Sono
giorni ormai che il paese (Acri), la Regione (Calabria) e l’Italia intera sono
sotto assedio, un assedio fatto di assalti alla diligenza, portati avanti da
scalmanati che minacciano case e famiglie di sindaci favorevoli alla
vaccinazione obbligatoria e al green pass; di filosofi della filosofia della
miseria, che si improvvisano maghi negazionisti di quel poco di scienza di cui
l’uomo dispone. Sono tempi, questi, in cui si assiste impotenti al ritorno di
una vera e propria strategia di un nuovo terrorismo, in cui la presenza della
pandemia fa da miccia che fa esplodere, fra l’altro, pericolosi attacchi
cibernetici in grado di mettere in ginocchio interi settori delle istituzioni,
come è avvenuto per la sanità nella Regione Lazio. Questa nuova forma di
terrorismo, approfittando anche della calura estiva, ha sferrato un altro
attacco sistematico all’intero territorio nazionale con incendi di proporzioni
bibliche, che stanno distruggendo ovunque ogni forma di vita: flora, fauna ed
ogni altra cosa. Una
distruzione che certamente non è opera della natura, viste le modalità con cui
gli eventi si susseguono: i fuochi, infatti, si elevano al cielo
contemporaneamente in vari punti e con un ordine che non può essere in alcun modo
dovuto al caso. Sono
convinto che i roghi sono dovuti invece non solo al piromane solitario, contro
cui tutti invocano la maledizione e il cappio al collo, ma siano dovuti adesso
ad un’opera ben organizzata e predisposta a tavolino con lo scopo di diffondere
il panico fra la gente: sono forse nuove strategie del terrore, un po’ come
quelle delle bombe dei decenni scorsi. Mi vorrei proprio sbagliare e dire a me
stesso: ‘ma sei proprio rincretinito!’; e mi auguro proprio di potere
esercitare in tal senso la necessaria autoironia e potere constatare poi che
tutto sta accadendo un po’ come sempre, ma è difficile che sia così. Sono
tempi, insomma, in cui la democrazia è nuovamente in pericolo, e per questo è
necessario stare in allerta e usare ogni arma non solo contro il fuoco, gli
attacchi informatici, i falsi profeti e i capi popolo che propagandano ‘ordine
e disciplina’ fra i più deboli e gli ultimi della terra per potere meglio
strumentalizzarli come sempre è avvenuto. A
chi poi dovesse chiamarci catastrofisti, amichevolmente, facciamo notare che
questo clima di imbarbarimento non è soltanto roba nostra, ma minaccia di
diffondersi su tutta l’area europea e fuori di essa con rigurgiti neofascisti
certamente non rassicuranti. Da qui la necessità per il pensiero progressista
di elaborare strategie di liberazione, che siano fondate sui grandi valori di
sempre: rispetto dell’ambiente naturale, rispetto della vita di ogni essere,
superamento dei nazionalismi, diffusione di un’economia solidale e rispettosa
della dignità dell’uomo, formazione di una società in cui la solidarietà sia
alla base del suo essere non discriminatorio; il tutto nella consapevolezza che
l’uomo di ogni latitudine non può sopravvivere nell’egoismo e nella
sopraffazione degli altri, pena la distruzione di ogni civiltà.
L’incendio Lingue
di fuoco vorace si
elevano al cielo, divorando
impietosamente ogni
cosa nel loro cammino. L’afa
e la calura estrema tolgono
il respiro ad ogni vita, e
dove la vampa avanza ogni
cosa arretra e inaridisce. Una
coltre densa di fumo, dall’odore
acre, accompagna
le fiamme scatenate, e
l’uomo, che assiste al
rogo immane, ascolta
il crepitio del fuoco e
piange inorridito inerme. La
fiamma ha divorato tutto: la
pecora sorpresa nella stalla, il
gallo in fretta abbandonato nel
cortile, la
lucertola colta anch’essa di sorpresa, mentre
sull’albero di gelso gustava
le more succulente e dolci. Anche
il vecchio, da
solo sorpreso nel suo letto, stordito
dalla coltre nera, è
passato in silenzio nel gran tutto diventando
cenere insieme
al suo gatto.