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sabato 1 febbraio 2020

SOGNANDO LA LIGURIA
di Giulio G. Rizzo

La copertina del libro

Lettera/recensione ha definito Rizzo questa nota al libro di Consonni, e come tale la pubblichiamo.

Giancarlo carissimo,
ho ricevuto, molto gradito, il tuo Sognando la Liguria. Complimenti, ovvi, ma veramente sentiti e vivissimi!
Ti confesso che quando l’ho sfogliato l’apertura è caduta sulla pagina 22 (Liguria/2 del 1994) e il pensiero, errando, mi è andato a Mondrian. Ho visto in quel piccolo quadro un Mondrian rivisitato e molto addolcito. Immediatamente mi son venute in mente le affermazioni di Mondrian quando- dal 1907 in poi, avendo superato il periodo naturalistico (quando dipingeva paesaggi sereni con l’uso di colori rilassanti) affermava che: “Quando siamo in una realtà assoluta, l’arte non è più necessaria”. Da qui la sua scelta di utilizzare “solo” i colori primari rosso-giallo-blu-nero-bianco (quest’ultimo considerato non colore) e linee ortogonali, con la rigida esclusione della linea obliqua!
Una spasmodica ricerca dell’assoluto nella forma. Della forma intesa come il “logos” descritto da Eraclito: «Logos è ‘la verità delle cose’ più che della realtà dei luoghi».

G. Consonni
Paesaggio ligure, 1966

Proprio questi ultimi lontani ricordi, mi hanno subito spinto a dovermi ricredere e ammettere quanta errata fosse la mia considerazione iniziale!
Infatti, Mondrian, a differenza di Giancarlo Consonni, odiava il verde! Lo odiava al punto che, come ha raccontato Theo Van Doesburg, (cofondatore, con Mondrian, della rivista De stil lider veicolo culturale del neoplasticismo), una volta che con la moglie avevano invitato Mondrian a colazione nella sua casa di Meudon il cui salone “ovale”, con annesso tavolo “ovale” aveva una enorme finestra “ovale” che affacciava sulla foresta di Fontainebleau.
Avevano assegnato a Mondrian il posto di capotavola dal quale si poteva meglio ammirare il “verde” della foresta di Fontainebleau.
Mondrian, resistette meno di tre minuti e chiese ai coniugi di poter cambiare posto per non essere ossessionato dalla visione del “verde”!
No Consonni non si rifà a Mondrian stricto sensu, ma come Mondrian insegue una spasmodica ricerca dell’assoluto nella forma. Come ho già detto di quella forma intesa come il “logos” di Eraclito: «logos è ‘la verità delle cose’ più che della realtà dei luoghi».

G. Consonni
Paesaggio ligure, 1966

In questo senso, la Liguria è, secondo me un pretesto, certo caro a Giancarlo Consonni, per interrogarsi più che sulla bellezza del singolo scorcio dell’incantevole terra ligure, sul complesso profondo, direi sulla sua stratificazione, di quello scorcio, fatto di amore, di attaccamento e di fatica, quanta fatica, per costruirlo, in questo senso Consonni vuole disvelarci l’enorme “energia”, anche quella potente “energia culturale”, prodotta dagli uomini e incamerata nel paesaggio ligure. Da qui l’uso a volte accennato, a volte sottolineato, a volte volutamente esplicitato di colori che dai tenui verdi-grigiolini salgono via via via verso gialli-rosati per arrivare a rossi profondi a volte accesi, sparsi in modo randomico che disvelano le gocce, forse meglio dire i fiumi di sangue che sono stati versati dalle genti liguri, e non solo, per costruire il paesaggio decriptato da Giancarlo Consonni in questa sua suggestiva random walk in terra ligure.
Grazie Giancarlo.

ALBUM

G. Consonni
Paesaggio ligure, 1966

G. Consonni
Paesaggio ligure, 1966

G. Consonni
Paesaggio ligure, 1966



G. Consonni
Paesaggio ligure, 1996


G. Consonni
Vento, 1996