero perché venisse fatta luce su quei fatti e chiarezza sulla morte di nostro padre furono i socialisti milanesi, e il primo firmatario il sindaco di allora Aldo Aniasi, e oggi, dopo 50 anni l'amministrazione comunale, nella persona del Sindaco in questo gesto e in questo dono alla città di Milano ci ricorda che Milano è e resta una città antifascista e ricorda Pino  anarchico, staffetta partigiana e ferroviere con un gesto importantissimo di cui noi come famiglia non possiamo che essere grati.
Lo stesso omaggio che 10 anni fa la più alta carica dello Stato tributò a nostro padre annoverandolo tra le vittime di Piazza Fontana, la diciottesima vittima e vittima due volte, prima di pesantissimi e infondati sospetti e poi di una improvvisa e assurda fine.



Ci sono voluti tanti anni, la tenacia e la determinazione di nostra madre Licia e delle persone che non credettero alle versioni ufficiali.
E dopo 50 anni siamo ancora qui, anche con i familiari delle persone che morirono in piazza Fontana, con la verità storica in mancanza di una verità giudiziaria ma con la certezza che “ricordare è un impegno a non cedere, a continuare la battaglia fino in fondo per raggiungere sì la verità (di cui questo Paese è assetato) ma anche e soprattutto per cambiare il volto di questo Paese”
Grazie a tutti voi, grazie a nostro padre e grazie a nostra madre Licia.

[Foto: Odissea]