Libri
IL NUOVO LIBRO DI ABATI
di
Angelo Gaccione
Velio Abati
Fughe, di
Velio Abati, è un libro composito. È diviso in due parti: ‘Voci’ e
‘Discanto’. ‘Voci’, che è la sezione più corposa, raccoglie una serie di prose
narrative; ‘Discanto’, invece, ha un taglio preminentemente saggistico e
raccoglie testi che molto probabilmente sono stati in precedenza pubblicati su
organi di stampa cartacei o in Rete, a giudicare dal taglio di alcuni di essi
che dialogano con lettori e lettrici su questioni di bruciante attualità, anche
se l’autore non ce ne indica la fonte. C’è in questo nuovo libro di Abati, il
narratore (non si dimentichi che egli è anche autore di un romanzo), c’è la
sensibilità del poeta (è autore di varie raccolte di versi) e in queste prose
la poesia emerge evidente non solo in certe descrizioni del paesaggio e degli
elementi naturali resi vividi e fortemente visivi, ma anche per come ce ne
giungono gli echi, il sottofondo di una certa dolorosa nostalgia, il riscatto
di un mondo fatto di cose minute, povere, ma rese straordinariamente umane. E
poi le tracce di biografie, di volti, di memorie, di radicamenti ad un mondo, a
dei luoghi, divenuti parte consustanziale del proprio vissuto e del proprio
percorso, della propria coscienza e della propria consapevolezza. E c’è il
saggista con la sua intelligenza riflessiva, con il suo interrogarsi, la sua
capacità critica, il suo sguardo partigiano sulla realtà. Abati da questo punto
di vista non bleffa: mette subito le carte in tavola e vi dice chiaramente come
si è situato rispetto ai rapporti di dominio, rispetto alla fatica (che è molto
di più del semplice lavoro), al conflitto di classe, all’empietà del finanz-capitalismo
come efficacemente lo definisce, che ci sta scavando la fossa fra dissesto
ambientale, armi di sterminio e mercificazione di un mondo che diviene sempre
più invivibile. Abati, insomma, non dimentica mai che le idee dominanti sono in
ogni tempo quelle delle classi dominanti.
Velio Abati |
Velio Abati
La sezione narrativa è concentrata fondamentalmente su figure che
la memoria dello scrittore ci restituisce e ce ne rivela, appunto, le “voci”;
attraverso brandelli di vita, descrizioni fisiche, episodi non memorabili, ma
che hanno un senso umano profondo. In prevalenza sono racconti descrittivi e in
cui il dialogo è poco presente. I personaggi appartengono alla vita dello
scrittore o hanno fatto parte del suo “sguardo”, a partire dall’infanzia, dalla
scuola, dall’ambiente familiare, dal suo percorso politico-culturale, da una
stagione di esaltante generosa utopia di cui tanti di noi sono stati parte
attiva, fino al ripiegamento, alla delusione, alla deriva. I titoli si aprono
con i nomi dei protagonisti messi in scena: Giacinto, Giulio, Livia, Marusca,
Lorenzo, Marcello, Raffaela, Gabrio… con i loro piccoli lacerti di vita e
dentro un paesaggio amato e poetico insieme. È una sezione in cui aspetti
autobiografici ed elementi sociali, oggettivi, si mescolano. Ed è uno sguardo
che si allarga ai luoghi del mondo dove l’ingiustizia, la guerra, la morte, i
muri, sono di casa (si veda “Yalla!” con i suoi protagonisti). Perché tutto ciò
che ci è offerto come narrativa, non è mai scevro da uno sguardo sociale o
morale. Come quella sorta di favola moderna dal titolo “C’era una volta una
piccola città”, e che vede contrapposti gli Alti e i Bassi. Racconto in cui non
si fa sconto né al potere economico, né a quello amministrativo.
Velio Abati
durante un incontro pubblico
durante un incontro pubblico
Ripeto, in queste narrazioni c’è la fatica, il lavoro, la fuga, la condivisione, il sacrificio per mutare la propria condizione e quella dei propri figli; c’è la fedeltà alla memoria come nelle pagine dedicate al poeta fiorentino Franco Fortini, nel testo dal titolo “La cartella”; e ci sono Dante, Gramsci, Brecht, come ci sono la scuola e la letteratura. Sono temi che la seconda parte del libro riprende e lega come in un filo continuo, anche se questa volta in maniera più riflessiva, filosofica, critica, perché non vi è cesura fra gli scorci di una natura colta poeticamente e una natura ferita, violata, saccheggiata. Il sentimento è lo stesso, sia che si tratti di adesione amorosa, sia che si tratti di indignazione civile per come l’abbiamo ridotta. Il grido d’allarme ha la medesima efficacia, si tratti di scrittura letteraria o di scrittura saggistica. La varietà dei temi affrontati e messi davanti alla riflessione è tale, che ognuno di essi merita un confronto, un approfondimento ulteriore. Cosa che, sono sicuro, il lettore attento non mancherà di fare.
La copertina del libro |
Velio Abati
Fughe
Manni Ed. 2020
Pagg. 176 € 17,00