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venerdì 16 luglio 2021

GENOVA VENT’ANNI DOPO
di Marco Vitale


Un ricordo-testimonianza di Marco Vitale.
 
L’articolo di Giorgio Riolo su Genova vent’anni dopo, pubblicato sulla prima pagina di “Odissea” di ieri, è semplicemente perfetto.  Perfetta la ricostruzione dei fatti, perfetta la riflessione sul significato dei fatti, perfette le considerazioni conseguenti per l’oggi e il domani. Mi permetto di aggiungere un ricordo-testimonianza personale. Io non ero certamente un attivista dei movimenti che si sono scontrati a Genova e non li seguivo neanche con particolare attenzione. Quindi mi attendevo un incontro come tanti altri. Tuttavia, per alcuni anni avevo in passato frequentato intensamente un grande commissariato di Roma dove un mio carissimo cugino era commissario capo e mi permetteva di collaborare con lui nel mio tempo libero come assistente volontario. Prima di dirigere il commissariato mio cugino aveva avuto importanti responsabilità alla Mobile di Roma e nella squadra di tutela del presidente del consiglio di turno. Questa esperienza fu per me di grande interesse e mi insegnò molte cose. Tra le altre cose mi aveva insegnato a cogliere i segnali che preannunciavano come sarebbero stati affrontati gli scontri sociali a quel tempo abbastanza frequenti, soprattutto nell’ambito delle società che facevano capo al Comune. Talora i segnali erano espliciti, veri e propri ordini. In qualche caso dicevano: state fermi e subite ogni offesa senza reagire. In altri casi erano del tutto opposti e dicevano: menate. Talora gli ordini non erano così chiari e i responsabili dovevano decifrarli da una serie di segnali. Grazie a questa sensibilità anche da me in parte assorbita quando iniziò l’organizzazione per gli incontri di Genova percepii subito che non sarebbe stato un incontro come gli altri. Si percepiva con una certa chiarezza da tanti segnali che qualcuno voleva un incontro-scontro. E l’intera organizzazione era finalizzata a questo scopo. Certamente il ministro Fini o il Capo della Polizia o, probabilmente, tutti e due insieme, avevano mandato il segnale: menate. Ebbi così la certezza morale che sarebbe finita come è finita. E fu un doppio acuto dolore: per come è finita e per la consapevolezza che non poteva andare altrimenti. Nelle vicende successive ho trovato qualche conforto nei comportamenti leali di parte della Polizia e di parte della Magistratura. Forse poteva andare anche molto peggio.