Care
e cari, Questo è il secondo 1°
maggio al tempo della pandemia, che ha peggiorato le condizioni del
lavoro e del non lavoro. Aumentano le disuguaglianze, con i ricchi che
diventano più ricchi e il 90/99% delle persone che si vede il suo reddito
ridursi drasticamente. La povertà dilaga e travolge milioni di persone. L’Italia
è tra i paesi europei che soffre maggiormente nella polarizzazione tra
ricchezza e povertà. È davvero difficile celebrare la “Festa” del 1° Maggio in
questo tempo drammatico doloroso duro e difficile. Ricordare le vittime della
pandemia e la violazione continua del diritto alla salute e ricordare le
vittime del lavoro sfruttato e umiliato, insicuro e precario: è atto doveroso e
impegnativo, che deve essere finalizzato a prendere consapevolezza della
necessità di riprendere le lotte per i diritti fondamentali come sanciti dalla
nostra Costituzione. La nostra Costituzione repubblicana, frutto della
Resistenza antifascista e del movimento democratico di liberazione dal
nazifascismo, che abbiamo festeggiato il 25 Aprile, stabilisce, in termini
chiari e precisi, i principi e gli obiettivi per la tutela e la promozione
delle persone, della loro dignità e dei loro diritti, nel lavoro e nella
società, e la funzione sociale della proprietà sia pubblica che privata. Riprendere
l’impegno civile e le lotte sociali è l’unica strada per riconquistare quei
diritti fondamentali, conquistati negli anni 60-80 del secolo scorso da un
ampio e deciso movimento di lavoratori e cittadini (Statuto dei lavoratori,
contratti e salari dignitosi, salute e istruzione, parità di genere ecc.) e che
nel corso degli ultimi trent’anni sono stati tolti o ridotti. Il contrattacco padronale e delle classi dirigenti contro
i diritti e le condizioni del lavoro e dell’ambiente è proseguito con feroce
accanimento. Un capitalismo liberistico e finanziario, sempre più rapace e
distruttivo, domina a livello globale e mercifica tutto, viola i diritti
fondamentali della persona e della dignità del lavoro, sconvolge l’equilibrio
ecologico e mette a grave rischio la sopravvivenza stessa degli esseri viventi
sul nostro pianeta. Prevale
sempre di più il lavoro precario, a tempo, ad ora, ad libitum del padrone,
atomizzato e frastagliato, insicuro e senza protezioni, sottopagato ed anche
addirittura gratuito. E se si aprono gli occhi sulle condizioni reali deilavoratori immigrati, ghettizzati e
invisibili, ci si rende conto della diffusione di vere e proprie forme di
schiavismo. Lo sfruttamento e la mercificazione del lavoro e in
particolare di quello necessario e vitale per l’interesse generale e per le
comunità ad ogni livelloeper le persone, hanno raggiunto un
punto di assoluta insostenibilità. La pandemia ha definitivamente strappato il
velo del cinismo e dell’ipocrisia. E di fronte a noi, se si continua così, c’è
solo il baratro.
Occorre riprendersi e rialzarsi, e dalla base
provare a cambiare rotta in modo radicale, convinto e determinato, per
l’eguaglianza e la giustizia sociale e ambientale, per la democrazia
costituzionale, fondata su un sistema proporzionale e plurale nella
rappresentanza, partecipata e diretta nel controllo dal basso. Ci aiuta la
nostra Costituzione: da attuare, e non violarla più. E intenderla come una vera
e propria bussola per il presente e il futuro. Questa, secondo me, è la strada
maestra per sconfiggere il capitalismo sfrenato e feroce e per migliorare la
persona e la società. Buon 1° Maggio! Giuseppe
Natale [presidente ANPI
Crescenzago]