Al
chiarissimo professor Galimberti. Le
sue affermazioni: “I no vax sono pazzi e vanno curati. Se si crede più a
Medjugorje che alla scienza, come li si convince?” E ancora: “Io sono
per l’obbligo: per persuadere una persona è necessario che quella persona sia
disposta a mettere in dubbio le proprie convinzioni. I no vax sono strampalati
e anti-scientifici che si sentono però un grande club di opposizione, non sono
disposti a mettere in gioco le proprie convinzioni e mettono in pericolo gli
altri”. Le sue affermazioni mi stupiscono. Non solo, ma mi fanno
dubitare della sua intelligenza, della sua curiosità e dei suoi studi. La
filosofia greco-romana, quella rinascimentale, illuministica che sono alla base
della Scienza moderna fondata sul dubbio e sul confronto (Circulus et calamus
fecerunt me doctorem) vengono ex-abrupto cestinate in nome di un dogmatismo
para scientifico. Lei parla di Scienza? Ebbene, la scienza non è qualunquismo,
la scienza è la ricerca della verità. Il criterio della Scienza è il “vero” e
il “falso”, non il “sono convinto” o “non sono convinto”. È il problema che i
Greci avevano individuato come la differenza tra la “doxa” (opinione) e l’ “episteme”
(conoscenza). Quindi, in scienza, i nostri giudizi devono basarsi sulle cose
provate. Non
possono esserci due teorie in contrasto: questa è la grande lezione galileiana
della scienza sperimentale. La terapia non è garantita dalla certezza dei
risultati ma dalla mancanza di effetti collaterali. Per tutte le terapie in cui
le prove scientifiche siano insufficienti non conclusive o incerte vale il principio
di precauzione. Ricordare in questi giorni drammatici il caso della talidomide,
farmaco sedativo, antinausea ed ipnotico che somministrato alle donne gravide,
provocava ai neonati gravi alterazioni allo sviluppo degli
arti quali l’amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelìa (riduzione
delle ossa lunghe degli arti) non significa essere no vax, non significa essere
contro la scienza. Eppure era un farmaco dai rapporti rischi/benefici molto
favorevole rispetto agli altri medicinali disponibili all’epoca per lo stesso
scopo. Tolto dal commercio alla fine del 1961, nel 2009 lo Stato italiano, dopo
50 anni, riconosce un’indennità mensile alle vittime della talidomide nate tra
il 1959 e il 1965. I soldi non guariscono i danni. Un’indagine seria,
galileiana, non legata alla cupidigia del profitto, sicuramente avrebbe evitato
questi danni. Di
vaccini, tutti, ne abbiamo fatti tanti e per renderli sicuri, gli scienziati
hanno impiegato molto tempo: ci sono voluti 28 anni per il vaccino contro l’influenza;
15 per il papilloma e quasi 40 per la varicella e 50 per l’antipolio. Da alcuni
anni, i vaccini sono oggetto di discussioni. I loro difensori ne lodano
l’efficacia e li considerano come inoffensivi nella maggior parte dei casi. I
loro avversari li accusano di provocare troppo spesso degli incidenti talvolta
anche gravi, nonché di favorire alcune malattie. Esaminare la questione sotto
tutti gli aspetti sarebbe troppo lungo in questa risposta. Mi
limito a dirle che sono per la libertà di scelta vaccinale. Nella parola libertà
c’è tutta la nostra Costituzione e ci sono secoli di lotte che in un
battibaleno, in nome di un’artata programmazione sta facendo strame delle libertà
fondamentali dell’individuo. Sicuramente sa che la scienza moderna con il suo
istituzionalizzarsi (e quindi politicizzarsi) sta sempre più diventando molto
simile a quella contro cui dovette combattere quel drappello di idealisti e
rivoluzionari che in questo Paese realizzarono il Rinascimento ed inventarono la
Scienza moderna. Sembra che abbiate scordato che il Rinascimento si sia
sviluppato per lo più fuori dalle Università. Un esempio celebre è l’Accademia
platonica, che Cosimo de’ Medici fondò per quel grande ingegno che fu Marsilio
Ficino. Cosimo de’ Medici aveva fatto denaro e aveva capito che la sua gloria
non sarebbe venuta dall’accumulare denari e beni, ma piuttosto dalla promozione
della cultura. E che cultura! Sono convinto che il futuro della scienza si
giocherà per lo più fuori delle Università. Teodosio
De Bonis(Medico, Milano)