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sabato 21 marzo 2020

COSTITUZIONE ED EMERGENZA
di Franco Astengo


Nella Costituzione di Weimar, stracciata poi da Hitler, c’era una norma di questo tenore: l’articolo 48, che consegnava al presidente del Reich il potere di sospendere le libertà fondamentali. Anche la Costituzione francese (articolo 16) permette al presidente di adottare le misure richieste dalle circostanze, nessuna esclusa. Ma quella italiana no, non lo consente. La nostra Carta custodisce l’ambizione, o forse l’illusione, d’assoggettare lo stato d’eccezione alle regole dello Stato di diritto. E la prima regola è proprio questa: il primato delle assemblee legislative.” Così scrive Michele Ainis su Repubblica (19 marzo).


Da questo articolo toglierei “o forse l’illusione” sostituendolo con un termine di certezza. Il nostro impegno deve concentrarsi proprio su questo punto, del primato delle assemblee legislative e dell’impossibilità di sospensione del complesso di garanzie democratiche previste dalla Costituzione. Non deve essere consentita nessuna concentrazione di poteri in una persona o in un solo organismo e anche il confronto con la comunità scientifica, cui spettano enormi responsabilità, deve avvenire nel pieno della trasparenza politica. Senza mai interrogarci su: “a chi giova?”. Interrogativo furbescamente utilizzato da soggetti capaci soltanto di muoversi in modo strumentalmente utilitaristico. È l’antico discorso della “centralità del Parlamento” e del ruolo delle forze politiche su cui abbiamo tanto dibattuto nel passato in diverse sedi e che adesso si sta palesando in tutta la sua crudezza.
Mostra la corda un sistema politico fragile verso il cui rafforzamento non sono certo sufficienti i richiami patriottici con il tricolore e l’Inno, oppure ottimistici sondaggi. Dentro questo complesso itinerario dell’emergenza siamo pericolosamente vicini a punto di rottura che sarà causato, con ogni probabilità, da un possibile (e temibile) corto circuito tra disposizioni riguardanti l’isolamento privato e la realtà del tessuto produttivo ed economico pesantemente investito ormai ai limiti della sopportabilità.
Corto circuito che potrebbe verificarsi nel giro di pochissimi giorni. In quel momento, se ci si arriverà com’è francamente realistico temere, la tenuta costituzionale rappresenterà il solo punto di saldatura possibile per il mantenimento del quadro democratico e di una ragionevole possibilità di colloquio tra le istituzioni e i cittadini, senza che i nostri generali seguano l’esempio di Cadorna a Caporetto dando la colpa alla vigliaccheria dei soldati. La situazione è vicina al punto di rottura considerato che, infine, sono impietosamente salite a galla tutte le falle di un sistema dove stanno presentando un salatissimo conto i tagli imposti ai punti più delicati del welfare nella fase del passaggio (antico) dall’universalistico all’individualistico. Un passaggio sulla base del quale, per far arricchire i pochi e far crescere le disuguaglianze, quei tagli furono effettuati a vantaggio del privato sul pubblico e non solo nella sanità.