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mercoledì 6 gennaio 2021

È MORTO UN POETA
di Angelo Gaccione


Franco Loi con la moglie Silvana
alla Libreria Popolare (16 giugno 2017)

La scomparsa di Franco Loi
 
Conoscevo Franco Loi da tantissimi anni; da quando veniva a trovare all’Hotel Cavalieri di Piazza Missori il suo amico argentino, un cliente che aveva come punto di appoggio quando veniva in Italia, l’albergo a due passi dal Duomo dove ho finito per lavorare per ben dieci anni. Franco abitava allora in via Sambuco, una viuzza quasi attaccata al Corso di Porta Ticinese. Ci ritrovammo poi sulle pagine del giornale del gruppo teatrale italo-argentino Comuna Baires. Era l’epoca delle occupazioni per finalità culturali di luoghi lasciati vuoti, e la Comuna Baires aveva occupato, e reso agibile con faticosi lavori, una struttura di via Santa Radegonda. Anche la Comune di Dario Fo aveva occupato e reso agibile la Palazzina Liberty in Porta Vittoria, e anche lì c’era stato un lavoro faticoso per rimuovere macerie e ristrutturare. Storia passata di anni vibranti e pieni di passioni. Franco come poeta era in ogni dove, e leggeva dai suoi volumi Stròlegh e L’Angel che divenivano via via sempre più consunti. C’è stato un periodo così pieno di viaggi che mi chiedevo dove prendesse le energie per reggere quel ritmo.


Franco Loi e Gaccione
alla Libreria Popolare


Non si fermava mai, lo chiamavano nei luoghi più diversi e viaggiava in lungo e in largo per l’Italia. Era stato per un periodo anche a Cosenza, a tenere dei corsi all’Università di Arcavacata, e me lo ricordava con grande partecipazione affettiva. Si era trovato molto bene in Calabria e ne aveva sentito tutto il calore. Lo scorso anno avevo ricevuto il libro di Fulvio Papi Per andare dove; un libro in cui Fulvio racconta i suoi primi quindici anni, dal 1934 al 1949. Papi è del 1930 come lo era Loi, e da quel libro avevo appreso diverse notizie su Franco. Avevano otto anni entrambi quando si conobbero, giocavano assieme perché abitavano vicini, tra il Casoretto e Lambrate. Era del tutto naturale, dunque, che, rimasti amici, si incontrassero in quel luogo che, assieme alla Casa della Cultura (di cui Papi è stato proprio di recente eletto presidente onorario), è poi divenuto un punto di riferimento per poeti, scrittori, pittori, filosofi e quant’altro: sto parlando della Fondazione Corrente di via Carlo Porta, di cui Papi è da anni presidente. Non c’è stata stagione, a partire da un certo periodo, in cui Loi non vi tenesse un incontro, una lettura, un confronto. Una stima e una frequentazione che è rimasta costante nel tempo fra i due. Franco teneva molto all’amicizia, questo lo possono confermare in molti. 


Da sinistra: Capuano, Loi, Pennisi
Manzoni, Gaccione, Tesio
alla Libreria Popolare

Il tempo, si sa, è impietoso, tuttavia, malgrado le difficoltà degli ultimi tempi (una progressiva limitazione visiva lo aveva reso non del tutto autonomo), non era voluto mancare il 16 giugno del 2017 alla Libreria Popolare di via Tadino. Si parlava di poesia dialettale partendo dalla presentazione del libro del poeta catanese Renato Pennisi, “Provulazzu” e c’erano diversi amici: Franco Manzoni, Giovanni Tesio, Guido Oldani, Luisa Cozzi, Gaetano Capuano il poeta vernacolare e barbiere che per anni ha tagliato i capelli a Loi. Franco arrivò accompagnato dalla moglie Silvana; gli sarà costato parecchio scendere i gradini della saletta della Libreria, ma era visibilmente felice di essere lì con noi. Furono scattate diverse foto in quella occasione, custodite ora nell’archivio di “Odissea”, qui voglio riprodurne qualcuna a ricordo di quella magnifica serata.


Il poeta Guido Oldani
alla Libreria Popolare (16 giugno 2017)

Franco mi ha voluto bene e mi ha sempre rimproverato di “aver sviato”, di aver fatto prendere il sopravvento alla prosa rispetto alla poesia. Lo ha scritto anche in un breve testo che mi ha consegnato a casa sua in viale Misurata, e dove spesso Livia Corona gli portava “Odissea”. Lo farò mettere in quarta di copertina quel suo scritto, se avrò la possibilità di pubblicare la raccolta poetica che gli avevo portato in lettura. Ci sarà anche una stimolante nota scritta dal comune amico Fulvio Papi. Una raccolta piccola, se si considera l’ampio arco di tempo (1964-2020) nel concepirla. Non ho sviato dalla poesia, è solo che il tempo della mia vita è stato empio, e ha avuto bisogno della mia penna indignata.