Quel passeggiatore
appena giorno la lunga costa lungo stava pur anche l’assonnato (già succede se
in alba presto segue il dormiente istinto: il sole ) comunque tale singolare
conchiglia (a ricordo allora in epoca molluschi sì altri marini invertebrati) a
forma quadrata quando siffatto amore quel solitario in larga spiaggia
sicuramente la cerca appassionata spasmodica questo (veramente) raro esemplare
in grembo posto le mani entrambe precisa figura conca (incavo in genere) là dove
quanto in ispirazione / forse fisso sguardo l’immensa vasta regione il mare e
ampia naturale storica superficie mitico territorio uomini e cose ancora solo
il piacevole andirivieni (d’altronde quel gradevole cullamento le onde in
temperie la bonaccia quasi impercettibile) da lato a lato probabilmente il
senso nord il senso sud chissà (così
sembrava) pari gioco il viaggio volatili a sembianze incerte / tuttavia pallida
cera il volto certo a dormiveglia il pigro cielo d’oggidì quindi il libero
viandante aveva onore stare in ascolto musica ineffabile tutta a pieno mistero
e nondimeno inequivocabile la voce le voci quelle supreme acque a vista d’occhio
fin dentro evanescente orizzonte in qualità d’incurante apparente linea l’arco
di cerchio che tanto confonde ed affascina (il medesimo tempo): fannulloni e
poeti il viandante libero onore aveva stare in ascolto la irreprensibile
malinconia quelmomento a piena
solitudine perché d’un tratto (la inopinata imago il destino a farsa) inattesa
comparsa improvvisa (indubbio diritto come a condivisione qualsiasi palcoscenico
i diversi mondi gli innumerevoli fatti) sicuro gruppo a numero tre (chissà
perché) a venire in luogo propriamente centro / il cammino il solitario a
passaggio là e qua e qua e là in ignoto intento il fare qualche poco sospetto /
l’illustre personaggio l’andare in segreta forma colui insomma che giunge
incognito in comune posto quasi eccellente attore l’abile sornione : così a
duro muso in brutale animo ovviamente (il sovvenimento terribile broncio il
burbero zio d’Olanda pronti la triade - evidentemente l’intimo elementi tre
analoga natura chimico volere un gruppo ferro) l’immediata azione (il malessere
in ventre in malora da morboso contorcimento) quell’uomo quella donna quel bambino
sapevano (a loro personale modo di vedere le cose dunque) fastidio il tormento
in fondo la sola visione unica il passeggiatore la conchiglia adagiata (quasi
voluttà sensuale amante distesa a desiderio il languore) su orecchio l’uno l’altro
orecchio di volta in volta il pensiero morbido velluto (sappiamo a tatto tanto
piacere) il quale a sé pareva sincero - la squisita memoria - che ripudia
promiscua alterazione. I passi svelti i tre i lenti passi il solitario venivano
in ogni caso un incontro voluto e non voluto per cui (di punto in bianco l’impulso
d’immediato presumibilmente faccenda a vita a morte) questi forestieri (il
gusto forestieri vocaboli) mettevano il viandante pungente questione a dire:
presente conchiglia l’essere a proposito sasso (i lontani scogli sua casa
allora) a giudizio frammento e duro pezzo e insensibile pietrosa indubbia
materia nel mentre che il solitario (in contrario) diceva in evidenza essere
invece involucro tale quando anche fecero in ornamento i secoli fontane sì leggermente
fermo eppure fragile in struttura e interno universo figura a canto se orecchi
altri da mercanti perché solo passeggiata mattutina la costa lunga lungo
semplice andirivieni da nord a sud da sud a nord (in apparenza) per cui il
viandante conosceva pienamente e desiderio proseguire oggidì la strada battuta
i suoi lenti passi (verosimilmente l’afflato lirico il solenne incedere l’eccellente
ambito infinito mare dirimpetto) pure la triade urlava lo scandaloso
offuscamento (per abbagliamento l’improntitudine la violenta luce a mezzodì per
esempio) la vista il giovane superbo perduto in animo e corpo sicura vittima
gli occhi suoi in malanno gli orecchi suoi in malanno in malanno le mani
imperite (l’inetto calzolaio che intende scarpe quando focaccia) l’olfatto in
malanno (il fiuto smorto il segugio a naso ritorto) quindi in tutto malanno il
gusto a lattante (l’infante che succhia solo e materno seno) inesperto a
bevanda venefica così il gruppo (un manipolo i facinorosi per tutto tempo) risoluto
strappava e conchiglia a viandante stralunato (stravolto viso il ragazzo a
visione matricidio) finché oramai in afferro le mani entrambe a modi da caporale
il maschio serrava (bottino prezioso) a mostra la femmina l’adolescente a
mostra a terrificante grido confermava sua impressione avere in ultimo sasso in
possesso tale da dolere in tempo di colpo (la prova esatta) su scoperto capo il
solitario sgomento (fissato sguardo l’inebetito quasi il lucifero martello il sole
in canicola malsana perfino micidiale) se in rovina la sabbia umida la battima
leggera transeunte sollievo in epoca afosa calura agostana eppure il solitario
ferito in granulare terra caduto non vedeva petulante trucco i tre (l’attimo
improvviso a pubblico incosciente il magheggio sbraitante ciarlatano soprattutto
più larga più piazza d’insieme folla la forza redoutable
mostro vorace l’umana carne a spavento indicibile) - a guisa il raggiro i
remoti furbi giocatori le carte tre - a fracassata conchiglia le scarlatte
valve a meraviglia in pezzi irriconoscibili dunque a sostituire (un nuovo contratto
a quello scaduto) la inutile morta cosa il simile granelli deformati con il
sasso a triangolo la acuta punta utile. Cesare Vergati