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venerdì 11 giugno 2021

AMBROGINI D’ORO 

 

Scettico verso tutte le fedi, non aveva santi in Paradiso, e nemmeno a Palazzo Marino…”. Avevo coniato questa specie di aforisma per Gaccione, certo che non lo avrebbe mai pubblicato. Poi ci ho ripensato perché non mi suonava giusto, e mi pareva limitativo. Egli stesso, del resto, ha sempre detto e scritto di essere impastato di sacralità: si veda il pensiero numero 241 della raccolta: Il lato estremo pubblicata nel 2016. Allora ho cambiato musica e ho riformulato in questo modo: Siccome è rimasto sempre fedele al suo modo di guardare il mondo e a porsi dubbi, ha finito di trovarsi senza protezioni come spesso accade. Mi rendo conto che non è granché come aforisma, ma chiarisce bene le idee. Non conosco nessun altro scrittore che abbia scritto come Angelo Gaccione in favore di Milano; e soprattutto tanto e con costanza. Nessuno più di lui avrebbe meritato questo riconoscimento, che poi non è altro che una cosa simbolica. “Non si scrive per meritarsi qualcosa, ma per un atto di verità”, mi ha detto una volta. Questo sì è un ottimo aforisma. Ma è strano che nessuna delle Amministrazioni comunali di Milano e tanto meno esponenti dei gruppi politici che si sono succeduti, abbia sentito il dovere di fare il nome di Gaccione, visto che l’Ambrogino d’oro è stato assegnato anche a molti personaggi discutibili.  
Il Petragallensis
 
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Mi dissocio
Ringrazio l’ironica penna del Petragallensis, ma devo dissociarmi dalla sua perorazione. Le Amministrazioni e i politici sono liberi di concedere le benemerenze comunali a chi loro aggrada, e secondo il loro metro di giudizio. A me basta l’apprezzamento dei lettori. Ho un solo rimpianto: non aver potuto fare, come era stato stabilito, l’incontro poetico nella Sala del Consiglio Comunale per via del Covid. Ma so per certo che è stato solo rimandato. [a.g.]