Le battaglie civili e ambientali del caffarese
Gianluca Bordiga. Oggi tutti lo conoscono per
essere il vulcanico leader e portavoce del tavolo delle 22 associazioni a
difesa del fiume Chiese e del lago d’Idro, ma pochi sono al corrente dell’operoso
e fecondo trascorso, una vita contraddistinta dall’impegno civile, ambientale,
politico a tutela del territorio bresciano e precipuamente di quello spicchio
di mondo costituito dalla Valle Sabbia. In L’ultima fila in alto, memoir
licenziato nei mesi scorsi da Echos Edizioni, Gianluca Bordiga affronta di
petto il suo passato, senza nulla tralasciare, con vicende che coprono quasi un
secolo e che si snodano tra il 1925 e il 2020, le due estremità temporali
rappresentate dalla scoperta della malattia del piccolo Nato (il futuro padre
dell’autore) e dalla recrudescenza della battaglia contro i depuratori del
Garda. Il volume è narrato in terza persona per dare maggiore distacco agli
argomenti trattati e costituisce in molte parti anche un documento prezioso per
testimoniare e fissare una volta per tutte i passaggi più significativi e
delicati. Passano così in rassegna le vicissitudini familiari, il forte legame
con i genitori, lo sbocciare delle prime amicizie ma soprattutto l’attaccamento
al proprio territorio in quel piccolo borgo di Ponte Caffaro frazione di
Bagolino che vive intimamente connesso al lago d’Idro. Da una passione ancestrale
prorompono così gli obiettivi di promuoverne le bellezze e le potenzialità con
la costituzione e la presidenza della Pro Loco (a questo proposito come non citare che il paese del
bagoss è, forse solo assieme a Montichiari, un caso unico nel bresciano con ben
due realtà similari nello stesso Comune) tramite la quale valorizzare la
storia, l’economia, la cultura e in seguito l’impegno politico come consigliere
comunale prima e come candidato sindaco poi, la nascita del Coordinamento per
tutelare il lago che gli varrà molte soddisfazioni (si pensi solo al ripristino
del deflusso minimo vitale, vera e propria conquista ottenuta dopo tanta fatica
coinvolgendo comuni, pro loco, enti e persino ministeri). E anche qualche
delusione sul finire e ancora l’avvio dell’associazione “Amici della Terra”,
ideale sbocco dopo la cacciata da portavoce del Coordinamento.
Le
esperienze personali e pubbliche si susseguono una via l’altra e trovano una
felice simbiosi in questo che l’autore chiama “romanzo realistico”, fitto di
date, numeri, digressioni, minuziose ricostruzioni di fatti e situazioni. Le
ultime pagine sono cronaca contemporanea con il profilarsi all’orizzonte degli
impianti di depurazione a Gavardo e Montichiari e la nascita del tavolo delle
associazioni che vi si oppongono e che proprio in questi giorni sono in
presidio permanente davanti alla Prefettura (e presto di stanza nei comuni
coinvolti) per ribadire il no delle rispettive comunità. L’ieri e l’oggi che si
intrecciano come un solo mondo: nel libro resta l’operosa, caparbia, cocciuta
battaglia ambientalista e civile che contraddistingue Bordiga, “memore” degli
insegnamenti impartiti dai genitori, nel solco di quella vocazione per il
territorio che è tipica delle genti dell’alta Valle Sabbia. Leggere “Ultima
fila in alto” significa in buona sostanza immergersi nelle problematiche aperte
da oltre un secolo: progresso scientifico e aspetti ambientali, necessità
dell’agricoltura e tutela di un bene comune che spesso cozzano fra loro, ma per
i quali battersi in favore di un compromesso che tuteli persone e bellezze
naturali non è così impossibile o velleitario.