Una poesia di Oliviero
Arzuffi in memoria
di padre David Maria
Turoldo, per l’anniversario
della morte che ricorre
domani 6 febbraio.
Ti
ho visto:
gioioso
raccontar
sogni
e speranze
a
giovanili intenti
in
un parlar leggero
tra
gli archi ariosi della Cattolica.
Aperto
il chiostro
ma
sbarrate le porte
e
freddo il cuore
per
ottuse menti.
Ti
ho visto:
umidi
gli occhi
a
contemplare
torreggianti
case
e
solenni chiese
e
armoniose piazze
e
ovunque
il
vorticare di marmoree forme
e
un seminìo di colori su legni e tele
tra
i vicoli d’Arno:
bellezza
che
sempre salva
nell’amara
sorte.
Ti
ho visto:
randagio
errare
lungo le sponde dell’Hudson
e
accorato
chiedere
alle
formicolanti strade
ai
ponti smisurati
ai
palazzi eretti per sfidare il cielo:
quale
futuro
per
il veniente uomo
e
quale terra germogli ancora,
spogliata
sempre del fraterno amore.
Ti
ho visto:
solenne
curvar
ampie le mani
a
raccattare i pungenti sassi
della
natia terra
e
dare voce
all’umile
grido
di
chi non sa parole,
sapendo
certo
di
non far rumore.
Ti
ho visto:
tuonante
sotto
il torrione
dell’antica
pieve,
a
denunciare
connubi
infausti
della
Madre Chiesa
e
chieder perdono
per
la nostra assenza.
E
ammansire il male
con
il cantar inni a tacitar tormenti
e
un salmodiare nuovo per slegare il cuore
e
trovar dure parole per bussare al cielo,
tentando
almeno di scalfir la terra.
Ti
ho visto:
dolente
mostrare
le piaghe
del
saputo “drago”
a
consumar le membra,
senza
pietire
una
diversa sorte
di
noi superbi
condannati
a morte.
Ti
vedo:
eretto
ora
a
silenziare il cuore,
rapito
e avvolto
in
una parlante luce.
E
davanti al trono
del
gran Mistero
trovar
risposta
ai
tuoi tormenti urlati.
E
l’Amor consente
all’eterna
vita.
[Oliviero
Arzuffi]