La
fontana di via Andegari Domenica 25
Aprile, Festa della Liberazione, Milano mi ha stupito. Positivamente stupito. E
anche questo è Milano, per nostra fortuna. Meno di due anni fa avevo scritto
una nota sulle fontane della città, un Taccuino da inserire nel libro La mia
Milano, e che avrebbe dovuto vedere la luce da lì a poco, se il disastro
del coronavirus non lo avesse impedito. Fra le tante, mi ero occupato di quella
di via Andegari, centralissima e appartata com’è, su un fianco della via
Manzoni. Ne scrivevo infastidito e deluso perché soffocata da una marea di
motorini che impudentemente vi parcheggiavano intorno, nell’indifferenza di
vigili e amministrazione comunale. “Sono passati decine di sindaci e di
assessori, sono cambiati consiglieri e mutate amministrazioni, ma non si è
trovato uno che abbia avuto la sensibilità di rimediare a questo sconcio”,
scrivevo.
La fontana ora
Domenica, invece, passeggiando per quelle vie mi sono felicemente
imbattuto in una piacevole ed appagante visione. La Fontana dei Tritoni realizzata
dall’architetto Alessandro Milani nel 1928 e le sculture di Salvatore Saponaro
con le armoniche forme classicheggianti, mi si sono presentate in tutta la loro
bellezza. Linde, pulite, con il parterre lastricato in pietre dai colori tenui
e piacevoli, e soprattutto i sedili anch’essi in pietra disposti tutt’intorno
che ne delimitano lo spazio. Niente motorini, monopattini e biciclette ad
imbruttirla, nessun parcheggio disordinato, e un tratto della breve via
saggiamente ad un unico senso di marcia. Il silenzio che vi regnava invitava a
sedervisi di fronte e a gustarla al piacevole gocciolare dei fili d’acqua dalla
conchiglia barocca. Era domenica e le auto erano rare; vedremo l’effetto in
settimana. Ma intanto ora è sgombra da ogni intrusione, e appena giungerete
all’incrocio del quadrivio, vi apparirà davanti come una inaspettata sorpresa.