Ospedale Civile di cariati,
attivo dal 1978 e chiuso nel 2010 No, io non
ci sto! I dati della Calabria sono decisamente migliori rispetto a quelli delle
altre regioni. Solo pochi giorni fa il Governo tedesco, prendendo in esame i
dati italiani regione per regione, ha interdetto gli spostamenti verso la
Germania a tutte le regioni d’Italia ad esclusione della Calabria. C’è qualcosa
che non torna, quindi. O la Germania è impazzita o ci sono altri motivi dietro
cui si nascondono responsabilità politico-amministrative. L’economia calabrese è fragile.
L’unico ambito che mostra un minimo segno di vitalità è quello agricolo e della
trasformazione dei prodotti della terra. Due sono le produzioni di punta
dell’agricoltura calabrese oggi: le olive e gli agrumi. Anche se il lavoro dei
campi è consentito da DPCM, rimane il fatto che la raccolta delle olive e delle
arance è un lavoro di squadra, che spesso richiede spostamenti di gruppi di
lavoratori da un paese all’altro. Lascio immaginare le difficoltà cui si va
incontro in lock down. La giustificazione di chi ha
adottato questi provvedimenti pare sia dovuta al fatto che la Calabria ha una
struttura sanitaria insufficiente. Ma bravi, anzi bravissimi! È da anni che la
sanità calabrese, per colpa della malapolitica, è un colabrodo e che ogni anno
decine di migliaia di calabresi sono costretti ad andare a curarsi altrove. Il “turismo
medico”, non solo depaupera ogni anno centinaia di milioni per prestazioni
che potrebbero essere erogate in loco, ma erode anche migliaia di posti di
lavoro proprio nell’ambito sanitario.
Ospedale di Lungro
La Calabria spende per la sanità
meno della media delle altre regioni, ma con la mobilità sanitaria finanzia le
regioni dove i servizi ospedalieri funzionano meglio, spendendo alla fine di
più per avere servizi inefficienti. Nel 2018, il SSR calabrese ha rimborsato ad
altri SSR circa 319 milioni di euro a cui si devono aggiungere altri 19,5
milioni di spese legali per contenziosi.Soldi con i quali si sarebbe potuta rafforzare la sanità in loco. Ora la politica, con una
decisione da Azzeccagarbugli, si autoassolve decretando la Calabria come zona
rossa. Ma cosa s’è fatto durante l’estate per aumentare il numero delle terapie
intensive e i posti letti? Assolutamente niente.
Sono tante le strutture ospedaliere che sono
state smantellate dalla scelta scellerata di tagliare la sanità pubblica in
questi anni e che si sarebbero potuto ripristinare per l’emergenza Covid 19,
creando centinaia di terapie intensive e migliaia di posti letto. Ancora una
volta s’è preferito agire da Ponzio Pilato, abbandonando le popolazioni calabresi
al proprio destino di cittadini di serie B. I dati nazionali chiariscono meglio
delle parole quanto sia stata strumentale la decisione del governo di collocare
la Calabria in zona rossa, quando sarebbe stato opportuno approfittare della
situazione per prendere in mano la sanità calabrese, ancora una volta
commissariata, e traghettarla verso la normalità e l’efficienza. I calabresi
meritano buona sanità e non lock down, che così come si configura sembra un
puro provvedimento punitivo.