L’Opinione CORONAVIRUS: IL
TRIONFO DELL’OPINIONISMO di
Roberto Bramani Araldi
Uno
dei dettami fondamentali che sono inculcati nella testa degli studenti delle
facoltà scientifiche verte sul dogma, non suscettibile di escursioni
dialettiche o di speculazioni teoriche, che l’esperimento, la ricerca delle
conferme di una determinata teoria scientifica, debba essere avvalorato da una
serie di risultati collimanti atti a dimostrare in modo inoppugnabile che
quanto ipotizzato è consolidato dagli esperimenti condotti in quella direzione. Un
esempio fra i molteplici che hanno attraversato e attraversano la storia della
ricerca scientifica può essere rappresentato dalla determinazione delle
cosiddette ADI - admitted dosis intake - o in italiano DGA - dose giornaliera
ammissibile - che caratterizzano i consumi d’innumerevoli sostanze alimentari i
cui principi attivi sono suscettibili di lunghe, attente ed esasperate ricerche
per arrivare a determinare il livello minimo di pericolosità della loro
ingestione nell’organismo umano. Ricerche
che durano moltissimi anni il cui livello di opinabilità risiede solo nel
fattore applicato per determinare la dose, fermo restando che, fatto 100 il
livello di LD50 - letal dosis 50 - nel quale il 50% degli animali sottoposti
all’alimentazione di un determinato composto muore con la dose più elevata, si
applica poi il fattore divisionale - 100, 1000 o altro valore - atto a
proteggere, qualunque sia il consumo, la specie umana da rischi per la propria
salute. Queste analisi di teratogenesi e di cancerogenesi possono proseguire
per molti anni, fintantoché la scienza non sia certa dei risultati conseguiti
per via sperimentale. Ebbene
al rigore della ricerca scientifica il Covid19 ha avuto il potere di sostituire
l’opinionismo, patologia molto, molto più insidiosa
di qualsiasi contagio epidemico. Se il lunedì mattina, in tempi non di clausura
come gli attuali, si aveva la ventura di prendersi un caffè in qualsiasi bar,
era normale imbattersi in qualche crocchio di persone che dibattevano con ardore
questioni inerenti l’ultima giornata del campionato di calcio, per le quali non
valevano certo dati scientifici comprovati dalla ricerca, bensì le valutazioni
e le considerazioni su questa o quella azione di gioco, su questa o quella
interpretazione arbitrale, con le relative conseguenze e le successive
opinioni, naturalmente contrastanti in funzione dell’asserto fideistico, con le
quali si giungeva all’emanazione della suprema verità.
Opera di Vinicio Verzieri
Ebbene
ora, su un argomento estremamente serio che coinvolge l’intera popolazione, non
solo italica, ma mondiale, c’è l’esplosione dei pareri del caffè sport, ove il
virologo di turno sentenzia, senza alcuna base sperimentale seria, su quello
che si deve o non si deve fare per arginare l’epidemia. Le
conseguenze di un approccio così scarsamente professionale potrebbero, ma
purtroppo lo sono, essere devastanti per le popolazioni coinvolte che, oltre ad
essere private di alcuni diritti fondamentali - sempre rimanendo al Paese
Italia, la continua sopraffazione dei dettami costituzionali che i nostri padri
dopo la fine del conflitto mondiale e in ossequio ai valori della Resistenza
vararono nel 1946/1947 - trascinando le plebi - i popoli sono ormai assimilati
a tale concetto - ad una sempre più smaccata depersonalizzazione attraverso il
terrore continuamente istillato e propinato con sapiente alternanza di dosaggio. Se
decine di Paesi al mondo hanno optato per scelte antitetiche rispetto
all’Italia e, ora, a buona parte dell’Europa contagiata dai nostri governanti,
primi ad esercitare una chiusura totale all’inizio di marzo 2020, con risultati
decisamente migliori sia in termini di contagi che di decessi, significa che le
cosiddette scelte scientifiche atte a giustificare il perenne stato di
emergenza, nulla hanno di scientifico, bensì sono solo l’espressione di un
pressapochismo ispirato dal non sapere cosa fare realmente. Il
ragionamento che viene propinato puntualmente: “Se non attuassimo queste
rigorose disposizioni, avremmo un’esplosione dell’epidemia molto più ampia e distruttiva”
è la negazione della scienza e il trionfo dell’opinionismo. Basterebbe
percorrere un poco, non dico approfondire che sarebbe chiedere troppo, la
storia delle epidemie che hanno colpito l’umanità nell’ultimo secolo -
rimaniamo nell’era modernissima - per comprendere che le epidemie seguono il
loro corso, ci sono i cicli - ora è stato varato il termine ondate -,
inevitabili e le categorie più fragili ne vengono colpite per legge naturale. I
tentativi maldestri di arginare con rigori senza senso che deprimono le libertà,
annientano le economie senza alcun risultato - sempre rimanendo in Italia negli
ultimi due mesi di chiusura nulla è mutato in termini di rallentamento
epidemico -. Del resto è notorio che la mortalità è molto più elevata nei mesi
che vanno da novembre a gennaio/febbraio per le oggi ignorate influenze
stagionali, - in questo anno di Covid19 non muore più nessuno per influenza,
mentre negli anni precedenti, in media, ne morivano circa otto mila/anno - e
nei mesi di luglio/agosto per le elevate temperature che agiscono come
selezione naturale - ribadisco il termine - sulla razza umana. È
giunta ormai l’ora d’inneggiare alla morte della scienza, sacrifichiamo il
vitello grasso e innalziamo peana: l’opinionismo ha trionfato!