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venerdì 5 giugno 2020

OMICIDI


Sul Corriere della Sera di ieri si racconta di un sessantenne di Brescia malato di Covid che è stato salvato dall’infermiera dell’ospedale; questa avrebbe provveduto a staccare la bombola ad ossigeno dal vicino di letto ottantenne e a trasferirla all’interessato che così si è potuto riprendere.
Nessun commento dell’autore dell’articolo a quello che è stato un omicidio. Qualcuno ritiene che essendo l’aspettativa di vita di un ottantenne inferiore a quella del sessantenne l’operazione si giustifica in termini di anni di sopravvivenza. Se si accetta questo ragionamento ne deriva che qualsivoglia efferata operazione dalla quale risulti un vantaggio comparato individuale o collettivo trova giustificazione (è la malefica teoria dell’utilitarismo proposta da Bentham).
Mi auguro che un magistrato legga l’articolo e avvii il conseguente procedimento. Qui si tratta della vita di un uomo, che non può essere sacrificata in alcun modo (noi condanniamo anche il suicidio).
Comprendo le difficoltà e il panico del momento, addirittura il problema della scelta su chi intervenire per primo, ma che si tolgano a qualcuno gli strumenti che lo tengono in vita e che ciò sia dato, anche dalla stampa, per scontato mi sembra inaccettabile.
Sugli argomenti dei diritti individuali i pensatori americani (del resto indignati per il caso in Minnesota) si sono espressi in diverse sedi, ad esempio, Guido Calabresi a Yale e David Edmonds.
Cesare Giussani