TRUMP HA PERSO MA...
di Farid Adly
Elaborazione grafica di
Giuseppe Denti
L'era
Trump se n'è andata. In un breve tempo ha causato per il Vicino Oriente e per
il mondo intero danni ingenti. L'accanimento contro la causa dei palestinesi
con il sostegno provocatorio alle politiche annessionistiche del governo
Netanyahu, dallo spostamento dell'ambasciata a Gerusalemme al taglio delle
sovvenzioni alle agenzie ONU e il piano di annessione di una buona parte dei
territori destinati allo Stato di Palestina; tutti questi passi hanno fatto
naufragare la speranza di una ricomposizione del conflitto e la fine
dell'occupazione militare israeliana; la sfida all'Iran e il ritiro di
Washington dell'accordo nucleare ha esacerbato gli animi e alimentato lo
scontro tra Riad e Teheran; anche il piano cosiddetto di Abramo, che si è
intitolato erroneamente alla pace (i paesi che lo hanno firmato non sono mai
stati in guerra) si è tradotto in una corsa al riarmo. Anche il piccolo
sultanato del Bahrein aspira ad ottenere gli F-35. Per non parlare del sostegno
politico di Washington all'aggressione militare saudita in Yemen e l'ultima
grave dichiarazione sulla eventuale accettazione di un bombardamento egiziano
sulla diga Rinascita in Etiopia.
Ci
siamo limitati alla politica dell'amministrazione Trump in Medio Oriente, ma la
lista dei danni in politica internazionale non si contano: dalla Cina alla
sfida economica all'UE e il sostegno palese all'uscita di Londra, al ritiro
dagli accordi internazionali sul clima e sulla riduzione delle armi nucleari.
Molti
governanti nella regione, da Bin Salman a Netanyahu, da Al Sissi a Erdogan
hanno tifato subdolamente per Trump e dopo la dichiarazione della
vittoria di Biden si sono congratulati ipocritamente con il nuovo
presidente.
La
dipartita del tycoon del Queens, nato Drumpf cognome di origine tedesca poi
anglicizzato in Trump, non può che farci rallegrare, ma per costruire una
politica internazionale di Pace, tutte le forze migliori del pianeta e nelle
regioni interessate dovrebbero aprire gli occhi, perché la politica degli Stati
Uniti non la fanno i singoli, ma gli interessi. L'industria militare made in
USA ha bisogno di alimentare tensioni e guerre, ovunque.
Giuseppe Denti