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domenica 8 novembre 2020

INSANITÀ
di Cataldo Russo


Ospedale di Cariati

 
Ospedale Civile di cariati, attivo dal 1978 e chiuso nel 2010
 
No, io non ci sto! I dati della Calabria sono decisamente migliori rispetto a quelli delle altre regioni. Solo pochi giorni fa il Governo tedesco, prendendo in esame i dati italiani regione per regione, ha interdetto gli spostamenti verso la Germania a tutte le regioni d’Italia ad esclusione della Calabria. C’è qualcosa che non torna, quindi. O la Germania è impazzita o ci sono altri motivi dietro cui si nascondono responsabilità politico-amministrative.
L’economia calabrese è fragile. L’unico ambito che mostra un minimo segno di vitalità è quello agricolo e della trasformazione dei prodotti della terra. Due sono le produzioni di punta dell’agricoltura calabrese oggi: le olive e gli agrumi. Anche se il lavoro dei campi è consentito da DPCM, rimane il fatto che la raccolta delle olive e delle arance è un lavoro di squadra, che spesso richiede spostamenti di gruppi di lavoratori da un paese all’altro. Lascio immaginare le difficoltà cui si va incontro in lock down.
La giustificazione di chi ha adottato questi provvedimenti pare sia dovuta al fatto che la Calabria ha una struttura sanitaria insufficiente. Ma bravi, anzi bravissimi! È da anni che la sanità calabrese, per colpa della malapolitica, è un colabrodo e che ogni anno decine di migliaia di calabresi sono costretti ad andare a curarsi altrove. Il “turismo medico”, non solo depaupera ogni anno centinaia di milioni per prestazioni che potrebbero essere erogate in loco, ma erode anche migliaia di posti di lavoro proprio nell’ambito sanitario.

Ospedale di Lungro

La Calabria spende per la sanità meno della media delle altre regioni, ma con la mobilità sanitaria finanzia le regioni dove i servizi ospedalieri funzionano meglio, spendendo alla fine di più per avere servizi inefficienti. Nel 2018, il SSR calabrese ha rimborsato ad altri SSR circa 319 milioni di euro a cui si devono aggiungere altri 19,5 milioni di spese legali per contenziosi.  Soldi con i quali si sarebbe potuta rafforzare la sanità in loco.
Ora la politica, con una decisione da Azzeccagarbugli, si autoassolve decretando la Calabria come zona rossa. Ma cosa s’è fatto durante l’estate per aumentare il numero delle terapie intensive e i posti letti? Assolutamente niente. 

 

 

Sono tante le strutture ospedaliere che sono state smantellate dalla scelta scellerata di tagliare la sanità pubblica in questi anni e che si sarebbero potuto ripristinare per l’emergenza Covid 19, creando centinaia di terapie intensive e migliaia di posti letto. Ancora una volta s’è preferito agire da Ponzio Pilato, abbandonando le popolazioni calabresi al proprio destino di cittadini di serie B. I dati nazionali chiariscono meglio delle parole quanto sia stata strumentale la decisione del governo di collocare la Calabria in zona rossa, quando sarebbe stato opportuno approfittare della situazione per prendere in mano la sanità calabrese, ancora una volta commissariata, e traghettarla verso la normalità e l’efficienza. I calabresi meritano buona sanità e non lock down, che così come si configura sembra un puro provvedimento punitivo.