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giovedì 15 aprile 2021

IN MEMORIA


Paolo Veronesi

Un ricordo di Fulvio Papi per la recente scomparsa
di Paolo Veronesi
 
Paolo Veronesi con un improvviso inatteso crudele destino se n’è andato. La sua eredità culturale è vasta e preziosa. Ne parleremo. Ma per ora mi ha lasciato quel vuoto che nessuna saggezza può costringere al silenzio. Dobbiamo viverlo più che elaborarlo, riguarda il sentiero della nostra vita più che l’oggettività storica del sapere. Poi lo stile della nostra cultura ci getterà nella sua tradizionale giustizia. Paolo era noto nel mondo dei libri come l’editore di Ibis che ha dato titoli che resteranno nella fedeltà del tempo più che opere celebri soprattutto nella rincorsa mercantile del nostro tempo. C’era nel lavoro di Paolo una misura di prudente eleganza. Nella Casa Editrice sapeva far circolare l’intelligenza, la scoperta, la rarità, c’era sempre in quelle pagine qualcosa di educativo. Non per niente la più importante rivista di teoria dell’educazione volle mettere lì le sue radici. Ora racconterò solo qualcosa che per lo più non è nota. Erano i tempi dei maestri filosofici francesi post-sartriani. E dopo una brillante tesi volli mandare Paolo a Parigi per intonare il discorso. Ma dai celebri e ricchi palazzi romani non arrivava la più povera borsa di studi destinata suppongo a far quadrare il bilancio. Paolo andò egualmente a Parigi a sue spese. Io speravo di trovare ancora un piccolo spazio. Non fu così. Ma Paolo ne ricavò un libretto prezioso su Foucault che meritò gli elogi più caldi di Umberto Eco. Poi, chiusa una porta, Paolo aprì quella della Casa Editrice, che da antico accademico, credo di poter dire che, al fine, sarebbe stata più importante per tutti noi. E ora spero, ma ne sono sicuro, che quella porta resterà aperta. Ma nessuna metamorfosi né idealista, né psicanalitica, potrà invertire il cammino “unde negant redire quenquam”. E in questa solitudine resteremo noi.
Fulvio Papi