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mercoledì 14 aprile 2021

MEDICINA E UMANITÀ
di Angelo Gaccione


Bartolo Mercuri
il buon samaritano calabrese
che i migranti chiamano "Papà Africa"

Ricordatevi della vostra umanità
e dimenticate il resto”.
Manifesto di B. Russell e A. Einstein
[9 luglio 1955]
 
L’arte medica resta per me la pratica più alta fra le attività umane. Come importanza inestimabile la apparenterei solo all’arte musicale, a quel cibo per l’anima insostituibile, bene immateriale per eccellenza. La prima è deputata a garantire la salute del nostro corpo, a prevenire i nostri mali fisici, ad alleviare le nostre sofferenze, i nostri dolori, e permettere al nostro spirito di potersi dedicare alle altre attività in piena efficienza. Senza un discreto senso di benessere fisico, non è possibile godere di nessun’altra delle arti disponibili, e delle gioie che la vita ci riserva. La salute del corpo è a fondamento della salute di quell’entità sfuggente, impalpabile e misteriosa che chiamiamo anima.
La seconda è deputata a nutrire questa entità, di tutta l’armonia di cui è capace. Di guarire il nostro tormentato e inquieto sottosuolo. Da quanto ci è stato tramandato dalla più lontana antichità, l’arte medica è stata sempre al servizio dell’individuo e si è distinta per il suo sottofondo morale, per la sua umanità. Il celeberrimo “Giuramento di Ippocrate” ne è la guida e la misura. Il testo classico in uno dei suoi punti più rilevanti, fa riferimento alle donne ed agli uomini, ai liberi ed agli schiavi: “In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi”. In continuità con questa visione, la versione moderna ribadisce con forza i seguenti princìpi: “Di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica. Quel riferimento alla “condizione sociale”, fissa per l’arte medica il grado più alto della sua nobiltà.
Ma come è potuto accadere che una pratica così umana si sia potuta convertire nell’idea opposta per cui ebbe origine? Come è potuto accadere che la sola finalità sia divenuta il guadagno, il denaro, e che la qualità della cura si sia diretta solo verso i ceti alti in grado di permettersela? L’ingordigia umana? Il capitalismo che ha come suo esclusivo fine il profitto? Le industrie farmaceutiche in mano a concentrate multinazionali in grado di ricattare persino gli Stati nazionali? La privatizzazione selvaggia della salute? Il monopolio della malattia? E come trovare una via d’uscita da questo perverso labirinto?
Oramai non si sente che un ritornello divenuto irritante: “A pagamento ti visitano anche l’indomani, il posto c’è subito e non devi aspettare mesi”. “Se vai a pagamento lo specialista ti dà retta, ti spiega, gli puoi fare domande, ti sta a sentire, ti dedica il giusto tempo, e se devi fare l’intervento ti mette in nota e i tempi si accorciano”. “A casa non viene nessuno a visitarti, neppure se hai 40 di febbre, devi uscire tu e andare dal medico, ma che razza di sistema sanitario abbiamo concepito?”.


Il dr De Bonis

Già, che sistema sanitario abbiamo concepito per gli uomini e le donne che lo tengono in piedi con le tasse del loro lavoro e del loro sacrificio? Al danno si è unita la beffa. Se chiedi in giro non raccogli che delusioni e giudizi negativi sul comportamento di una fascia estesissima di medici che hanno perduto umanità, attenzione, carità. Non tutti per fortuna, non tutti come per ogni professione, ogni categoria umana. Il buon samaritano si cela spesso dentro quanti neppure te lo aspetteresti. Io non posso che essere riconoscente e benedire due di questi, che hanno messo la loro scienza ed il loro sapere a disposizione della mia misera persona, in un momento di grandi difficoltà, con rara umanità e gentilezza: il medico Teodosio De Bonis con la sua cura di ossigeno-ozono terapia, e il dottor Vincenzo Zaccagnino con le sue sedute di laser terapia. Volevo dargliene atto pubblicamente.