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lunedì 26 luglio 2021

CONFRONTI
La parola ai lettori


Al chiarissimo professor Galimberti.
 
Le sue affermazioni: “I no vax sono pazzi e vanno curati. Se si crede più a Medjugorje che alla scienza, come li si convince?” E ancora: “Io sono per l’obbligo: per persuadere una persona è necessario che quella persona sia disposta a mettere in dubbio le proprie convinzioni. I no vax sono strampalati e anti-scientifici che si sentono però un grande club di opposizione, non sono disposti a mettere in gioco le proprie convinzioni e mettono in pericolo gli altri”. Le sue affermazioni mi stupiscono. Non solo, ma mi fanno dubitare della sua intelligenza, della sua curiosità e dei suoi studi. La filosofia greco-romana, quella rinascimentale, illuministica che sono alla base della Scienza moderna fondata sul dubbio e sul confronto (Circulus et calamus fecerunt me doctorem) vengono ex-abrupto cestinate in nome di un dogmatismo para scientifico. Lei parla di Scienza? Ebbene, la scienza non è qualunquismo, la scienza è la ricerca della verità. Il criterio della Scienza è il “vero” e il “falso”, non il “sono convinto” o “non sono convinto”. È il problema che i Greci avevano individuato come la differenza tra la “doxa” (opinione) e l’ “episteme” (conoscenza). Quindi, in scienza, i nostri giudizi devono basarsi sulle cose provate.
Non possono esserci due teorie in contrasto: questa è la grande lezione galileiana della scienza sperimentale. La terapia non è garantita dalla certezza dei risultati ma dalla mancanza di effetti collaterali. Per tutte le terapie in cui le prove scientifiche siano insufficienti non conclusive o incerte vale il principio di precauzione. Ricordare in questi giorni drammatici il caso della talidomide, farmaco sedativo, antinausea ed ipnotico che somministrato alle donne gravide, provocava ai neonati gravi alterazioni allo sviluppo degli arti quali l’amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelìa (riduzione delle ossa lunghe degli arti) non significa essere no vax, non significa essere contro la scienza. Eppure era un farmaco dai rapporti rischi/benefici molto favorevole rispetto agli altri medicinali disponibili all’epoca per lo stesso scopo. Tolto dal commercio alla fine del 1961, nel 2009 lo Stato italiano, dopo 50 anni, riconosce un’indennità mensile alle vittime della talidomide nate tra il 1959 e il 1965. I soldi non guariscono i danni. Un’indagine seria, galileiana, non legata alla cupidigia del profitto, sicuramente avrebbe evitato questi danni.
Di vaccini, tutti, ne abbiamo fatti tanti e per renderli sicuri, gli scienziati hanno impiegato molto tempo: ci sono voluti 28 anni per il vaccino contro l’influenza; 15 per il papilloma e quasi 40 per la varicella e 50 per l’antipolio. Da alcuni anni, i vaccini sono oggetto di discussioni. I loro difensori ne lodano l’efficacia e li considerano come inoffensivi nella maggior parte dei casi. I loro avversari li accusano di provocare troppo spesso degli incidenti talvolta anche gravi, nonché di favorire alcune malattie. Esaminare la questione sotto tutti gli aspetti sarebbe troppo lungo in questa risposta.
Mi limito a dirle che sono per la libertà di scelta vaccinale. Nella parola libertà c’è tutta la nostra Costituzione e ci sono secoli di lotte che in un battibaleno, in nome di un’artata programmazione sta facendo strame delle libertà fondamentali dell’individuo. Sicuramente sa che la scienza moderna con il suo istituzionalizzarsi (e quindi politicizzarsi) sta sempre più diventando molto simile a quella contro cui dovette combattere quel drappello di idealisti e rivoluzionari che in questo Paese realizzarono il Rinascimento ed inventarono la Scienza moderna. Sembra che abbiate scordato che il Rinascimento si sia sviluppato per lo più fuori dalle Università. Un esempio celebre è l’Accademia platonica, che Cosimo de’ Medici fondò per quel grande ingegno che fu Marsilio Ficino. Cosimo de’ Medici aveva fatto denaro e aveva capito che la sua gloria non sarebbe venuta dall’accumulare denari e beni, ma piuttosto dalla promozione della cultura. E che cultura! Sono convinto che il futuro della scienza si giocherà per lo più fuori delle Università.
Teodosio De Bonis  (Medico, Milano)