Pagine

domenica 1 novembre 2020

Incontri
SPORE DI POESIA
di Luisa Cozzi


Luisa Cozzi

Luisa Cozzi conversa con Angelo Gaccione    
 
Cozzi: Siamo all’interno di una storica libreria indipendente di Milano, la Libreria Popolare di via Tadino. Sono con uno scrittore molto noto a Milano per la sua incessante attività culturale: Angelo Gaccione drammaturgo narratore e poeta. Sei mai stato qui prima? La libreria è nota per la sua divulgazione poetica e per essere tra le più importanti e dinamiche di Milano.


Gaccione: Conosco molto bene la Libreria Popolare e da diverso tempo. Sono anche amico di Guido che ne è l’anima, e che ne ha fatto un punto di riferimento. Qui si possono trovare titoli e sigle editoriali spesso non rinvenibili in altre. Ho presentato libri miei e preso parte a incontri fra i più vari, in questo luogo, e ci sono diverse fotografie che mi ritraggono qui assieme a tanti amici.


Cozzi: Sei conosciuto in città per la tua attività di prima linea con il periodico Odissea, quando è nato e come si è evoluto fino ai giorni nostri?


Gaccione alla Libreria
Popolare di via Tadino
(foto: Fabiano Braccini)

Gaccione: Odissea è nato nel 2003, ben 17 anni fa. In tutti questi anni ci siamo occupati dei temi più diversi, nazionali, internazionali e legati alla nostra città. Siamo stati molto attivi su questioni di forte impatto sociale e culturale e abbiamo contribuito al successo di alcune di queste. Dal problema dell’amianto che abbiamo messo al centro della riflessione a quello dei morti sul lavoro; dal referendum sull’acqua pubblica alla cura del territorio; dalla difesa della legalità a quella del bene pubblico; dalla tutela degli alberi alla lotta all’inquinamento e così via. Praticamente non c’è stata mobilitazione della società civile, di Comitati, di Associazioni, che non abbiamo appoggiato e che non abbiamo contribuito a far nascere. Abbiamo dato, e diamo voce, a tutto quanto nasce dal basso e si pone dalla parte degli interessi generali. Questo vale anche per la miriade di iniziative culturali che rendono viva la città: le pagine di Odissea sono sempre a disposizione. Chi andrà a vedere gli argomenti dei 50 numeri dell’edizione cartacea prima, e la quantità enorme di materiali dell’edizione in Rete, ne avrà la riprova.


Cozzi: Il tuo preziosissimo libro di poesie Spore -Interlinea 2020 - che ho letto tutto d’un fiato ha avuto molti apprezzamenti, alcuni di questi sono giunti da Lella Costa e da Alessandro Zaccuri. Il tuo è un inno alla vita?



Gaccione:
Lella Costa e Alessandro Zaccuri hanno scritto le note introduttive di Spore, conferendo ai testi un valore in più. Alessandro, della cui amicizia mi onoro, è un valente scrittore oltre a un acutissimo critico letterario. Non so se si possa parlare di inno alla vita, come dici tu, di sicuro c’è in questi versi, una profonda componente memoriale unita ad aspetti sacrali e sapienziali, non scevri di una certa ironia.


Cozzi: Alessandro Zaccuri nel suo commento a Spore parla di un libro in cui si legge di proverbi e rivelazioni: interessante questo accostamento che richiama quasi ad una saggezza popolare non più di moda…


Gaccione e la Torre Velasca
in una elaborazione di Giuseppe Denti

Gaccione: Tantissimi anni fa ho scritto un aforisma che recita così: “Chi segue la moda passa di moda”. Preferisco essere antico come i classici. Intemporali, ma sempre vivi.


Cozzi: Quali influenze pensi abbia assorbito Spore per arrivare ad una sintesi così definitiva e necessaria?


Gaccione: Citando I Quaderni di Malte Laurids Brigge di Rilke, Lella Costa dice che bisogna avere vissuto e attraversato alcune esperienze necessarie prima di scrivere versi. Beh, io credo di averlo fatto, dal momento che ho vissuto due vite in una. Lo ripeto spesso per celia, ma in realtà è così: ho vissuto esperienze dolorose ed estreme che mi hanno segnato a fondo.


Cozzi: Qualche anticipazione sul tuo prossimo progetto artistico?



Gaccione: Purtroppo il Coronavirus ha impedito che l’Editrice Meravigli pubblicasse La mia Milano; un libro a cui avevo lavorato assiduamente persino durante il caldo infernale dell’agosto scorso. È una Milano raccontata a modo mio, una Milano insolita che vi sorprenderà. Ho pronto anche una raccolta poetica messa assieme in oltre mezzo secolo: dal 1964 ad oggi, e porta un titolo dal sapore sbarbariano: Una gioiosa fatica. E c’è un romanzo su cui ho lavorato per parecchio tempo, riducendolo negli anni ad un corpus sempre più contratto di cui mi devo liberare. Non so più da quanti decenni è dentro un cassetto.