La
responsabilità C’è il lemma (spondè) σπονδή: libagione, tregua,
gratificazione, trattato su cui vorrei soffermarmi. Esso fu
dedotto da (spendo) σπένδω: libo, faccio libagioni, faccio
tregua, faccio convenzione, per mezzo del quale furono coniate molte
parole in latino e nella lingua italiana. Il verbo spendo, come libo
per i latini, è da collegare a fatti culturali, come il propiziarsi la divinità
durante la fecondazione animale e vegetale o quando si stipulava una tregua o
si concordava un trattato: avvenimenti importanti, che richiedevano
l’assistenza e la benevolenza della divinità. I latini libavano
per tante evenienze, ma, sicuramente, perché la sposa (libata) portasse a
termine la gravidanza. Infatti, nellatutta pura, in colei che
non è stata libata, c’è l’illibatezza. Per poter capire i
significati acquisiti da spondè, occorre decodificare il simbolo, che si
può rendere con la seguente perifrasi: si ha dentro il mancare (l’inseminazione)
la crescita che determina il legame tra madre e creatura nel grembo. I
greci e i latini ebbero, nella metrica, lo spondeo (che attiene alle libagioni),
il canto lirico delle libagioni (melos spondeion: μέλοςσπονδεῖον), il
metro spondaico o l’esametro spondaico. I latini, inoltre, videro nel
grembo una sorta di sponda che consente alla creatura che cresce di
mantenersi nell’alveo. Da rimarcare che la lettura della radice può portare a
nuove contestualizzazioni e, quindi, a nuovi significati, ma, soprattutto, la
radice diviene, come tutto ciò che è in natura, per cui acquisisce nuovi
significati.
I latini, utilizzando la
radice spond (si ha dentro il mancare che determina la crescita, che
indica quanto determina il flusso gravidico), con il deduttivo eo coniarono
spond-eo es, spopondi, sponsum, spondere: prometto,
m’impegno, in quanto contestualizzarono nel grembo materno fecondato la
promessadella nascita della creatura. Poi, dal supino sponsum furono
coniati sponsa e sponsus, che sono i promessi, coloro che
si sono promessi. La saggezza popolare ricorda che ogni promessa è debito,
perché, sebbene si basi sulla parola, diventa un vero e proprio pegno per la
persona meritevole d’onore. Da sponsa si generarono sponsali e sposalizio,
in dialetto anche: u spunsat’ della carne, che sicuramente richiama un
rito propiziatorio. Da spondeo i latini formarono il deverbale sponsio
sponsionis: promessa, impegnosolenne, obbligazione,
garanzia, da cui, in italiano, corresponsione. Anche l’inglese sponsor
è da collegare a spond, per cui non si sa se si tratta di un prestito latino,
di una trasmigrazione di spondè o di un’autonoma formazione da parte
degli inglesi. A supporto di queste
considerazioni, tendenti a dimostrare che la radice è metafora del grembo, si
cercherà di seguire anche il processo formativo di promettere, in greco
e in latino. Uno dei modi per indicare promettere da parte dei greci fu
(epanghello) ἐπ-αγγέλλω, che
si può rendere alla lettera: è ciò che consegue dall’annunciare. Se
(anghello) ἀγγέλλω
indicò: è ciò che faccio, quando compare l’abbozzo del grembo, il
pastore greco dedusse da quel segno anche la promessa della nascita della
creatura. I latini, con mitto: mando, avevano elaborato
questo significato dalla creatura che affronta il cammino per nascere, per cui dal
missus dedusseroanche il promissus, che è colui che
discende da chi è statomandato.
Dopo questa breve
digressione, da spondeo fu dedotto respondeo: assicuro, garantisco,
rispondo all’appello (dal citato in giudizio), rispondo (do una
risposta), ma anche: sono simmetrico, sono conforme, concordo,
uguaglio, faccio riscontro, mi posso paragonare. Dal participio
passato responsus (colui che ha risposto), si ebbe il responso, per cui
il Foscolo poté cantare: e uscian quindi i responsi dei domestici lari.
Inoltre, nella liturgia ecclesiastica c’è il canto e il controcanto: il
responsorio, da cui il responsoriale. I greci avevano definito il
responsabile (ypeuthynos) ὑπ-εύθυνος: da
colui che fa crescere bene nel grembo la creatura che viene realizzata.Allora, il preposto a questo compito ha responsabilità
particolarmente onerose, in quanto ogni piccola imperfezione potrebbe segnare
irrimediabilmente la vita della creatura durante il parto e nella sua esistenza
terrena. Gli italici, culturalmente
più vicini al mondo greco, individuarono in responsus: in chi ha
assicurato, in chi ha garantito la promessa, che non bisogna
dimenticare si tratta della creatura in grembo, in chi si è fatto carico della
riuscita di un evento importante e vitale, il responsabile di quanto
avvenuto o non avvenuto.
Chi è responsabile
di qualsiasi decisione deve rispondere a sé, agli altri, alla legge del suo
operato. In alcuni casi la responsabilità si connota di tinte drammatiche,
quando, per esempio, si deve salvare la partoriente o la creatura che vuole
affacciarsi alla vita. In chi ha potere decisionale, le scelte possono essere
difficili, soprattutto per l’imponderabile che può determinare l’evento, ma la
coscienza di fare il proprio dovere (conscientia officii) e di perseguire il
bene sono le linee-guida di chi opera responsabilmente. Essere responsabile può
anche non essere esaustivo nel definire una persona, ma essere irresponsabile è
tratto dominante che sfigura e deturpa qualsiasi caratteristica positiva. La
corresponsabilità è condivisione di responsabilità, che serve a ridimensionare
i meriti, ma non le colpe.
I latini non ebbero una
parola corrispondente a responsabile degli italici; infatti, dissero:
praestans aliquem: chi garantisce per qualcuno, o usarono delle
perifrasi per indicare chi ha determinato eventi negativi o positivi. Un altro verbo tutto
italico, dedotto da respondeo nel senso di: sono simmetrico, sono
conforme, concordo, uguaglio, faccio riscontro, mi posso
paragonare, ècorrispondere, che dette luogo a corrispondente
e a corrispondenza. Queste parole acquistano, in base al contesto, più
significati. Piace ricordare il significato tutto particolare dato dal Foscolo
a corrispondenza: celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi,
che consente all’uomo l’eternità della memoria. Prima di concludere, si
vuole fare un’ulteriore considerazione sulla radice spond, che dette
luogo, in latino anche a spons spontis e, in particolare, all’avverbio sponte:
da sé, da sé solo, per attrazione. Il pastore latino,
nell’indicare i processi di natura, che, da sponte, sono spontanei,
pensò ad eventi automatici, fatti da soli, per inclinazione di natura,
come determinati per sua sponte.