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mercoledì 28 luglio 2021

GENIO E COMPORTAMENTO
di Gabriella Galzio

Vittorio Alfieri

L’opera deve essere la quintessenza del suo autore.
Vittorio Alfieri
 
Interessante la riflessione che apre l'articolo di Marchesini, anche per me che amo il Barocco del Bernini sarebbe impensabile distruggerne le opere d'arte, o la cappella Sistina o le tante bellissime chiese edificate in piena controriforma; quindi concordo che non dovrebbe essere la bellezza delle opere d'arte ad essere bersaglio di furia iconoclasta. E tuttavia, è innegabile che in una società di massa come la nostra, e non più elitaria come una volta, il principio di autorità in senso assoluto è stato messo in discussione; oggi chi detiene una qualche attribuzione di autorità è chiamato a rispondere, che sia un artista, un politico o un cardinale, la sua non è più un'autorità indiscussa, come non lo sono più i suoi privilegi; dalla legittimazione divina dell'impero ai giorni nostri la democrazia nei secoli ha fatto qualche passo avanti, e forse questo controllo sociale dal basso dovrebbe essere un deterrente per le figure di potere a esercitarlo correttamente. Preservare sì la bellezza del barocco, ma ricordare anche che quelle opere sono state espressione di una controriforma; continuare sì ad ammirare le opere rinascimentali, ma ricordare anche che il nostro Rinascimento si è nutrito delle nuove ricchezze coloniali d'oltremare; che dietro lo sfarzo dei vincitori, c'è spesso una storia non scritta dei vinti. E nella nuova sensibilità contemporanea che intende il personale come politico, il bravo regista Polanski dovrà fare i conti come uomo, se maschilista e violentatore. L'apprezzamento della dimensione estetica dell'opera oggi richiede di coniugarsi con una nuova distanza critica rispetto all'etica dell'autore o del committente, per non dimenticare che "le cattedrali che non siamo/ i monumenti che non siamo/ siano vestigia del passato siano monito/ della grandezza di pochi a rapina dei più" (da: Un'altra storia di Gabriella Galzio). Rispetto all'impunità del Genio, preferisco tornare al magistrale insegnamento di Saffo che celebrava il buono e il bello.