In
una competizione globale i cui contendenti stanno cercando di afferrare le
contraddizioni emergenti per stabilire l’egemonia di nuove forme di dominio,
emergono almeno cinque temi che dovrebbero essere oggetto di approfondita
analisi da parte dei soggetti di diverso tipo (politico e culturale) che stanno
muovendosi sul terreno, al momento residuale, occupato dalla sinistra in
Italia. Il
quadro generale è quello di un tentativo di ristrutturazione capitalistica
rivolta verso una torsione tecnocratica e di ridislocazione tendenzialmente
autoritaria della mappa del potere: 1) la ripresa del “ciclo
atlantico” e la richiesta pressante di schieramento “senza se e senza ma”
rivolta al nostro Paese; 2) All’interno dello
schieramento occidentale, nel dopo Brexit, ritorna l’idea dell’Europa a 2
velocità: asse franco-tedesco con appendice italiana (Limes rispolvera il
Cavour della Cernaia); 3)
Formalizzazione
costituzionale del mutamento della forma di governo in una sorta di
cancellierato presidenzialista; 4) revisione della forma
Stato attraverso un processo di ricentralizzazione: sempre Limes, scritte
parole di fuoco versus gli effetti della modifica del titolo V, pubblica
nuovamente la cartina del progetto a suo tempo elaborato dalla Società
Geografica Italiana che prevede l’abolizione di Province e Regioni e
l’istituzione di 36 cantoni o dipartimenti in un contesto di attribuzioni di
poteri da definire e di superamento del bicameralismo paritario (dopo la riduzione
nel numero dei parlamentari così si misura un ulteriore passaggio di
ridefinizione nella struttura della rappresentanza istituzionale e politica); 5) Ritorno ad un progetto
complessivo di mutamento costituzionale rivolto nel senso della “democrazia
controllata”. Ricordando
che il progetto della Bicamerale 1997-98, presieduta da Massimo D’Alema,
prevedeva il semipresidenzialismo accompagnato da un sistema elettorale
maggioritario a doppio turno (obiettivo da sempre del PDS nella logica della
“vocazione maggioritaria” adottata dopo aver abbandonato il proporzionalismo
del PCI) mi scuso per lo schematismo ma ritengo sia proprio il caso di
concentrare l’analisi sui “punti alti” dello scontro (e fuori da una
riflessione analitica diventa difficile elaborare una linea politica senza
cedere nell’eccesso di semplificazione).